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'Fonio e Ppd stiano sereni: alla socialità siamo molto attenti'

Il capogruppo del Ps Durisch replica al deputato popolare democratico. 'Anche noi ci aspettiamo il loro sostegno alle nostre proposte, siamo aperti al dialogo'

Ivo Durisch (foto Ti-Press)
1 luglio 2021
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«Giorgio Fonio e il Ppd stiano sereni: il Ps ha avuto, ha e avrà sempre a cuore la socialità, proponendo misure realistiche, che consentano di raggiungere gli obiettivi che come partito ci prefiggiamo. La misura suggerita dal Ppd, ossia l'allungamento fino a quattro anni del periodo di versamento del contributo del Cantone alle aziende per facilitare il reinserimento nel mondo del lavoro degli over 50, avrebbe avuto, secondo noi, delle controindicazioni qualora fosse stata accolta la scorsa settimana dal parlamento. È per questo che non l’abbiamo sostenuta». Il capogruppo socialista in Gran Consiglio Ivo Durisch ribatte così alle dichiarazioni che il deputato popolare democratico e sindacalista dell’Ocst ha rilasciato nell’intervista alla ’Regione’.

Quali controindicazioni?

Guardi, anche noi siamo perfettamente consapevoli delle grandi difficoltà per chi ha più di 50 anni e ha perso il posto di lavoro nel trovare una nuova occupazione. Ma dopo diciotto mesi di incentivi statali, con il Cantone che paga il 60 per cento del salario, un’azienda ha tutti gli elementi per decidere se la persona over 50 può essere assunta o no. Seguendo la maggioranza, abbiamo approvato il cosiddetto compromesso, e quindi il prolungamento del contributo pubblico da dodici a diciotto mesi, poiché ritenevamo insoddisfacente il termine di un anno. Consideriamo però diciotto mesi un lasso di tempo ampiamente sufficiente. Da lì in poi deve entrare in gioco la responsabilità sociale dell’azienda. Altrimenti quello statale non è più un aiuto mirato, volto ad agevolare il reinserimento professionale di coloro che hanno più di cinquant’anni, bensì un aiuto, di fatto, alle imprese. Che potrebbero far lavorare per anni una persona alla quale versano il 40 per cento dello stipendio, mentre al restante 60 provvede il Cantone. Bisogna evitare un uso improprio dei sussidi e dunque uno spreco di risorse pubbliche che potrebbero essere destinate ad altri ambiti della socialità.

Il Ppd intende comunque rilanciare la sua proposta con un'iniziativa popolare. A quel punto cosa farete?

Non avendo sostenuto la sua iniziativa parlamentare, non vedo come si possa appoggiare una sua eventuale iniziativa popolare. È una questione di coerenza. L'ultima parola se del caso spetterà al nostro Comitato cantonale.

D’accordo Durisch, ma quali misure proporre per quegli over 50 che non vengono reinseriti?

Una strada che il Ticino dovrebbe seguire è quella già percorsa dalla Confederazione, che ha introdotto la rendita ponte fino al pensionamento per coloro che hanno almeno 60 anni e hanno esaurito il diritto alle indennità di disoccupazione dopo essere stati licenziati a 58, una soluzione che peraltro è poco costosa. Il Cantone potrebbe studiare fattibilità e modalità di una rendita ponte per le persone residenti in Ticino d’età compresa fra i 50 e i 60 anni che non sono più reintegrabili nel mondo del lavoro. A queste persone il Cantone garantirebbe, a determinate condizioni, un reddito e dunque una vita dignitosa sino a 60 anni, dopodiché scatterebbe la rendita ponte riconosciuta dalla Confederazione. Come Ps, stiamo pensando di fare un atto parlamentare in tal senso, suggerendo una modifica della Legge cantonale sull'armonizzazione delle prestazioni sociali.

Torniamo alle dichiarazioni di Fonio e alle critiche che muove al Ps. Temete di essere superati dal Ppd sul dossier socialità?

Assolutamente no. Ancora di recente abbiamo fatto proposte in materia di politica familiare, è nostra inoltre la mozione che ha portato il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa a istituire la prestazione ponte Covid, chiediamo poi l’aumento degli importi riconosciuti a chi si trova in assistenza non avendo diritto alle indennità di disoccupazione. Non solo, sono tuttora pendenti due nostre importanti iniziative: quella per migliorare le condizioni dei lavoratori intermittenti e quella per far sì che la spesa per i premi di cassa malati non oltrepassi il dieci per cento del budget familiare. Su queste e altre proposte di politica sociale anche noi ci aspettiamo di essere sostenuti dai popolari democratici. Un’altra questione sulla quale mi attendo un’apertura del Ppd sono gli aiuti agli stranieri titolari di un permesso B. Oggi queste persone al beneficio di un permesso di dimora sono comunque penalizzate. Non ricevono aiuti sociali e se li ricevono rischiano l’espulsione. Sono persone che hanno contribuito e contribuiscono allo sviluppo economico del cantone. Osservo che di recente il Tribunale federale ha pronunciato una sentenza, di cui ha dato notizia 'Tio', secondo la quale se una persona che dimora in Ticino è alla ricerca di un posto di lavoro deve poter beneficiare degli aiuti sociali. È ciò che in Ticino non sta avvenendo.

Riguardo agli incentivi per il reinserimento degli over 50, voi però in Gran Consiglio non avete sostenuto i popolari democratici...

Per i motivi che ho illustrato prima. Ricordiamoci tuttavia che il Ppd in occasione della grande, e socialmente devastante, manovra di rientro del 2016 per risanare le finanze cantonali aveva appoggiato, a differenza del Ps, i tagli decisi dal Consiglio di Stato alla politica familiare e ai sussidi per il pagamento dei premi di cassa malati. Quella manovra è stata una mazzata. Ci sono voluti anni per riassorbire i tagli e questo grazie anche alle nostre proposte. Sarebbe però opportuno voltar pagina. E allora leggo diversamente le parole di Fonio.

Si spieghi meglio.

Le interpreto come un invito a collaborare. Beh, noi al dialogo siamo aperti, soprattutto in questo periodo nel quale le conseguenze economiche e sociali della pandemia potrebbero far lievitare la povertà in Ticino. È chiaro che se Ps e Ppd unissero le forze sul tema della socialità, i numeri in Gran Consiglio cambierebbero. Pertanto troviamoci e discutiamone.

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