Il sindacato critica le imprese e i partiti di destra per l'inerzia
Mentre la disparità salariale tra uomini e donne persiste in Svizzera, il sindacato Unia accusa le grandi imprese di ignorare le disposizioni della Legge sulla parità dei sessi. Inoltre, Unia critica i partiti di destra per i loro tentativi di indebolire o eliminare le analisi sugli stipendi, essenziali per monitorare la situazione.
In occasione della giornata di sciopero delle donne, il 14 giugno, Unia ha ricordato che, secondo le cifre ufficiali, le donne in Svizzera guadagnano ancora il 17,5% in meno rispetto agli uomini. Di questa differenza, il 55% è attribuibile a discriminazione indiretta, legata a fattori come la professione, il settore o l'età.
Il restante 45% è considerato discriminazione diretta basata sul genere, senza che altri fattori possano spiegare il divario, come evidenziato nel nuovo rapporto di Unia sui salari delle donne.
Invece di affrontare questa discriminazione, i partiti di destra attaccano le analisi salariali prescritte dalla legge, continua il sindacato. Inoltre, molte imprese non rispettano gli obblighi legali in questo ambito. "Questo non deve restare senza conseguenze: è urgente imporre sanzioni efficaci contro le aziende recalcitranti", afferma Unia.
Unia chiede contratti collettivi di lavoro (CCL) adeguati nei settori femminili, salari minimi che permettano di vivere dignitosamente e un rafforzamento della legge sulla parità. "I salari minimi sono particolarmente importanti per le donne, poiché esse lavorano più spesso della media in settori con stipendi bassi", sottolinea il sindacato.
Concretamente, Unia non vuole più vedere salari inferiori ai 4500 franchi, cifra che dovrebbe salire ad almeno 5000 franchi dopo la fine di un apprendistato. Attualmente, quasi il 20% delle donne percepisce salari bassi, una percentuale doppia rispetto agli uomini. Tra le donne migranti, il dato sale a quasi il 30%. Dal 1990, Unia, insieme ad altri sindacati, si batte per il motto "un salario deve bastare per vivere".