laR+ premi di cassa malati

Dopo la 13esima Avs, la sinistra tenta un altro colpaccio

Il Ps vuole mettere un ‘tetto’ a una ‘tassa anomala’. Quanto costerebbe l’iniziativa? Chi ne beneficerebbe? Risposte alle principali domande

(Keystone)
22 aprile 2024
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Su cosa votiamo?

Sull’iniziativa popolare ‘Al massimo il 10 per cento del reddito per i premi delle casse malati (Iniziativa per premi meno onerosi)’. Lanciata dal Ps nel gennaio 2020, chiede che nessuno paghi più del 10% del reddito disponibile (vedi ‘Glossario’) per i premi dell’assicurazione malattie obbligatoria (Lamal). L’importo eccedente verrebbe assunto dallo Stato: attraverso i sussidi, coperti per almeno due terzi dalla Confederazione e per un terzo dai Cantoni.

Perché l’iniziativa è stata lanciata?

I costi della salute continuano a crescere. E i premi di cassa malati, che ne sono il fedele riflesso, gravano sempre di più sul bilancio famigliare. Tra il 2010 e il 2022 il premio medio (vedi ‘Glossario’) è passato da 236 a 314 franchi per persona al mese. Dal 2018 è cresciuto in media del 2,4% all’anno (+3,7% dal 1996). L’incremento è stato marcato nel 2023 (+6,6% quello annunciato, +5,4% quello effettivo) e quest’anno (+8,7%). Allo stesso tempo, salari e rendite pensionistiche non hanno tenuto il passo. A peggiorare le cose è il disimpegno finanziario di una parte dei cantoni. Negli ultimi anni alcuni di loro (non il Ticino) hanno adeguato solo in parte, o addirittura abbassato, l’importo consacrato alla riduzione dei premi.

Cosa cambierebbe?

  • Tra qualche anno ci sarebbero miliardi di franchi in più a disposizione per i sussidi e un numero maggiore di assicurati li riceverebbe. Nel 2022 circa un quarto degli assicurati (25,7%) beneficiava di una riduzione del premio dell’assicurazione di base. L’importo totale dei sussidi era di 5,4 miliardi di franchi, più della metà dei quali (2,9 miliardi) pagati dalla Confederazione e il resto dai Cantoni.
  • Il ‘tetto’ del 10%, applicato in tutta la Svizzera, renderebbe un po’ più uniforme un panorama contraddistinto da grande disomogeneità. La legge obbliga i Cantoni a ridurre i premi degli assicurati con redditi bassi. Ognuno però può farlo (e potrà continuare a farlo, anche in caso di accettazione dell’iniziativa) a modo suo, stabilendo la cerchia degli aventi diritto, l’ammontare della riduzione, la procedura (richiesta da parte dell’assicurato o no, ad esempio) e le modalità di versamento. Ne risultano differenze enormi tra i Cantoni nel trattamento degli assicurati di condizioni economiche modeste e del ceto medio.
  • Il ‘tetto’ del 10% rafforzerebbe la componente sociale di un sistema basato sui premi pro-capite, nel quale il fattore ‘reddito’ viene preso in considerazione solo a posteriori, ossia in sede di concessione o no dei sussidi. Non si tratta ad ogni modo di passare a premi proporzionali al reddito, come chiedeva un’iniziativa popolare del Ps respinta nel 2003 dal 73% dei votanti, come adesso auspica la consigliera nazionale Manuela Weichelt (Verdi/Zg) e come vorrebbe il 57% degli interpellati in un recente sondaggio realizzato dall’istituto Sotomo per conto del ‘Blick’.

Chi ne trarrebbe beneficio?

L’aumento dei premi di cassa malati si fa sentire soprattutto per le persone con redditi medi e medio-bassi, benché sufficientemente elevati per essere escluse dai sussidi. I premi di molte di queste persone sono superiori al 10% del reddito disponibile: saranno dunque loro i principali beneficiari dell’iniziativa. Per chi invece ha un reddito basso e già riceve una riduzione del premio Lamal, l’ulteriore sgravio “sarebbe appena percettibile” (Consiglio federale).

Chi esattamente approfitterà del ‘tetto’ del 10%, e quanto consistente sarà lo sgravio, dipenderà dall’ammontare dei premi nel cantone in questione, dal reddito disponibile dell’assicurato e dai criteri in base ai quali il cantone eroga i sussidi. A trarne maggiormente profitto saranno ad esempio le persone che abitano in un cantone con premi elevati e poco generoso in materia di sussidi, oppure in uno con premi elevati e redditi sotto la media (è il caso del Ticino).

L’iniziativa però non specifica cosa si intende per reddito disponibile (ad esempio: vi rientra anche la sostanza?), né indica quale premio (con quale modello? Con quale franchigia?) debba essere preso in considerazione per il calcolo. Spetterà al Parlamento stabilirlo, se l’iniziativa verrà accolta. Solo allora sarà chiaro chi ne approfitterà, e in quale misura.

