Svizzera

Donne afghane, il Nazionale conferma il cambiamento

Respinta con un solo voto di scarto la mozione di Gregor Rutz (Udc). Chieste però misure di accompagnamento

Diritti confiscati
(Keystone)

La prassi attuale della Segreteria di Stato della migrazione (SEM) in merito alle domande d'asilo delle cittadine afghane potrà essere sostanzialmente mantenuta. Lo ha deciso oggi il Consiglio nazionale approvando una mozione che ne precisa le modalità. "No" invece, seppur di strettissima misura, a un intervento dell'UDC che chiedeva un passo indietro.

Quest'ultima proposta, inoltrata dal consigliere nazionale Gregor Rutz (UDC/ZH), chiedeva di annullare un cambiamento di prassi SEM. Se fino al luglio 2023, stando a Rutz, le ragazze afghane potevano rivendicare lo statuto di persona ammessa provvisoriamente dopo un esame individuale, ora i prerequisiti necessari per beneficiare dell'asilo sono stati ridotti e il ricongiungimento familiare è stato reso possibile per i coniugi e i figli.

Effetto richiamo

La discriminazione non è un motivo giuridicamente rilevante per concedere l'asilo, ha sostenuto Rutz. "Non basta essere donna e avere il passaporto afghano, occorre una certa intensità di persecuzione", ha sostenuto il democentrista.

A parere del consigliere nazionale, tale modifica della prassi rischia di incitare molte afghane, che in gran numero vivono nei paesi confinanti con l'Afghanistan, a mettersi in viaggio per venire in Svizzera. Per il deputato, il cambio di prassi della SEM compromette gli sforzi dell'Europa per risolvere la crisi in materia d'asilo e rafforza la migrazione secondaria: persone che da tempo vivono in Paesi terzi raggiungono la Svizzera e vi si installano grazie allo statuto dell'asilo o dell'ammissione provvisoria.

L’alternativa

Per una risicata maggioranza del Nazionale (92 voti a 91 e 10 astenuti), la mozione di Rutz è però eccessiva. Per fare chiarezza, la Commissione delle istituzioni politiche del Nazionale (CIP-N) ha comunque depositato una mozione che chiede al Consiglio federale di intervenire.

Quest'ultimo atto parlamentare - adottato oggi a larga maggioranza - chiede che le domande siano sempre esaminate individualmente e che, in caso di ricongiungimento familiare, i coniugi siano sottoposti a un controllo di sicurezza. Chiede inoltre che le richieste delle donne afghane che hanno soggiornato in un Paese terzo siano valutate in funzione della situazione in tale Stato.

Esame caso per caso già oggi

Nel suo intervento, il consigliere federale Beat Jans ha dichiarato che il cambiamento della prassi si è resa necessaria alla luce della situazione in Afghanistan. Questo perché per le donne e le ragazze afghane non è possibile condurre una vita dignitosa nel loro Paese d'origine.

Ad ogni modo, Jans ha assicurato che già oggi la SEM esamina i dossier caso per caso. Se la persona in questione arriva da un Paese sicuro l'asilo non viene inoltre concesso.

Dati alla mano, il consigliere federale ha smentito l'esistenza di effetto di richiamo ("pull effect"). Il numero di arrivi è infatti in calo. Concernente il ricongiungimento familiare, Jans ha ricordato come questo concerne un numero estremamente limitato di casi: sette uomini dall'inizio dell'anno.

L'atto parlamentare passa ora all'esame del Consiglio degli Stati.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