Non tutto è perduto

Quando si parla di foreste pluviali sudamericane, il pensiero corre subito all’Amazzonia. Ma esiste un altro ecosistema vitale che merita la nostra attenzione: la Foresta Atlantica. Meno nota, ma altrettanto preziosa. La Foresta Atlantica si estende lungo la costa orientale del Brasile, spingendosi nell’entroterra fino all’Argentina e al Paraguay. È uno degli ecosistemi più ricchi del Pianeta: un singolo ettaro può ospitare 450 specie di alberi. Qui vivono il 7% delle specie vegetali mondiali e il 5% dei vertebrati. Molte di queste sono endemiche, esistono cioè solo qui e da nessun’altra parte sulla Terra. Tra le fronde si aggirano giaguari, bradipi, tamarini e tucani. E continuiamo a scoprire nuove specie: negli ultimi 30 anni sono stati documentati oltre 30 mammiferi, nove uccelli e circa 100 specie di rane mai osservate prima. La foresta fornisce anche servizi ecosistemici essenziali: aria pulita, regolazione climatica, protezione del suolo, impollinazione, cibo, medicine. E acqua: il 60% della popolazione brasiliana dipende dall’acqua della Foresta Atlantica. Eppure, questo tesoro naturale è tra gli ecosistemi più minacciati al mondo. Cinquecento anni di sviluppo infrastrutturale, agricoltura e piantagioni hanno ridotto la foresta originaria brasiliana a circa il 12%.
Nonostante secoli di deforestazione abbiano ridotto la Foresta Atlantica a una frazione della sua estensione originale, questa foresta pluviale sudamericana non è una causa persa. Nonostante la perdita intensa e diffusa di habitat, la straordinaria diversità di piante e animali della Foresta Atlantica persiste in piccoli rifugi naturali. Grazie alla coordinazione tra organizzazioni ambientaliste, settore privato e governi, la velocità della deforestazione sta rallentando mentre cresce l’area protetta. Tra il 2000 e il 2015, Brasile, Argentina e Paraguay hanno aumentato del 20% la superficie totale di foresta protetta nell’ecoregione atlantica. Ma c’è di più: sono in corso ambiziosi progetti di ripristino delle aree perdute. Nel 2018, International Paper ha avviato una partnership con il WWF per mappare le zone prioritarie e ripristinare 100 ettari di foresta in Brasile. Attraverso iniziative come queste, il WWF lavora sul campo con un consorzio di partner locali per rigenerare gli ecosistemi e riconnettere i frammenti isolati di foresta nativa. Ricostruire questi corridoi forestali permette alla fauna selvatica di spostarsi liberamente, protegge le preziose risorse idriche e rende l’intera regione più resiliente agli impatti climatici. Non si tratta solo di fermare la perdita: si tratta di far rinascere la foresta. Per mantenere questo slancio serve però un impegno collettivo. I consumatori, per esempio, possono scegliere prodotti provenienti da fonti responsabili che evitano la deforestazione, come quelli certificati FSC (Forest Stewardship Council). Inoltre i governi devono applicare politiche di protezione forestale forti e ben implementate.
Mentre l’Amazzonia catalizza l’attenzione globale, la Foresta Atlantica continua a stupire i ricercatori con scoperte straordinarie. Il tasso di endemismo è eccezionale. Nel 1990, due ricercatrici brasiliane, Maria Lucia Lorini e Vanessa Persson, hanno identificato sull’isola di Superagui il tamarino dalla faccia nera (Leontopithecus caissara), un primate con manto dorato e volto scuro che si credeva estinto. Oggi ne sopravvivono circa 400 individui in piccole popolazioni costiere. Nel 2006, un’altra scoperta ha fatto notizia: il capucino biondo (Cebus queirozi), così chiamato per il suo pelo giallo-dorato brillante. È stato trovato in un singolo gruppo di 18 individui, isolato tra piantagioni di canna da zucchero nel Pernambuco. Oggi, grazie a progetti di riforestazione, quella popolazione è cresciuta fino a 44 individui. Le sorprese continuano: dal 1990 sono stati documentati oltre 30 mammiferi, nove uccelli e circa 100 specie di rane mai descritte prima. Tra questi, il bradipo dalla criniera (Bradypus torquatus), endemico della foresta, e nuove specie di porcospini ancora in fase di studio. Ma la Foresta Atlantica non è solo biodiversità: è infrastruttura vivente per 150 milioni di persone. Il 60% della popolazione brasiliana dipende dall’acqua che nasce qui. La foresta regola il clima, protegge i suoli, garantisce l’impollinazione delle colture. Senza di essa, le grandi città come Rio de Janeiro e San Paolo affronterebbero crisi idriche drammatiche. Ma anche nei frammenti più piccoli la vita resiste tenacemente: tamarini, capucini, giaguari continuano a sopravvivere, aspettando solo l’opportunità di espandersi di nuovo. È questa resilienza che alimenta la speranza – e l’urgenza – degli sforzi di ripristino in corso.
La rinascita della Foresta Atlantica non è solo una sfida per scienziati e governi: ognuno di noi può contribuire a salvare questo ecosistema straordinario. Proprio in questo periodo dell’anno, con il Natale alle porte, le nostre scelte possono fare la differenza. Ogni volta che acquistiamo carta – dalle cartoline di auguri alla carta da regalo, dai biglietti agli imballaggi – possiamo scegliere prodotti certificati FSC (Forest Stewardship Council). Questo marchio garantisce che derivino da foreste gestite responsabilmente, senza contribuire alla distruzione di ecosistemi come la Foresta Atlantica. Un piccolo simbolo su una confezione che, moltiplicato per milioni di consumatori, può salvare migliaia di ettari di foresta. Ma possiamo fare di più. Perché non usare un foulard colorato per impacchettare un regalo? O carta di giornale decorata con disegni fatti a mano? Possiamo raccogliere pigne e foglie colorate insieme ai nostri figli o nipoti, trasformando la preparazione dei regali in un momento speciale da condividere. Quel pacchetto pieno di glitter e plastica non se lo ricorderà nessuno tra qualche mese. Ma il tempo trascorso insieme a decorare i doni con materiali naturali? Quello resta per sempre. Questi gesti individuali si sommano all’impegno di chi lavora sul campo. La biodiversità della Foresta Atlantica, nonostante secoli di distruzione, resiste tenacemente nei piccoli rifugi rimasti. Con le nostre scelte quotidiane – soprattutto sotto Natale, quando consumiamo più carta che mai – possiamo darle una possibilità di rinascere.