Quanto costerebbe?

Attorno ai 4,5 miliardi di franchi (Confederazione: 3,7 miliardi; Cantoni: 800 milioni), comunque in una forchetta fra 3,5 e 5 miliardi l’anno, secondo stime ufficiali basate sui dati del 2020. Lo scenario intermedio elaborato dall’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) prevede nel 2024 costi supplementari annui per complessivi 5,8 miliardi di franchi (4,7 miliardi a carico della Confederazione, 1,1 miliardi a carico dei Cantoni). Nel 2030 questi raggiungerebbero gli 8,2 miliardi, dentro una forchetta che va dai 7 miliardi (scenario migliore) agli 11,7 miliardi (peggiore).

Dove si prenderebbero i soldi?

Non si sa. Il testo dell’iniziativa non lo precisa. La ministra della Sanità Elisabeth Baume-Schneider (Ps) paventa tagli in altri settori o un aumento delle imposte. Secondo la copresidente del Ps Mattea Meyer, basterebbe attingere dalle riserve della Confederazione. Se invece dovesse entrare in vigore il controprogetto, sarebbero soltanto alcuni Cantoni a dover reperire risorse supplementari (attraverso misure di risparmio o un aumento delle imposte, ad esempio) per poter erogare maggiori sussidi.

Perché un controprogetto indiretto?

Perché la maggioranza del Parlamento riconosce che c’è un problema. Il controprogetto indiretto (a livello di legge) riprende la richiesta dell’iniziativa, riducendo anch’esso i premi in misura superiore a quanto succede oggi. Solo i Cantoni verranno chiamati alla cassa: saranno obbligati a destinare un contributo minimo alla riduzione dei premi compreso fra il 3,5% e il 7,5% dei costi cantonali a carico della Lamal. Ciò significa che dovranno automaticamente aumentare la propria partecipazione se questi ultimi cresceranno. Oggi, diversamente dalla Confederazione, non sono tenuti a farlo. I Cantoni per contro rimarranno liberi di stabilire l’entità dei sussidi e la cerchia dei beneficiari.

Cosa comporta per i Cantoni?

Il contributo complessivo dei Cantoni aumenterebbe di almeno 360 milioni di franchi all’anno (quello della Confederazione per contro rimarrebbe invariato). I Cantoni che non soddisfano i requisiti stabiliti dal controprogetto potranno decidere se erogare sussidi più elevati a chi già beneficia di sussidi parziali e/o modificare la soglia di reddito che dà diritto ai sussidi per fare in modo che li ricevano anche gli assicurati che ora non ne hanno diritto. Otto Cantoni (tra cui il Ticino) già oggi versano più soldi del contributo minimo previsto dal controprogetto: per loro non ci sarà alcun onere supplementare, almeno in una fase iniziale. I costi sanitari però continueranno a crescere. I Cantoni perciò saranno chiamati a sborsare sempre di più a titolo di sussidi: la stima dell’Ufsp va da circa 700 milioni di franchi (se i costi lieviteranno dell’1%) a circa 960 milioni di franchi (se cresceranno del 2%) nel 2030.

Cosa dicono i favorevoli?

  • Costi della salute e premi stanno salendo a dismisura, salari e pensioni ristagnano. L’iniziativa contribuisce a preservare il potere d’acquisto non solo delle persone con bassi redditi, ma anche delle famiglie, dei pensionati e di una parte crescente del ceto medio. Fautori e sostenitori fanno l’esempio di una famiglia di quattro persone con un reddito complessivo di 9mila franchi: risparmierebbe centinaia di franchi al mese. A loro avviso, inoltre, beneficerebbero del tetto del 10% i pensionati e le persone sole con un reddito netto fino a 5mila franchi.
  • Un tetto ai premi – più che raddoppiati negli ultimi 25 anni – accrescerebbe la pressione sulla Confederazione e i Cantoni, affinché agiscano in maniera più risoluta per frenare l’aumento dei costi della salute, in particolare riducendo i prezzi dei medicamenti e ponendo fine alla “concorrenza fittizia e costosa tra casse malati”.
  • L’elevato onere rappresentato dai premi (una “tassa anomala”) si riflette anche sull’accesso alle cure: la percentuale di persone che rinuncia alle visite mediche o le dirada per ragioni finanziarie è cresciuta negli ultimi anni.
  • Un tetto del 10% ai premi è già in vigore da qualche anno nel canton Vaud, con buoni risultati e senza che le finanze cantonali ne abbiano risentito in modo marcato. Sulla scorta di quest’esperienza (da lui fortemente voluta quand’era consigliere di Stato nel suo cantone), il ‘senatore’ e presidente dell’Unione sindacale svizzera Pierre-Yves Maillard calcola che l’iniziativa alla fine costerà meno di due miliardi di franchi a Confederazione e Cantoni.
  • Il controprogetto è del tutto insufficiente: i fondi supplementari che i Cantoni metterebbero a disposizione non bastano di gran lunga a compensare l’aumento dei premi.

