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Ciack si gira: l’‘asticella’ del grande schermo

In Ticino a fissare i limiti d’età per accedere alle sale cinematografiche è la Commissione film per giovani. Maurizio Battiston ce ne spiega l’operato

Limiti d’età, ‘Sonderfall’ ticinese
(Ti-Press)
29 dicembre 2022
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Luglio 2007, nei cinema ticinesi sbarca ‘Harry Potter e l’Ordine della fenice’; due anni più tardi è la volta di ‘Harry Potter e il principe mezzosangue’, penultimo capitolo della saga del ‘mago occhialuto’. Poco più di un anno dopo arriva ‘Harry Potter e i doni della morte’. Per i cultori della serie un appuntamento immancabile. Ma non per tutti: c’è chi, pur avendo visto al cinema le precedenti due puntate, per godersi quell’ultimo capitolo ha dovuto portare parecchia pazienza, aspettando il suo passaggio alla televisione. Questione di limiti di età. Perché se per terzultimo e penultimo capitolo bastava aver 10 anni (8 se accompagnati da un adulto) rispettivamente 9 (o 6) compiuti, per l’ultima puntata del mago nato dalla penna di J.K. Rowling ne occorrevano 12...

Ma chi stabilisce questi limiti di età? E con che criteri vengono fissati? A monte di tutto, a livello cantonale, c’è la Legge sul cinema, e in particolare l’articolo numero 5, che definisce la libertà di proiezione, e, segnatamente, di proiezioni pubbliche per minori. Qui vengono definiti i compiti della Commissione film per giovani, organo nominato dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport, su incarico del Consiglio di Stato, con un mandato quadriennale. Spetta poi a questa speciale ‘task force’ orientare (in modo vincolante) il Cantone su quelli che sono i limiti di età per le pellicole in uscita nelle sale cinematografiche ticinesi. Quattro i membri che la costituiscono: «Di norma abbiamo uno psicologo o una psicologa con esperienza nel lavoro con i minorenni, una persona in rappresentanza delle associazioni dei genitori, un’esperta di cinema (segnatamente di cinema per bambini e minorenni) e una persona con particolari conoscenze di politiche e tematiche legate al mondo giovanile», racconta il presidente della Commissione film per giovani Maurizio Battiston. «La commissione va a vedere tutti i film in uscita in Ticino: una volta c’erano molte più prime visioni, anche per la stampa; oggi, purtroppo, per evidenti ragioni (anche finanziarie), queste ultime sono diventate assai rare, per cui si ripiega sulle proiezioni nell’ambito dei vari festival o alle prime proiezioni in una sala cinematografica ticinese».

Il ‘Sonderfall’ ticinese

Quello del Ticino, e della sua commissione, è una sorta di unicum nazionale. Oltre San Gottardo (dove non vige una Legge sul cinema come quella varata da Palazzo delle Orsoline), infatti, a fissare i limiti di età è uno speciale gruppo di lavoro costituito da produttori, distributori e rappresentanti dei Cantoni. «Un gruppo di lavoro che opera a livello nazionale, Ticino escluso, che non è tuttavia da intendere come emanazione politica. In questi cantoni questo genere di incarico rientra sotto il cappello del Dipartimento delle istituzioni e dunque nel capitolato anche degli incarichi di polizia».

Il progetto di legge federale

A livello federale, a ogni buon conto, è stato presentato un avamprogetto di legge federale sulla protezione dei minori nel settore dei film e dei videogiochi che dovrebbe portare a una certa armonizzazione nazionale. «Un progetto assai interessante, perché, oltre ai film, dovrebbe mettere dei paletti anche al mondo (vasto) di videogiochi e piattaforme streaming, realtà che oggi come oggi, con gli strumenti che abbiamo a disposizione, sfugge a ogni tipo di controllo. Prendiamo il caso dei videogiochi: è vero che al momento di metterli sul mercato il produttore indica, a sua discrezione, un’età minima per il loro acquisto, ma al momento della vendita, per quanto ho potuto anche vedere io stesso, quasi mai viene verificata nell’acquirente... In ogni caso con gli strumenti attuali c’è poco da fare in questo campo, che, comunque, esula dalle nostre competenze: il mandato della nostra commissione è infatti esclusivamente legato alla Legge sul cinema e dunque a essa legato. D’altro canto, anche questo va detto, capita spesso di imbattersi in genitori che acquistano per i loro figli dodici o tredicenni videogiochi vietati ai minori di 18 anni. Oppure che a casa consentono loro la visione di film da bollino rosso. Dal punto di vista educativo si tratta ovviamente di scelte altamente discutibili, ma d’altro canto non è il nostro ruolo quello di andare nelle case a controllare questo o quello...».

