Svizzera

Consiglio d'Europa: Berset, "CEDU non dev'essere strumentalizzata"

10 dicembre 2025
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"La Corte europea dei diritti umani non deve essere strumentalizzata né contro i governi né da parte loro": lo ha affermato il segretario generale del Consiglio d'Europa Alain Berset nel discorso che apre la riunione che ha organizzato con i ministri degli Stati membri in seguito alla lettera aperta scritta da 9 paesi in cui si sostiene che la CEDU sta impedendo alle capitali di condurre la politica migratoria che desiderano.

"Siamo qui oggi perché la Corte europea dei diritti dell'uomo è stata sottoposta a pressioni", ha evidenziato Berset, aggiungendo come "alcuni Stati ritengono che l'evoluzione dell'interpretazione della Corte abbia limitato la loro discrezionalità politica in determinate situazioni", e che questa sia una "loro prerogativa".

"Ho deciso insieme al presidente della CEDU che la Corte non parteciperà a questa conferenza. Questa decisione garantisce una rigorosa separazione dei poteri. È stata presa nell'interesse di preservare l'integrità della magistratura, libera da influenze politiche", ha detto Berset, il quale ha ricordato come il primo presidente della CEDU, Lord McNair, aveva osservato una volta che un giudice confrontato con un'intimazione da parte dell'esecutivo è "una parodia della giustizia".

Poco prima della riunione - a cui secondo fonti dell'organizzazione parteciperanno circa 40 ministri rappresentanti dei paesi firmatari della Convenzione europea dei diritti dell'uomo in quanto membri del Consiglio d'Europa - il friburghese ha dichiarato che "mi attendo discussioni costruttive con gli Stati membri sul tema dell'immigrazione". "Il dialogo è importante quando si è d'accordo, ma è indispensabile quando ci sono disaccordi, ed è per questo che siamo qui", ha sottolineato Berset.

"Oggi speriamo di cominciare un processo all'interno del Consiglio d'Europa per affrontare le questioni poste dagli Stati", ha aggiunto il segretario generale, che tuttavia non ha voluto esprimersi sulle diverse proposte che gli Stati hanno messo sul tavolo, rimandando una comunicazione su questo punto alla fine della riunione.

Intanto oggi il "Guardian" ha pubblicato oggi un articolo a doppia firma dei premier di Regno Unito e Danimarca, Keir Starmer e Mette Frederiksen. Si tratta di un appello per "la modernizzazione" della Convenzione europea dei diritti umani, tale da limitarne l'asserito impatto frenante sulle misure adottate dai governi contro "l'immigrazione irregolare".

Starmer e Frederiksen, che sono a capo di compagini laburiste "moderate", entrambe in prima fila sul fronte della linea dura contro i flussi migratori "illegali" e dell'impegno a favore di un'accelerazione dei rimpatri, sostengono che il testo della Convenzione, entrata in vigore originariamente nel 1953, vada "reinterpretato e modernizzato" alla luce della situazione attuale. E di quelle che essi indicano come "le sfide del XXI secolo". "Altrimenti - sostengono - coloro che cercano di dividere" l'Europa "si rafforzeranno".

La sollecitazione arriva a due giorni dall'intervista in cui il presidente degli USA Donald Trump, sostenitore del pugno di ferro sull'immigrazione, ha bollato l'Europa come un continente "in decadenza", definendo i suoi leader "deboli" di fronte sia al dossier migratorio sia a quello della guerra in Ucraina.