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Covid, il grido di dolore degli autisti indipendenti

Gli aiuti per i casi di rigore sono un miraggio per chi ha iniziato l’attività da poco. Chiesta una regolamentazione cantonale dei servizi di taxi e limousine service

Regole uniche per tutta l'offerta
(Archivio Ti-Press)

«Facciamo parte a tutti gli effetti dell’offerta di trasporto pubblico e per questa ragione sarebbe auspicabile che taxi e Limousine service fossero regolamentati da un’unica legge cantonale. E questo anche per mettere ordine in un settore che negli ultimi anni, complici anche i cambiamenti tecnologici ma non solo, ha aperto il mercato a una concorrenza selvaggia che sta mettendo a dura prova chi qui vive e lavora». A parlare così è Massimo Frassi, titolare di una società di Limousine e Bus service, che invierà nei prossimi giorni una lettera alla Divisione dell’economia lamentando una pregressa situazione difficile del suo settore, ora aggravata dalla crisi pandemica. «Se fine a qualche anno fa il settore poteva ancora essere giudicato prospero, oggi non è più tale. Il 2020 ha di fatto decretato il fallimento di molti autisti indipendenti. I costi fissi sono rimasti tali, mentre il volume dei ricavi si è ridotto di oltre l’80%», afferma Frassi il quale precisa che «comunque, pur nelle difficoltà, si è cercato di lavorare lo stesso uscendo in strada tutti i giorni, ma la media di incasso – quando va bene – è di 30/40 franchi. Eppure le rate del leasing sono da pagare ugualmente; la manutenzione dei veicoli, pur ridotta, è comunque doverosa. So di tanti colleghi che hanno stargato i mezzi perché impossibilitati a mantenerli. E il 2021 non si presenta meglio», aggiunge ancora Massimo Frassi.

Le autorità federali e cantonali hanno comunque messo a disposizione, prima via crediti facilitati garantiti dalla Confederazione e le Indennità perdita di guadagno per gli indipendenti, poi con gli aiuti a fondo perso dei casi di rigore, liquidità e aiuti per le aziende. Non è stato sufficiente?

«Sulla mia scrivania si stanno accumulando richiami di pagamento che onorerò appena possibile, ma sarà lunga. La stessa storia la potrebbero raccontare altri miei colleghi. Chi ha iniziato l’attività in proprio, come me, nel 2019 non può documentare grandi fatturati negli ultimi due anni, quindi i crediti agevolati sono irrisori. Se ci limitiamo ai casi di rigore, gli stessi non sono in grado di coprire i costi effettivi. Se le perdite di ricavi sono nell’ordine dell’80%, il 20% di indennizzo non è sufficiente per i costi scoperti. Prolunga solo l’agonia. Sarebbe necessario rivedere i criteri per accedere a questi sostegni. Le Ipg Corona mi stanno aiutando sì, ma non bastano purtroppo. Personalmente ho postergato le rate dei leasing del 2020, ma i veicoli stanno invecchiando e perdono di valore».

Il vostro settore, a differenza di altri, non è stato colpito da un ordine di chiusura la scorsa primavera. Avete subito quindi gli effetti collaterali delle chiusure altrui: alberghi, bar e ristoranti.

«Siamo di fronte a una doppia penalizzazione, da una parte non si è voluto fermare il settore e dall’altra si sono decretati i lockdown. Noi siamo parte integrante dell’industria turistica. Chiudendo di fatto quest’ultima, si sono create le premesse per danneggiare anche il nostro segmento. E non vediamo, ora che siamo alle porte di un’altra stagione turistica, prospettive rosee. Gli eventi culturali e il turismo congressuale sono di fatto fermi e c’è incertezza sulla pianificazione dei prossimi mesi. So che uno dei simposi medici più importanti che doveva tenersi a giugno a Lugano (il simposio sui linfomi di Lugano, ndr) si svolgerà solo via streaming. Eventi simili sono vitali non solo per il turismo, ma anche per chi lavora negli spostamenti degli ospiti con navette e simili. Due anni fa, per esempio, per lo stesso evento si era lavorato molto bene. Lo stesso discorso è valido per tutto l’ambito del turismo congressuale e degli eventi. In un cantone a vocazione turistica come il Ticino, mi sarei aspettato un maggiore impegno in questo senso da parte delle autorità pubbliche».

E in prospettiva futura, immaginando la fine della crisi sanitaria e quindi la ripresa, come potrebbe aiutare una legge cantonale sui taxi?

«La proposta di una regolamentazione cantonale in Gran Consiglio c’è già e la propose nel 2015 il deputato Giancarlo Seitz. Sarebbe un modo per il Ticino di anticipare gli eventi a livello nazionale e fare da apripista. Si potrebbe rendere più efficiente tutto l’insieme del trasporto pubblico. Taxi e Limousine service non sono in concorrenza con i mezzi pubblici, ma complementari e sono anche il biglietto da visita nei confronti dei turisti stranieri extra europei (cinesi, arabi e statunitensi). Infine, si potrebbe cogliere l’occasione per regolamentare anche chi opera via applicazioni informatiche (Uber e simili) e rendere chiare le condizioni di accesso al mercato ticinese a chi proviene da fuori e opera al limite della legalità danneggiando i servizi locali seri.

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