Ha ancora senso fissare dei limiti di età nelle sale cinematografiche, considerando che internet (attraverso le piattaforme di streaming ma non solo), appunto, oggi come oggi sdogana di tutto e di più? «È innegabile che con internet e la disinformazione che c’è circa l’uso di queste risorse, i giovani possano comunque fare e vedere ciò che vogliono nel loro privato, ma al di là di questo un limite d’età in un cinema è comunque giusto averlo: si tratta pur sempre di un luogo pubblico, per accedere al quale si deve pagare un biglietto. Ragion per cui trovo giusto che qui venga dato un messaggio chiaro sul fatto che quel determinato prodotto offerto presenta aspetti non adatti a tutte le età».

Cosa cambierà con la nuova legge? «È prevedibile che possa portare a una certa armonizzazione a livello nazionale. In questo contesto sarà importante capire come l’aspetto linguistico, fattore pure importante nella determinazione dei limiti di età, verrà tenuto in considerazione. Anche perché da noi arrivano tante pellicole prodotte in Italia che non vengono proiettate nelle sale oltre San Gottardo». Come i cosiddetti ‘cinepanettoni’, immancabili in questo periodo: «Sì... purtroppo ci toccano pure loro (ride, ndr). Questi film vanno vagliati soprattutto per quanto riguarda il loro lessico: parolacce piazzate qua e là, che possono anche dar fastidio, ma niente di particolarmente delicato dal profilo di trama o contenuti espliciti».

La banca dati di infogiovani

A disposizione del pubblico e delle scuole, sul sito infogiovani sono stati catalogati tutti i film usciti in Ticino, con i relativi limiti di età, in modo che chiunque voglia organizzare una proiezione pubblica possa informarsi sulle disposizioni a cui deve attenersi. Ma come vengono formulati i limiti di età? «I parametri che dobbiamo considerare sono fissati dalla legge. E sono: violenza, incitamento all’abuso, pornografia, dignità umana, razzismo e droghe. La maggior parte dei film è abbastanza facile da definire. Ogni settimana, mediamente, nelle sale ticinesi escono 2 o 3 film nuovi: essendo in quattro, se dovessimo visionare in blocco tutte le pellicole diventerebbe un lavoro quasi a tempo pieno... Per cui, a visionare un film di regola va una persona sola, ed è lei che formula un primo giudizio, coinvolgendo in un secondo tempo, se necessario uno o più membri della commissione. Il nostro non è un giudizio personale, ma si rifà ai criteri esplicitamente menzionati dalla Legge sul cinema. E questi forniscono sicuramente un’idea generale fedele del tenore della pellicola, ma non rappresentano comunque un metro infallibile: ci sono film che in base ai parametri possono essere visti anche da chi ha compiuto sei anni, ma ai quali non porterei nemmeno ragazzi di dieci anni...».

Il caso

Le 50 sfumature... della censura

Si può quantificare il vostro lavoro in ore settimanali? «Settimanalmente ognuno di noi vede uno-due film. Ma poi ci sono anche le consultazioni di gruppo e le varie discussioni, come le risposte alle varie osservazioni che ci arrivano da più parti». Ossia? «Spesso sono i cinematografi a sollecitarci per questo o quel limite d’età, ma capita anche di doverci chinare su qualche ricorso da parte dei distributori che vorrebbero farci abbassare un po’ l’asticella». E i genitori? «Sì, anche loro a volte ci interpellano. Ma, come dicevo, spesso capita perché confondono il limite di età con l’età raccomandata per la visione e la comprensione del film... Ancora di recente ci è capitato con un cartone animato: spesso viene sottovalutato il fatto che, comunque, anche questi possono presentare contenuti sensibili».

Cinquanta sfumature di grigio fu una sorta di ‘casus belli’. Di quelli che hanno fatto parlare e pure circolare diverse e-mail. Prima il libro, poi il film. E che richiese lavoro extra per la Commissione dei film per giovani nel fissare il limite d’età per poter accedere alle sale cinematografiche ticinesi dove la pellicola veniva proiettata. «L’arrivo del film nelle sale cinematografiche aveva sollevato un vero e proprio polverone – ricorda Maurizio Battiston –. A guidare la crociata era stato un gruppo di donne secondo cui quella era una pellicola da ‘assolutamente’ vietare nelle sale. Cosa che, per inciso, non è nelle nostre corde visto che il nostro compito è quello di indicare un’età minima (pur vincolante), ma non di censurare e men che meno proibirne la proiezione. La cosa più buffa era che nelle loro e-mail risentite, queste donne citavano dettagli presenti nel libro, ma non portati sul grande schermo, cercando quindi di giustificare la loro levata di scudi con pretesti inesistenti».

