Bellinzonese

A Marrakech cinque anni dopo 'perché non bisogna dimenticare'

Da sinistra l'ambasciatore L’ambasciatore Massimo Baggi con Arnaldo Caccia, padre di una vittima
28 aprile 2016
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Il messaggio di pace e di speranza è rappresentato da due peluche: un orso con la bandiera svizzera e un elefantino. È il regalo che Arnaldo Caccia di Cadenazzo, padre di una delle vittime dell'attentato a Marrakech, ha portato a una bambina di 5 anni che al momento della strage non era ancora nata, ma che a causa del gesto terrorista ha perso il suo papà, cameriere al bar in cui si è verificata l'esplosione. "È il quinto anniversario ma per noi è come se fosse sempre il primo", racconta Arnaldo Caccia raggiunto al telefono dopo la cerimonia commemorativa svoltasi in mattinata. I familiari delle 17 vittime si sono dati appuntamento come ogni anno per ricordare i propri cari. Tra di essi, ricordiamo, ci furono tre vittime ticinesi: oltre a Cristina Caccia, persero la vita anche Corrado Mondada e André da Silva Costa. Al momento di raccoglimento sono intervenuti anche il nuovo ambasciatore svizzero Massimo Baggi, il console francese e autorità marocchine. "Il messaggio emerso dai discorsi odierni è un auspicio affinché ricordando quest'avvenimento si possa mettere fine al terrorismo", aggiunge Arnaldo Caccia. Quello del 28 aprile 2011 è stato l'ultimo attentato terroristico in Marocco, ma i recenti casi di Parigi e Bruxelles dimostrano quanto il tema sia ancora attuale. "Non bisogna dimenticare. Questa giornata di commemorazione è sempre molto dura ma bisogna trarre ciò che offre di positivo", conclude.