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I signori della guerra

’Masters of War’ cantava Bob Dylan. Eccoli lì, i nuovi mostri: Netanyahu, Putin, Hamas e Khamenei, a far ripiombare il mondo nell'incubo di un conflitto

In sintesi:
  • Intanto, schiere di tifosi in remoto si accapigliano in un crescente cieco fanatismo, nuotando in un mare di contraddizioni
  • Sembra di essere tornati alla Legge del taglione: occhio per occhio, dente per dente
Il mondo ormai teme il peggio
(Keystone)
20 aprile 2024
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Non riuscirete a salvarvi l’anima, cantava Bob Dylan in “Masters of War”. I signori della guerra, quelli che parlano con l’eloquenza malata, nelle vene il veleno dell’astio, una perversione patriottarda ammantata di falsità, stanno spalancano le porte dell’abisso.

Sono i nuovi mostri: che si chiamino Netanyahu, Putin, Hamas o Khamenei hanno ripiombato il mondo nell’incubo di una guerra senza fine. Chi rivendica la proprietà di territori appartenuti alla nazione in un remoto passato, chi per giustificare carneficine di oggi rispolvera con impudente retorica l’Olocausto, chi soffoca con le parole di un profeta la vita di milioni di persone, riservando il diritto di esistere a chi si prostra di fronte ai diktat di un dio punitivo.


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Putin e il diavolo

Schiere di tifosi in remoto si accapigliano in un crescente cieco fanatismo, nuotando in un mare di contraddizioni: chi tifa Putin ma attacca Israele, chi denuncia Mosca ma giustifica Netanyahu; i pretoriani ideologici di quest’ultimo ci dicono poi che la carneficina a Gaza è diversa, nulla a che vedere con Mariupol, perché Israele è democratica. Bella soddisfazione per i bimbi con gli arti strappati dalle bombe, le famiglie dilaniate, bruciate nelle loro case o negli ospedali. C’è poi chi capisce tutto sommato i tagliagole di Hamas e versa lacrime, ma rigorosamente solo sulle salme palestinesi. Altro che la pace eterna sognata da Kant, trionfa in versione truce e grottesca l’“homo homini lupus” di Hobbes.

L’Iran sguinzaglia droni e lancia missili su Israele, avvertendo con buon anticipo la superpotenza americana che ha così tutto il tempo di abbatterli. Il classico abbaiare per non mordere. Attacco deprecabile, seppur moderato, in rappresaglia all’assassinio mirato da parte di Israele o di una quindicina di persone nel consolato iraniano a Damasco.


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Un manifesto irriverente nei confronti di Netanyahu

Le faide, come nelle società tradizionali, dovrebbero concludersi con la “riparazione”: occhio per occhio, dente per dente. Ma se il mondo è davvero sprofondato in una generale regressione rispetto ai tempi biblici della legge del taglione, lo scontro Teheran - Tel Aviv rischia di essere solo agli inizi. Netanyahu rovescia a sua volta una prima pioggerella di droni a casa del nemico e minaccia quei centri nucleari che, proprio per decisione di Trump sotto pressione israeliana, sono dal 2018 privi di sorveglianza internazionale. E allora Teheran adombra rappresaglie su Dimona, dove sono stanziati i missili atomici di Israele.

L’escalation dà il sorriso al premier israeliano: lui mira ad allargare il conflitto, prospettiva allettante considerando l’ostilità araba nei confronti dello storico nemico persiano sciita. Speculare al fondamentalismo degli uni, quello degli altri: nel gabinetto israeliano c’è pure qualche “ayatollah” con formicolii nella testa che non vede l’ora di scatenare l’inferno. Il ministro della Sicurezza nazionale Ben Gvir del partito razzista “potere ebraico” ha un sogno: che Israele “impazzisca” e scateni l’offensiva.


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Un sostenitore di Khamenei con la sua figurina sulla fronte

Si è ormai persa l’unica bussola possibile, quella della legge internazionale: Israele ha il diritto a uno Stato, i palestinesi pure, la colonizzazione è illegale, le frontiere dell’Ucraina sono intangibili. Di una logica lineare quanto disarmante. Eppure l’eclissi della ragione rischia di durare a lungo, perché in questo mondo sempre più multipolare che riesce addirittura a farci rimpiangere il passato, non si vede emergere alcuna leadership di pace.

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