Luganese

Bissone, dal Cantone: ‘Un passo indietro sulla direttrice’

Il caposezione Scuole comunali sul caso della denuncia: ‘Mai sentita una cosa del genere. Collaborazione fra scuole e Municipio molto importante’.

Al centro, loro: i bambini (Ti-Press/Archivio)
30 agosto 2021
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«Mai sentita una cosa del genere, ma proprio mai». La denuncia in procura della direttrice dell'istituto scolastico comunale di Bissone per presunta violazione dei doveri d'ufficio non è naturalmente passata inosservata neanche al Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport (Decs). Il caposezione Scuole comunali Rezio Sisini, sorpresa dai fatti, non può evidentemente esprimersi sul caso concreto essendoci un'inchiesta in corso, ma si augura «che si possa fare un passo indietro e che la questione rientri».

‘Importante che un Municipio sia accogliente’

Un auspicio che, allargando il discorso, poggia «sull'importanza della collaborazione fra Municipi, e capidicastero in particolar modo, e istituti scolastici» per la buona resa del sistema formativo. Il casus belli a Bissone sarebbe riconducibile infatti all'accoglienza di un bambino da Campione d'Italia e a una presunta situazione problematica nella sede. Le scuole comunali ticinesi sono adeguatamente attrezzate per gestire casi difficili? «Abbiamo dei professionisti che fanno un ottimo lavoro, a volte con successo e a volte meno. Purtroppo abbiamo a che fare con autorità politiche che non sempre hanno le competenze per capire gli interventi dei docenti. Il fatto di avere mezzi e risorse non sempre implica successo sicuro, che dipende da tanti fattori come ad esempio dalla condivisione del progetto con la famiglia. Ma c'è anche l'aspetto dell'accoglienza nella classe, nella comunità scolastica e quindi anche di un Municipio che sappia essere accogliente e non segregativo» sottolinea Sisini.

Generalmente, nei casi di disagio scolastico, «il primo a intervenire è il docente titolare, che se necessario si può avvalere di un docente di appoggio rispettivamente di un sostegno pedagogico. La maggior parte dei casi si risolve così». Ma non tutti. «C'è una minoranza di casi più ‘tosta’, parlo di una quarantina di allievi in tutto il cantone, che richiede un secondo livello d'intervento: educatori che seguano individualmente il bambino all'interno e all'esterno della classe. Infine, per quei casi che, malgrado la messa in atto di diverse attenzioni, il problema persiste, «abbiamo le unità scolastiche differenziate che accolgono i bambini con grossi problemi di comportamento all'interno di sezioni con pochi allievi, dove vengono aiutati da professionisti, per poi rientrare nelle scuole regolari».

‘Capita d'intervenire, in ottica di consulenza’

Ma al Decs capita mai di intervenire in casi di conflitto o contrasto fra istituzioni politiche e scolastiche? «Sì – ammette il caposezione –, capita talvolta di intervenire con i Comuni, in un'ottica di consulenza, per trovare le soluzioni più adeguate per il bambino e per l'istituto in generale. Sul territorio abbiamo quattro ispettorati, che lavorano a stretto contatto con i direttori e con i Municipi. L'ispettorato è chiamato a vigilare, che tutte le leggi e le direttive siano messe in atto, che ognuno svolga il proprio ruolo. Il capodicastero in particolare è una persona molto importante per il direttore, soprattutto per quei direttori che dirigono più istituti scolastici, che devono far capo a più autorità».

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