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Energia, rischio blackout senza intesa con l’Europa

Giovanni Leonardi, presidente del Cda di Aet, sul futuro del settore elettrico. Si transiterà sulla rete svizzera senza pagare nessun pedaggio

Rete a rischio sovraccarico
(Archivio Ti-Press)

«Conti positivi e solidi». Così Giovanni Leonardi, presidente del Consiglio di amministrazione dell’Azienda elettrica ticinese, commentando i risultati consolidati dell’esercizio 2020 che registra un utile netto di 13 milioni di franchi (9 milioni nel 2019) anche se con una cifra di affari più bassa (867 milioni) rispetto all’esercizio precedente (1,017 miliardi). «Si tratta del risultato migliore da sei a questa parte e conferma la tendenza positiva avviata nel 2019 e l’uscita dal periodo di difficoltà che hanno contrassegnato il settore energetico nel periodo 2013-2018», ha spiegato Leonardi. L’anno della pandemia di Covid-19 ha comunque fatto pagare pegno alle attività dell’Aet. «La pandemia ha determinato un temporaneo calo dei consumi, limitato ai mesi del primo lockdown, e ha avuto effetti negativi sui prezzi futuri dell’energia che si ripercuoteranno sui prossimi esercizi», ha continuato il presidente del Cda di Aet che ha precisato che per quanto riguarda la produzione idroelettrica propria (977 GWh, pari a un terzo del totale), il calo è stato di circa il 10% rispetto al 2019, ma superiore del 3% rispetto alla media decennale. Analogamente la quota di produzione da partecipazioni idroelettriche in Ticino si è attestata a 638 GWh, il 5,5% in meno rispetto all’esercizio precedente. Preoccupa però il calo dei prezzi in alcuni mercati europei. I prezzi all’ingrosso sono calati del 17% in Svizzera, mentre in Germania del 19%, in Francia del 18% e in Italia del 26%. «Questa tendenza avrà effetti negativi negli esercizi successivi in quanto i contratti di fornitura hanno una valenza pluriennale: si vende oggi, ma si fornirà in futuro al prezzo più basso di oggi», ha spiegato da parte sua il direttore generale dell’Aet Roberto Pronini.

«Ciononostante, l’Aet ha sempre garantito la continuità del proprio operato e raggiunto gli obiettivi prefissati. Uno su tutti il nuovo parco eolico del San Gottardo», commenta da parte sua il consigliere di Stato e direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia Christian Vitta che ricorda la politica energetica cantonale che mira alla «decarbonizzazione e alla transizione energetica» che si tradurranno in maggiori consumi elettrici e nella «sostituzione della produzione elettrica programmabile (nucleare) con produzione non programmabile (eolico e solare)». Lo scorso autunno, infatti, sono stati messi in funzione 5 aerogeneratori (pale eoliche, ndr). Un traguardo simbolico, si fa notare, che conferma la rotta intrapresa con importanti investimenti a favore del potenziamento della produzione rinnovabile, di quella idroelettrica e del loro indotto in Ticino.

Per evitare un’eccessiva dipendenza dall’estero nei mesi invernali la revisione della Legge sull’approvvigionamento elettrico (Laei) prevede contributi per aumentare la capacità di stoccaggio dei bacini idroelettrici, in mondo da accumulare l’eccesso di produzione estiva e creare riserve da utilizzare in situazione eccezionali. «Secondo uno studio condotto dal Politecnico di Zurigo, in Ticino la diga del Sambuco in Val Lavizzara è quella che si presta meglio a essere innalzata», spiega ancora Vitta che ricorda come in questa ottica il Cantone si sta preparando la strategia di riversione degli impianti. I primi riscatti avverranno nel 2035 con gli impianti Ofima 1 (Peccia, Cavergno e Verbano) e si proseguirà con quelli dell’Ofible (Luzzone, Olivone, Biasca) nel 2042. Si concluderà con la diga della Verzasca (2045) e Ofima 2 (Robiei e Bavona) nel 2048. 

Preoccupa il mancato accordo sull’energia con l’Ue

«Grazie alla sua flessibilità, la produzione idroelettrica diventerà la colonna portante del sistema energetico svizzero. Il Ticino, terzo produttore svizzero con il 10% della produzione idroelettrica nazionale, giocherà un ruolo di primo piano», ha affermato ancora Christian Vitta. 

Una strategia attuabile anche alla luce del mancato accordo sull’elettricità tra Svizzera e Unione europea? «Il tema era in discussione dal 2009. Tra la Confederazione e l’Ue non c’è mai stata una vera e propria intesa, ma soltanto un gentlemen agreement che permetteva comunque una coordinazione del mercato de energia, soprattutto per quanto riguarda i transiti. Senza accordo l’energia europea, da nord a sud, continuerà a transitare, ma non verrà pagato un pedaggio», ha spiegato Leonardi. «Si tratta di perdite commerciali certe per l’intero settore elettrico svizzero. Si possono ipotizzare costi supplementari di uno o due centesimi al kWh che potrebbero tradursi in un +20% in bolletta», ha spiegato Roberto Pronini, neo consigliere di amministrazione di Swissgrid, la società svizzera di gestione delle reti ad altissima tensione. «Siccome non è possibile tecnicamente impedire il transito, uno dei rischi è il sovraccarico della rete nei momenti di punta con eventuali blackout ll’energia, soprattutto per quanto riguarda i transiti. Senza accordo l’energia europea, da nord a sud, continuerà a transitare, ma non verrà pagato un pedaggio», ha spiegato Leonardi. «Si tratta di perdite commerciali certe per l’intero settore elettrico svizzero. Si possono ipotizzare costi supplementari di uno o due centesimi al kWh che potrebbero tradursi in un +20% in bolletta», ha spiegato Roberto Pronini, neo consigliere di amministrazione di Swissgrid, la società svizzera di gestione delle reti ad altissima tensione. «Siccome non è possibile tecnicamente impedire il transito, uno dei rischi è il sovraccarico della rete nei momenti di punta con eventuali blackout», ha rilanciato da parte sua Giovanni Leonardi.

C’è un eventuale piano B? «Una quindicina di anni fa si verificò una situazione analoga in Italia che all’epoca aveva una ridotta capacità di produzione poi supplita con le centrali a gas. In quel periodo si procedeva a regolari distacchi dalla rete di grandi consumatori (di fatto blackout mirati, ndr) con successivo indennizzo», ha commentato ancora il presidente del Cda di Aet.

Conseguenze minime invece sui ricavi a causa dei prezzi dell’energia bassi di quest’anno. «Siamo in grado di gestire gli acquisti e le vendite in modo flessibile. I prezzi futuri sulla borsa svizzera sono al rialzo, fattore che fa comunque ben sperare per il prosieguo», ha precisato Flavio Kurzo, responsabile delle finanze di Aet.

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