Paese che vai, limiti che trovi

Da Paese a Paese, i limiti d’età però cambiano. Anche in modo sensibile... «In fatto di limiti di età, ogni Paese ha le sue regole. Che spesso dipendono direttamente dalla rispettiva cultura. Penso ad esempio ai Paesi musulmani, o a quelli anglosassoni... Altre volte è la filosofia di base a ispirare il modo di agire: ci sono nazioni che preferiscono fornire unicamente delle indicazioni, ossia semplici raccomandazioni, anziché fissare dei limiti veri e propri. E tra un limite (legale e vincolante) come quello che fissiamo noi e una raccomandazione c’è una sostanziale differenza: ci sono ad esempio film senza limiti di età particolari in quanto privi di quei contenuti che dobbiamo prendere in considerazione per formulare il nostro giudizio alla cui proiezione però nessuno si sognerebbe mai di portare un bambino... In ogni caso il limite di età fissato da una commissione come la nostra non deve fungere da alibi al genitore per sottrarsi al ruolo di educatore: in ultima analisi è lui che conosce meglio i suoi gusti, le sue sensazioni e le emozioni che possono suscitare in lui questo o quel film. Ciò che solitamente un genitore è chiamato a fare nella vita di tutti i giorni non si esaurisce di fronte al botteghino delle sale cinematografiche, solamente perché lì vige anche un’età minima per poter accedere alla proiezione».

Sebbene ci siano differenze da Paese a Paese, qualche punto di riferimento per poter giudicare una pellicola con un metro comune c’è. «Spesse volte ci viene in aiuto imdb, sorta di banca dati mondiale online per le pellicole cinematografiche. Qui ogni film viene praticamente vivisezionato. Ci sono statistiche per ogni sorta di cosa, dal numero di scene di nudo contenute a quello delle parolacce...».

Età abbassata se accompagnati? Non sempre

E se, pur non avendo raggiunto l’età minima, un giovane si presenta all’entrata accompagnato da un adulto? «Nei cantoni che aderiscono al progetto comune l’età minima viene abbassata di ‘default’ qualora il giovane sia accompagnato da una persona adulta. In Ticino, invece, salvo rare ed esplicite eccezioni, a fare stato è l’età effettiva. Deroghe, esplicite, vengono concesse unicamente quando la presenza di una persona adulta può effettivamente servire a comprendere meglio il film, accompagnandolo da una costruttiva spiegazione contestuale. Mi spiego con un esempio: un film di guerra con immagini crude e niente di storico non viene contemplato, ma uno sullo sbarco in Normandia, considerato il suo contesto storico, potrebbe rientrare in questo genere di categoria, visto che l’adulto ha tutti gli strumenti per poter dare un certo senso alle immagini che passano sul grande schermo».

Come mai non formulate anche raccomandazioni oltre che fissare l’età minima consentita? «La raccomandazione rappresenta un criterio di valutazione superiore, più raffinato; richiede un lavoro più accurato, e dunque anche un maggiore impegno da parte di chi lo formula».

Questione di altezza dell’‘asticella’

Il Ticino per rapporto al resto della Svizzera, a volte sembra un po’ più permissivo: come mai? «Oltre San Gottardo molte pellicole vengono proiettate in lingua originale, con sottotitoli in tedesco o francese. Da noi, per contro, arrivano nella loro versione doppiata, dunque già un attimino ‘edulcorate’ nel linguaggio rispetto all’originale». Diverso è invece il discorso se si allarga il discorso ai Paesi confinanti: facendo il paragone con l’Italia, nel caso specifico del Ticino, le diversità di ‘trattamento’ per un singolo film sono più marcate. Capita allora che per vedere un film qui a lui vietato, il giovane opti per varcare il confine...

Per ‘Mad Heidi’, pellicola in uscita a dicembre, è stata fissata un’età minima a 18 anni. Di norma, comunque, film vietati ai minori di 18 anni non sono così frequenti alle nostre latitudini: «È molto raro che in Ticino venga fissato un simile limite d’età per un film. Basti pensare che prima di questo caso, così a memoria, l’ultima volta che è stato fatto è stato nel 2017, per ‘Saw: Legacy’».

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