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Africa, i pesci dimenticati

Fossili viventi

Studiosi che liberano un pesce in Sudafrica
(© Jeremy Shelton / WWF-Africa)
29 novembre 2025
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Oltre 3’200 specie. Molte straordinarie e uniche al mondo. Parliamo dei pesci d’acqua dolce del continente africano. Sono tra gli animali più trascurati nei discorsi globali sulla conservazione. Qualche mese fa il WWF Africa ha lanciato l’allarme: il 26% delle specie studiate è a rischio estinzione. “L’Africa è un hotspot globale di diversità di pesci d’acqua dolce”, afferma Eric Oyare, responsabile del WWF Africa. “Quando questi pesci scompaiono, perdiamo sicurezza alimentare e nutrizionale, mezzi di sussistenza, equilibrio degli ecosistemi e capacità di adattamento ai cambiamenti climatici”. I numeri parlano chiaro: nell’Africa subsahariana, il pesce d’acqua dolce fornisce più proteine animali della carne di manzo, capra, pecora e pollame messa insieme. L’Africa ha il più alto consumo pro capite di pesce d’acqua dolce al mondo: 2,56 kg a persona all’anno, il 28% in più dell’Asia. Uganda e Tanzania sono rispettivamente il sesto e settimo produttore mondiale di pesce d’acqua interna, principalmente grazie al Lago Vittoria. Ma questi sistemi di sostentamento stanno crollando sotto il peso di minacce multiple: distruzione degli habitat per dighe e deforestazione, inquinamento agricolo e industriale, specie invasive, pesca eccessiva e cambiamenti climatici che alterano i cicli delle piogge e riscaldano i laghi.

Fossili viventi

Il dipnoo africano respira aria e può sopravvivere anni sepolto nel fango durante la siccità. Un ciclide cieco del bacino del Congo si è adattato alla vita nelle grotte acquatiche sotterranee. I bichir, spesso chiamati “fossili viventi”, hanno un lignaggio che precede i dinosauri. E poi c’è il pesce tigre africano, un predatore velocissimo rinomato per le sue potenti mascelle e abilità di caccia. Queste sono solo alcune delle oltre 3’200 specie di pesci d’acqua dolce che popolano fiumi, laghi e zone umide africane. Nel solo 2024 sono state descritte 28 nuove specie. Creature ecologicamente straordinarie che giocano ruoli vitali come predatori, erbivori e riciclatori di nutrienti, mantenendo la salute degli ecosistemi acquatici. “Questi pesci sono la spina dorsale della pesca continentale che sostiene milioni di famiglie africane, soprattutto le più vulnerabili”, spiega Nancy Rapando, responsabile WWF Africa per la sicurezza alimentare. Ma queste linee vitali stanno collassando. Nella pianura alluvionale dello Zambesi, le catture di specie chiave sono crollate fino al 90%. Nel Lago Malawi, l’iconica tilapia ‘chambo’ – cibo base e simbolo nazionale raffigurato sulla moneta del Malawi – è diminuita del 94%. Le cause sono molteplici: dighe che frammentano i fiumi, deforestazione e attività minerarie che distruggono gli habitat, inquinamento da agricoltura e industria, specie invasive, pesca eccessiva con attrezzi distruttivi come reti da zanzara, e cambiamenti climatici che prosciugano i fiumi e surriscaldano i laghi. Perdere queste specie, significherebbe perdere sicurezza alimentare per milioni di persone.

Biodiversità da proteggere

Nel Lago Vittoria, la pesca sostiene direttamente 200mila persone e indirettamente altri 2 milioni. In Malawi, il 70% delle proteine animali consumate proviene dal pesce. Lungo il fiume Niger, intere comunità dipendono dai cicli migratori dei pesci per sopravvivere. Nell’Africa subsahariana, il pesce d’acqua dolce fornisce infatti più proteine della carne di manzo, capra, pecora e pollame messa insieme. Questi numeri rivelano una verità fondamentale: i pesci d’acqua dolce non sono solo biodiversità da proteggere, sono infrastrutture viventi che sostengono economie, culture e sicurezza alimentare di un intero continente. Quando un pesce scompare, non si perde solo una specie. Crolla un sistema. Le conseguenze sono già visibili. Nella pianura alluvionale dello Zambesi, dove le catture sono crollate fino al 90%, le comunità di pescatori affrontano insicurezza alimentare crescente. Le dighe frammentano i fiumi, impedendo le migrazioni riproduttive. La deforestazione aumenta l’erosione e l’interramento dei corsi d’acqua. L’inquinamento agricolo e industriale contamina gli ecosistemi. Specie invasive come il persico del Nilo nel Lago Vittoria devastano le popolazioni native. E i cambiamenti climatici alterano i regimi delle piogge, prosciugano zone umide e surriscaldano i laghi. Ma c’è ancora tempo per invertire la rotta. In Tanzania, zone di pesca gestite dalle comunità hanno portato al recupero di popolazioni ittiche locali. Nello Zambia, progetti di ripristino degli habitat hanno aumentato la produttività dei fiumi. In Namibia, la co-gestione della pesca ha migliorato sia i raccolti che i redditi. “Per proteggere questi pesci, dobbiamo ripristinare e riconnettere i fiumi e le zone umide che sostengono sia la natura che le persone”, afferma Machaya Chomba di The Nature Conservancy.

Festività consapevoli

In Svizzera consumiamo quasi 9 chili di pesce e frutti di mare a testa ogni anno. Durante le festività, quando il pesce diventa protagonista di molte tavole, questo consumo aumenta significativamente. Ma le nostre scelte hanno conseguenze dirette: gli oceani sono sovrasfruttati, molti stock ittici sono in declino e gli ecosistemi marini sono sotto pressione crescente. La buona notizia? Possiamo fare la differenza scegliendo in modo consapevole. Il WWF raccomanda innanzitutto di ridurre il consumo complessivo di pesce. Ma quando decidiamo di portarlo in tavola, ecco come fare scelte sostenibili. Il sistema a semaforo della Guida WWF ai pesci e frutti di mare (wwf.ch/it/guida-pesci) è uno strumento prezioso: verde significa stock stabili e metodi di pesca o allevamento sostenibili, giallo indica alternative accettabili quando il verde non è disponibile, rosso segnala specie sovrasfruttate o prodotte con metodi dannosi da evitare sempre. Per le festività, privilegiate pesci più piccoli come aringhe, acciughe o sgombri invece dei grandi predatori come tonno, pesce spada o salmone, che sono più richiesti e quindi sovrasfruttati. Evitate anche predatori d’allevamento come orata e spigola: la loro dieta ricca di pesce aumenta la pressione sugli stock selvatici. Un consiglio spesso trascurato: considerate prodotti marini di origine vegetale come le alghe, che riducono significativamente l’impronta ecologica rispetto al pesce. Inoltre, cercate marchi che garantiscono prodotti ittici legali, tracciabili e responsabili. Quest’anno, rendete le vostre festività davvero speciali facendo scelte che proteggono gli oceani per le generazioni future.