Lanci record da Hezbollah nel sud del Libano. Israele: ‘Fermateli o lo faremo noi’
Tel Aviv – "Netanyahu come Hitler". L'ennesimo affondo di Erdogan sulla guerra a Gaza ha finito per tagliare l'ultimo, tenue filo di dialogo fra la Turchia e Israele. Un filo che, dopo anni di gelo, si era riannodato negli ultimi tempi prima che il conflitto con Hamas cambiasse tutto. "Quello che fa il premier israeliano - ha accusato il leader turco - non è da meno rispetto a quello che ha fatto Adolf Hitler. Oggi la Germania continua a pagare il prezzo di Hitler, e per questo motivo non alza la voce".
Netanyahu, che non è nuovo agli scontri al vetriolo con il Sultano, ha risposto per le rime: "Erdogan, che commette un genocidio fra i curdi e che si è aggiudicato il record mondiale di arresti di giornalisti contrari al suo regime, è l'ultimo che può farci prediche. Il nostro - ha incalzato il capo del governo israeliano - è l'esercito più morale al mondo, che combatte ed elimina l'organizzazione terroristica più disgustosa e crudele al mondo: Hamas-Isis, che si è macchiata di crimini contro la umanità e che Erdogan invece loda, offrendo anche ospitalità ai suoi dirigenti".
Tema quest'ultimo di grande attrito: Israele ha ripetutamente detto di essere pronto a colpire i leader di Hamas ovunque si trovino, Turchia compresa, visto che non sono pochi quelli ospitati lì. Una minaccia alla quale lo stesso Erdogan ha replicato ad inizio dicembre, sconsigliando lo Stato ebraico di "fare una mossa del genere contro la Turchia".
L'esercito israeliano nel frattempo continua a martellare il sud della Striscia di Gaza, ma è la frontiera nord del Paese quella che rischia di infiammarsi con esiti imprevedibili. Solo oggi dal Libano gli Hezbollah hanno fatto sapere di aver lanciato verso Israele circa 90 tra droni e razzi, un record assoluto dall'avvio del conflitto. "Se il mondo e il governo libanese - ha ammonito Benny Gantz, ministro del gabinetto di guerra israeliano - non agiranno per far cessare gli spari contro le nostre località nel nord e non obbligheranno gli Hezbollah ad allontanarsi dal confine, le nostre forze armate provvederanno". Non è un caso che l'esercito israeliano, come ha fatto sapere il capo di stato maggiore Herzi Halevi, sia stato messo in "allerta elevata" alla frontiera, pronto "ad attaccare se necessario".
A Gaza invece, nell'82esimo giorno di guerra, i commando dell'Idf hanno intensificato le operazioni a Khan Yunis, dove "sono stati eliminati molti terroristi e distrutti gli imbocchi di tunnel". Proprio a Khan Yunis Hamas ha denunciato che "almeno 20 persone sono rimaste uccise e molte altre ferite in un attacco israeliano vicino all'ospedale Al-Amal".
Poi, forse per la prima volta, ha smentito il suo grande alleato, l'Iran. Teheran aveva definito l'attacco del 7 ottobre come una rappresaglia per l'uccisione del generale dei Pasdaran Qasem Soleimani. "Ogni risposta della resistenza palestinese - ha tagliato corto invece Hamas - è una reazione all'occupazione e all'aggressione al popolo palestinese e ai luoghi santi".
La situazione è in ebollizione anche in Cisgiordania: l'agenzia palestinese Wafa, citando fonti mediche, ha riferito che 6 palestinesi sono "stati uccisi questa mattina da un drone israeliano che ha bombardato" il campo profughi di Nour Shams, a est di Tulkarem. Per cercare di non far precipitare ulteriormente la situazione, anche dopo il raid israeliano a Damasco che ha eliminato un comandante dei Pasdaran iraniani, il segretario di Stato Usa Antony Blinken tornerà la settimana prossima nella regione in una nuova spola diplomatica tra Israele, Cisgiordania, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Qatar.