Incontri

Chiara Primavesi, come melodia jazzistica sincopata

Intervista all'attrice, pittrice, giardiniera… nata a Lugano che, fra le altre cose, ha recitato nella serie ‘Mare fuori’

(© Paolo Palmieri)
28 dicembre 2025
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Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione.

Chiara Primavesi è nata il 12 maggio 1998. Il suo percorso non è lineare, ironicamente si definisce confusa da 27 anni. Le sue traiettorie sono sempre state dettate da un sentire profondo ed è per questo motivo che interrompe il liceo e inizia a studiare recitazione. Vi si immerge frequentando un’accademia a Milano, iscrivendosi poi a un’agenzia artistica in attesa del provino giusto. Nel frattempo termina la scuola secondaria e mette in saccoccia la maturità. Viaggiare le dona l’opportunità di scoprire e scoprirsi ed è su questa onda che parte per gli States per studiare l’inglese e, rimanendo fedele al suo status di “battitrice libera”, aggiunge una formazione in scultura…

… Con l’America alle spalle – determinata come poche – si trasferisce a Roma e inizia a mietere contratti con produzioni cinematografiche lavorando al fianco di nomi di tutto rispetto. Ama la natura (fa la giardiniera di secondo lavoro), dipingere, scrivere, danzare, cantare (anche se imbrocca poche note). Le fa paura diventare grande vivendo più per inerzia che per sentire, abitando quindi una vita che non le appartiene veramente.

Buena onda

Chiara Primavesi mi trasmette istantaneamente una buena onda: è spontanea, premurosa, attenta e ha gli occhi che ridono mentre parla, anzi, tutto il suo corpo sorride. È una ragazza che ama più le domande che le risposte, e lo dimostra il suo percorso poco lineare, a tratti potrebbe sembrare come quelle melodie jazzistiche sincopate dove gli accenti dei ritmi sono apparentemente stralunati.

© Chiara Primavesi

«Ho sempre temuto di non riconoscermi totalmente, ed è per questo che tendo a muovermi tanto, appena sento che qualcosa non fluisce, cerco di comprenderne il motivo per poi farmi coraggio e cambiare scenario di vita. Non sempre sono così temeraria, ogni tanto mi prende la paura di non essere sufficientemente coraggiosa e ho timore di rimanere incastrata nella dinamica dell’accontentarsi». Penso a una canzone di Giò Evan (che amiamo sia io che Chiara) che dice: “Accontentare viene dal latino contenere. Significa assegnare un limite alla felicità. Alle gioie proprie. Battezzarle ad un’altra misura. Ma le felicità, quelle pregiate, non sono misurabili. Non hanno bordi e nascono già fuori le righe”.

Legame

Chiara ha seguito tragitti poco convenzionali, cominciando da adolescente: papà e mamma si sono allacciati la cintura di sicurezza oppure hanno chiamato un esorcista? «All’inizio erano allarmati, ma poi hanno capito, grazie all’assist di mia sorella, quanto fosse importante per me seguire la mia strada. Mi hanno sempre supportata. Per me è stato un ingrediente fondamentale per la mia realizzazione, soprattutto quando non mi sentivo abbastanza o avevo dei dubbi. Sapere che loro erano (e sono) lì, appoggiandomi senza giudizio, mi ha permesso di andare avanti, anche quando inciampavo e dovevo ricominciare tutto da capo». Chiara aggiunge che sono stati preziosi i no dei suoi genitori: «Ho avuto modo di sentire quanto volevo qualcosa e – cosa più importante – ho imparato ad ascoltarmi nel profondo, facendo di riflesso crescere il nostro legame nel rispetto e nell’amore».

Giudice

Che sia davanti a una telecamera, sulle pagine di una rivista o sui social, chi lavora nel mondo dello spettacolo - e vari derivati - è sotto gli occhi del pubblico... che, diciamolo, non sempre è super coccoloso. Come ci si può proteggere da queste ondate di giudizio, scherno e cattiveria? «Quando un giudizio mi fa male è perché da qualche parte ci credo e dunque, per quanto possa bruciare, mi fa da specchio. Il riflesso che si manifesta mi permette di scoprire credenze su me stessa». Chiara aggiunge che questi passaggi, benché possano essere dolorosi, le permettono di conoscersi meglio: «Mi esercito così a essere più gentile e amorevole con me stessa... ci sto lavorando!».

Più Chiare

In Chiara coesistono più Chiare: l’attrice, la giardiniera (tempo fa si è infortunata e ha un dito della mano sinistra salvo per miracolo), la pittrice, l’amante della poesia, la viaggiatrice (Costa Rica ed Uruguay preparatevi perché sta tornando), ma ciò che mi ha colpita di più è una riflessione su quanto ami dialogare silenziosamente con sé stessa; scusate, sono un po’ “marzulliana” e non resisto nel chiederle che cosa intenda: «C’è una parte di me che non si è resa conto del successo che ho toccato con mano (ha recitato, fra l’altro, all’interno della celebre serie Mare Fuori; ndr). Per me recitare è come dipingere, entrambe le espressioni mi permettono di dialogare in silenzio con me stessa, contatto le mie profondità attraverso movimenti corporei, colori, gesti, immagini, qualsiasi cosa in quei momenti è una porta d’entrata, una catarsi». Chiara sin da piccola ha coltivato un atteggiamento osservativo verso il mondo. «Osservo tanto perché sento tanto e quindi i sentimenti si muovono veloci, ecco perché mi stanco facilmente dove ci sono troppe persone e quindi il dialogo interno con me stessa è sempre vivo».

Natura

Da brava attrice Chiara è abile nel cambio d’abito: da attrice a giardiniera il passo è breve. «Recito due parti diverse, per me stare in natura è un divertimento, i miei genitori mi hanno trasmesso la passione per la natura e gli animali. Dai boschi ai prati, dalle montagne alle pianure, tutto ciò che si lega alla madre terra mi fa vibrare, mi fa stare bene. Fare la giardiniera per me è come una meditazione, mi piace prendermi cura delle piante, studio continuamente e mi piace imparare tutto ciò che può nutrirmi sia professionalmente che umanamente».

Bellezza

La bellezza mai come oggi è una sorta di ossessione nella nostra società. Chiara è una giovane donna, di bell’aspetto. L’aspetto fisico è stato un alleato o più un nemico? «Che domanda complessa! Non me lo sono mai chiesta. Non ho mai pensato di essere bellissima. Io non lo sento come un fattore determinante anche se è vero che ognuno gioca le sue carte come meglio crede. La bellezza a volte mi è servita, a volte mi è andata (e mi va) contro. Confesso che quando non è presa in considerazione mi fa sentire davvero vista».

© Paolo Palmieri