Cosa dicono i contrari?

  • L’iniziativa si limita a combattere i sintomi del problema (l’aumento dei premi), senza andare alla sua radice (l’aumento dei costi a carico dell’assicurazione obbligatoria).
  • Maggiori costi annui per miliardi di franchi all’anno sarebbero insostenibili per la Confederazione, che nei prossimi anni prevede deficit strutturali miliardari nel suo bilancio. Inoltre, la Confederazione dovrebbe farsi carico di costi che sono in massima parte influenzati dai Cantoni (via la pianificazione ospedaliera o l’ammissione di nuovi studi medici, tra gli altri).
  • Il maggior contributo della Confederazione ai sussidi potrebbe disincentivare i Cantoni dall’adottare correttivi per contenere i costi sanitari. L’iniziativa non prevede nemmeno alcun incentivo che spinga gli assicurati a optare per un modello alternativo, meno caro.
  • La soluzione ideale, in termini di costi e di rapidità di attuazione, è il controprogetto indiretto. Questo entrerebbe in vigore subito, dopo un eventuale ‘no’ all’iniziativa. E poiché il contributo cantonale minimo dipende dai costi sanitari sul loro territorio, i Cantoni hanno tutto l’interesse ad agire per contenere i costi (mediante una pianificazione ospedaliera efficiente, ad esempio).

Come andrà a finire?

L’iniziativa è sostenuta solo dalla sinistra, dai sindacati e dalle organizzazioni affini. Al cospetto hanno un ampio fronte formato da Consiglio federale, Cantoni, tutti gli altri partiti, organizzazioni economiche e dalle due associazioni del settore (Curafutura e Santésuisse). Nonostante la flagrante disparità tra le forze in campo, un sondaggio realizzato da Tamedia in febbraio indicava che il 64% degli interpellati era favorevole all’iniziativa. Stando a un altro sondaggio commissionato dal Ps all’istituto Sotomo, nella seconda metà di marzo il 60% degli interpellati (compresa una chiara maggioranza dei simpatizzanti Udc) era intenzionato a votare sì, il 36% no e un 4% era ancora indeciso. Altre indagini demoscopiche evidenziano come l’incremento dei premi di cassa malati sia la principale preoccupazione di una parte importante della popolazione. Il 3 marzo, inoltre, popolo e Cantoni hanno accolto per la prima volta una proposta della sinistra che rafforza lo Stato sociale. Non pochi osservatori hanno interpretato il sì alla 13esima Avs come un punto di svolta, il segnale che l’elettorato svizzero – tradizionalmente molto cauto – è ormai disposto ad approvare senza troppe remore proposte che comportano spese miliardarie per lo Stato. Andrà a finire così anche il 9 giugno?

Cosa succede se l’iniziativa viene accolta?

Il Consiglio federale elaborerà un progetto di legge per attuarla. Dopo la consultazione, trasmetterà un messaggio al Parlamento. Qui il dibattito potrebbe protrarsi “per diversi anni”, scrive l’Ufsp. L’iniziativa prevede che, se la legge d’esecuzione non è entrata in vigore tre anni dopo l’approvazione da parte di popolo e Cantoni, il Consiglio federale emani provvisoriamente entro tale termine le disposizioni d’esecuzione per via di ordinanza. Se l’iniziativa viene respinta, entra in vigore – a data da stabilirsi – il controprogetto. Sempre che non venga lanciato un referendum, e che la legge venga poi affossata alle urne.

Glossario

Premio unico

I premi dell’assicurazione malattie obbligatoria non dipendono dal reddito, né dallo stato di salute: al netto di un eventuale sussidio, il top manager di una banca paga lo stesso premio di un addetto alle pulizie. Per questo si parla di premio unico, o pro-capite. L’ammontare del premio dipende per contro da diversi criteri (età, cantone e regione, franchigia, modello assicurativo, copertura infortuni o no).

Premio medio

Lo si ottiene dividendo la somma tutti i premi pagati in Svizzera per il numero complessivo degli assicurati in tutto il Paese. Può anche essere calcolato per gruppo di assicurati Lamal (p. es. giovani adulti) e/o per Cantone. L’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) lo utilizza dal 2018 come cifra chiave.

Premio standard

Quello di un adulto (dai 26 anni) con libera scelta del medico, franchigia minima (300 franchi) e copertura infortuni. Oggi più dell’80% degli assicurati opta per un modello alternativo (scelta del medico limitata, franchigia opzionale o una combinazione dei due), pagando così di meno rispetto al premio standard. Dal 2018 pertanto l’Ufsp non lo utilizza più come cifra chiave.

Reddito disponibile

La parte del reddito lordo che un’economia domestica, detratti i contributi salariali, le imposte e i premi Lamal, può effettivamente utilizzare.

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