Bellinzonese

Il bike sharing di Bellinzona resiste alle bordate

Votato il potenziamento che quadruplica le postazioni e triplica le bici noleggiabili coinvolgendo altri sei quartieri

Maggio 2019: prime pedalate a Gudo
(Ti-Press)
14 marzo 2022
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Troppo limitata per avere il successo sperato, la rete bellinzonese di bike sharing va potenziata portando da 10 a 38 le postazioni e da 59 a 147 le biciclette messe a disposizione. Ne è convinta la maggioranza del Consiglio comunale che questa sera con 34 sì, 12 no e 3 astenuti ha avallato il credito di 638mila franchi da cui ne saranno dedotti 305mila in sussidi cantonali e 197mila in contributi Fer, con un costo netto a carico del Comune ridotto a 136mila. La maggioranza della Commissione del Piano regolatore invitava il plenum a sostenere l’operazione sottolineando che l’attuale ridotto utilizzo sia in gran parte da attribuire "alla scarsità di postazioni che inficiano il proposito della rete, collegare l’ultimo chilometro". Perciò il rapporto redatto da Davide Pedrioli (Ppd) ha insistito sulla necessità di prevedere postazioni "sì vicino all’arrivo dei mezzi pubblici, ma altresì vicino ai luoghi di maggior frequentazione. Dipendenti dei servizi pubblici, chi si sposta con i mezzi pubblici per lavoro e turisti". L’ampliamento «diventa quindi la condizione per l’esistenza della rete stessa», ha ribadito Pedrioli in aula durante il lungo dibattito. In caso contrario «dovremmo discutere dell’utilità di questo strumento». Di parere opposto il rapporto di minoranza (relatore Fabio Briccola, Plr) che ha esposto cifre poco rallegranti: l’anno scorso vi è stata una media quotidiana di undici noleggi al giorno per mezz’ora al giorno, "e così facendo non vi è una sostanziale diminuzione del traffico motorizzato". Inoltre potenziando l’offerta "le criticità presenti si accentuerebbero ulteriormente", non da ultimo perché sistemi simili "funzionano dove c’è una cospicua densità di popolazione e un’evidente richiesta. E a Bellinzona non è mai stata manifestata l’esigenza di questo servizio, ma semmai la richiesta di avere percorsi più sicuri e completi". Da qui l’invito, non da ultimo considerando il momento di ristrettezze finanziarie, a rinviare il potenziamento in attesa delle conclusioni dello studio sull’offerta di mobilità dolce per redigere il quale il Municipio ha incaricato degli esperti.

Il dibattito

Pedrioli ha esordito rimarcando come la spesa di 136mila franchi sia sostenibile, corrispondendo allo 0,5% dell’investimento netto che il Comune di Bellinzona può sopportare: «Pure importante è che la gestione sia data alla Fondazione Gabbiano con scopo sociale che occupa persone meno fortunate. Inoltre il progetto si collega ancor di più a quello analogo e già ben diffuso sul territorio partito dal Locarnese». Manuel Della Santa (Plr) ha ribadito che «l’attuale rete non funziona perché non sufficientemente estesa. Dobbiamo darle la chance di aumentare l’efficacia». Briccola ha ribadito la necessità di avere semmai corsie e piste ciclabili migliori e complete, più stalli e più postazioni per la ricarica. Dal profilo finanziario, poi, «dobbiamo anche chiederci fino a quando il Cantone sarà disposto a destinare importanti risorse a questo servizio deficitario. E se non sia un lusso per poche persone. Peraltro, la stessa Posta ha ceduto PubliBike, la propria azienda di bike sharing, avendo accumulato un importante disavanzo». Maura Mossi Nembrini (Più donne) ha rimarcato invece il ritardo accumulato rispetto ad altre realtà cittadine. E Ronald David (Verdi) ha ribadito che la chiave per far funzionare il bike sharing è una rete capillare: «È uno dei tanti tasselli della mobilità dolce che va potenziata percorrendo più strade. Proposte e soluzioni, soprattutto nostre, che puntualmente vengono tuttavia bocciate in questa sede». Claudio Buletti (Unità di sinistra) ha evidenziato «l’energia negativa del relatore di minoranza: tanto valeva che presentasse una mozione per abolire il servizio». Claudio Cattori (Ppd) ha motivato il proprio ‘no’ lamentando il totale mancato coinvolgimento di negozi di biciclette locali, essendo tutta la manutenzione affidata alla Fondazione Gabbiano. Anche il gruppo Lega/Udc si è schierato contro, «visto l’esiguo utilizzo», ha detto Sacha Gobbi. Il capogruppo Luca Madonna ha indicato come «decisamente più interessante, semmai, un aiuto ai cittadini per l’acquisto di bici elettriche. E poi è inutile fare paragoni con le città d’Oltralpe, perché lo sanno tutti che più si va a sud e più si diventa lazzaroni e il bike sharing non funziona». Massimiliano Ay (Pc) ha motivato la propria firma positiva con riserva al rapporto commissionale ritenendo che avrebbe preferito una valutazione «più ampia e meno monopolista sul servizio di manutenzione; tuttavia gli altri elementi mi convincono a votare il potenziamento». Taglia corto Tuto Rossi (Udc): «Avremo la rete di bike sharing più estesa della Svizzera ma anche la meno funzionante della Svizzera». Danilo Forini (Sinistra) ha invece ricordato che «anche la Città di Locarno ha iniziato con fatica, ma poi potenziando la rete ha ottenuto cifre migliori. Inoltre saranno così serviti sei nuovi quartieri».

La replica

Il vicesindaco Simone Gianini, capodicastero Territorio e mobilità, ammette che il sistema bike sharing «non è pensato per fare utili, ma quale tassello nell’ambito della mobilità dolce e integrata, dove il trasporto pubblico per esempio funziona con un finanziamento assicurato solo per il 30% dagli utenti e per ben il 70% dai contributi pubblici». Sistema che «non è vero che non funziona, ma semmai non ne è sfruttata tutta la potenzialità, che va ricercata nella capillarità». Quanto alla disponibilità di piste ciclabili, Gianini ha ricordato i 20 milioni investiti negli ultimi anni e gli altrettanti previsti sul medio termine. E quanto al fatto che la Città non abbia coinvolto il mercato privato per la manutenzione delle bici, «la motivazione è da ricercare nell’economia di scala con la Città di Locarno e quindi nel costo minore garantito dalla Fondazione Gabbiano».

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