Commento

Il peso dei debiti delle famiglie

(Carlo Reguzzi)
6 ottobre 2017
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Gli ultimi dieci anni sono stati caratterizzati da politiche monetarie da parte delle banche centrali estremamente espansive. L’economia è stata inondata letteralmente di liquidità per cercare di stimolare la ripresa economica che è arrivata, sì ma tardi e in alcuni Paesi dell’eurozona piuttosto fiacca. Una delle conseguenze è stato l’aumento dell’indebitamento pubblico e privato. Anche le famiglie, stando all’ultima analisi del Global financial stability report del Fondo monetario internazionale, non sono sfuggite a questa dinamica.

Se nel breve termine l’aumento dei debiti delle famiglie fa bene alla crescita economica grazie all’aumento dei consumi (bisogna sempre ricordare che la metà circa del Prodotto interno lordo delle economie più avanzate è costituito proprio dai consumi), nel medio e lungo periodo l’eccesso di debito potrebbe avere effetti contrari soprattutto se la curva dei tassi – ora ai minimi storici – dovesse riprendere quota. E i segnali di un’inversione di tendenza, anche se non nell’immediato, ci sono tutti. Le banche centrali dovrebbero iniziare nei prossimi mesi a ritirare gradualmente la liquidità immessa nel sistema finanziario e gli scossoni sono sempre possibili.

I campioni dell’indebitamento privato sono proprio le famiglie svizzere. Solo dal punto di vista immobiliare, il volume totale di debito ipotecario ammonta a quasi mille miliardi di franchi a fronte di un Pil di 650 miliardi: oltre 100mila franchi per abitante, neonati inclusi. Una cifra molto elevata, considerato che non siamo un popolo di proprietari. Se a questi aggiungiamo altri debiti privati (generalmente credito al consumo e leasing per l’auto) battiamo anche gli americani solitamente indicati come indebitati cronici e problematici. La bolla dei subprime scoppiata nel 2007 in questo senso dovrebbe aver insegnato qualcosa.

È pur vero che nelle classifiche internazionali gli svizzeri sono anche indicati come gli individui con il patrimonio finanziario più elevato al mondo (mediamente 266mila franchi a testa), ma la maggior parte di quel risparmio è capitale pensionistico non disponibile nell’immediato e che è stato accumulato per garantire una vecchiaia serena, future riforme previdenziali permettendo.

Dati recenti dell’Ufficio federale di statistica confermano la fotografia macro fatta dal Fondo monetario internazionale. In Svizzera quasi quattro persone su dieci vivono in una famiglia con almeno un debito. In Ticino questa quota sale quasi al 50%: in pratica una persona su due. Sempre nel nostro Cantone il 45% delle famiglie non è in grado di risparmiare nemmeno un franco spendendo tutto ciò che guadagna per vivere. A livello nazionale il dato è un po’ più basso ma pur sempre elevato: al 26%. Infine una parte importante delle famiglie svizzere e ticinesi (circa l’8%) è costretta a indebitarsi per far fronte alle esigenze quotidiane: integrare il reddito attuale con quello futuro. Ma un altro dato significativo è dato dal fatto che un quarto delle famiglie ticinesi si trova in forte difficoltà a onorare una spesa imprevista pari a 2mila franchi.

Sembra paradossale che nel Paese con i salari nominali e reali tra i più elevati, rispetto alle principali economie occidentali, molte persone debbano ricorrere al debito per far fronte a normali avversità finanziarie. Eppure la situazione è paradigmatica di un modello economico che tende a fragilizzare individui e famiglie.

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