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Api, fuori dal comune

Presto usciranno dai loro nidi e a migliaia cominceranno a volare e ronzare attorno a noi

31 marzo 2018
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Presto usciranno dai loro nidi e a migliaia cominceranno a volare e ronzare attorno a noi, ma ben pochi sanno che esistono. Chi sono? Le api selvatiche. Ogni volta che sentiamo la parola “ape”, pensiamo subito all’ape da miele. La maggior parte delle persone, però, non sa che esistono anche altre specie di api. E ne esistono proprio tante: al mondo si contano oltre 30mila specie di api diverse!

Tutte le specie, ad eccezione dell’ape da miele, sono selvatiche, il che significa che non sono curate e allevate dall’uomo allo scopo di ricavarne miele e cera. Solitamente sono animali solitari che non vivono in grandi colonie come fanno invece le api da miele e i bombi pelosi, anch’essi appartenenti alla famiglia delle api. Un’altra differenza fra le api da miele e quelle selvatiche è che queste ultime non realizzano i favi ma costruiscono i loro nidi nel terreno, nel legno o nei gambi delle piante. Lì depositano le loro uova e in seguito, al contrario delle api da miele, non se ne prendono più cura.

Le api selvatiche sono molto diverse l’una dall’altra, ad esempio quella sanguigna è molto piccola con un addome colorato di rosso mentre quella legnaiola, che vive nelle zone calde dell’Europa, con i suoi quasi tre centimetri è una delle specie di api più grandi e di colore blu-nero. Altre due api particolari sono quella longicorna che, come dice il suo nome ha delle lunghe corna, e l’ape pantalone, che sembra indossare dei calzoni a causa dei lunghi peli che ha sulle zampe.

Alcune femmine di ape selvatica costruiscono delle vere e proprie opere d’arte per i loro piccoli. È il caso delle api tagliafoglie, che ritagliano pezzi di foglie con le proprie mandibole per tappezzare i loro nidi. Ai figli dell’ape papavero spetta invece una nobile camera singola di velluto rosso che realizzano scavando una buca nel terreno e tappezzandone le pareti con i petali di papavero. Anche l’ape di seta scava il suo nido nel terreno, creando dei cunicoli con diversi compartimenti, che vengono in seguito ricoperti con materiale vellutato, prodotto in questo caso dall’ape femmina. L’ape della lana invece cerca casa nelle buche o nelle fessure dei muri e crea un gomitolo, vuoto all’interno, raccogliendo i peli delle piante. La preoccupazione dell’ape carpentiera è quella di mettere al sicuro la sua prole: con sassolini e terra argillosa crea un nido, composto da diverse camere, duro come il sasso. Esistono inoltre api che non costruiscono nidi, ma che come il cuculo, depongono le uova in un nido altrui, si tratta infatti dell’ape cuculo.

Un dittero di vitale importanza

Si stima che al mondo esistano quasi 30mila specie di api selvatiche. Questi insetti garantiscono il servizio ecosistemico dell’impollinazione, a cui si aggiungono altre specie animali come vespe, farfalle, falene, coleotteri, uccelli, pipistrelli e altri vertebrati.
Più del 40% delle specie di invertebrati, in particolare api e farfalle, che garantiscono l’impollinazione, è a rischio di estinzione.
Delle oltre 1’400 specie vegetali che producono il nostro cibo e i prodotti derivati dalle piante, quasi l’80% richiede l’impollinazione da parte di animali.

Le api domestiche e selvatiche sono responsabili di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul Pianeta, garantendo circa il 35% della produzione globale di cibo. Più della metà del consumo mondiale di grassi e oli deriva da piante impollinate da animali.
Delle 100 colture da cui dipende il 90% della produzione globale di cibo, 71 sono legate al lavoro di impollinazione delle api. Basti pensare che solo in Europa, ben 4mila varietà agricole dipendono dalle api. Inoltre, negli ultimi 50 anni il volume della produzione agricola è aumentato del 30% grazie al contributo diretto degli animali impollinatori. Per quanto riguarda invece la produzione di miele da parte delle api domestiche nei Paesi occidentali, la quantità è pari a 1,6 milioni.

L’impollinazione di colture ha un valore stimato annuo di 180 miliardi di franchi a livello globale e oltre 25 miliardi di franchi in Europa. Nei soli Stati Uniti l’impollinazione dei prodotti agricoli è valutata in 10mila miliardi di dollari l’anno. Globalmente, i vantaggi dell’impollinazione possono essere stimati in più di 3 trilioni di dollari. Tra i 235 e i 577mila miliardi di dollari americani legati alla produzione globale annuale di cibo dipendono dal contributo diretto degli impollinatori.

Parecchi raccolti a livello globale, come ad esempio caffè e cacao, rappresentano anche un’importante fonte di reddito per i Paesi in via di sviluppo. Senza impollinatori saremo privati del piacere di gustarci caffè, cioccolata, mele e molti altri cibi che fanno parte della nostra alimentazione quotidiana. Il cioccolato, ad esempio, deriva dai semi dell’albero del cacao, il valore mondiale annuo della raccolta dei suoi baccelli è di 5,7 mila miliardi di dollari americani. Queste cifre da capogiro poggiano sull’intervento esclusivo di un piccolissimo dittero, essenziale per l’impollinazione dei fiori e senza il quale dovremmo dire addio, fra le altre cose, anche al cioccolato.

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