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‘Adesso siamo davvero il ‘Volkspartei’ di tutta la Svizzera’

L’Udc guadagna seggi al Nazionale in Romandia e in Ticino. Intervista al segretario generale Peter Keller all’indomani del trionfo alle Federali

Peter Keller (sin.) col presidente Marco Chiesa
(Keystone)
24 ottobre 2023
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“La voce che plasma la lingua del partito più di ogni altra”. Così il ‘Tages-Anzeiger’ ha definito di recente Peter Keller, l’influente segretario generale che – pur essendo l’autore, o il correttore, di ogni parola e slogan sfornati dall’Udc in questa campagna – preferisce restare dietro le quinte, nella “sala macchine del partito”. Dopo 12 anni al Nazionale, il 52enne nidvaldese non si è ripresentato. Però «sono e resto segretario generale», dice alla ‘Regione’ l’ex giornalista della ‘Weltwoche’.

Vi eravate posti come obiettivo di recuperare 100mila elettori persi nel 2019. Missione compiuta?

Il nostro team elettorale – Marcel Dettling per la Svizzera tedesca, Marco Chiesa per la Romandia e il Ticino e molti altri – ha lavorato bene, motivando le sezioni cantonali, che a loro volta hanno fatto un gran lavoro. Da noi molto dipende dall’impegno personale: anche questo rafforza la credibilità di un partito. Non sappiamo ancora quanti elettori abbiamo recuperato. I calcoli sono complessi. Ma quel che conta è che il risultato è chiaro: 3% in più di quota elettorale [al 28,6%, ndr], 9 seggi in più al Nazionale [a 62, ndr].

Ai quali vanno sommati 5 seggi dei piccoli partiti di destra: Lega, Unione democratica federale (Udf) e Mouvement Citoyens Genevois (Mcg).

Sì. Parto dall’idea che la Lega, l’Udf e anche l’Mcg faranno parte della nostra ‘frazione’.

Avete congiunto le liste col Plr in nove cantoni. Una strategia vincente?

Nel canton Giura, ad esempio, abbiamo potuto conquistare un seggio [tradizionalmente occupato dal Pdc/Centro, ndr] grazie alla congiunzione con il Plr. Ma non sappiamo ancora quale effetto hanno avuto – cioè chi ci ha guadagnato, tra Udc o Plr – le congiunzioni di liste nei singoli cantoni e complessivamente. Quel che è certo è che se non le avessimo fatte, nel canton Giura e in altri cantoni diversi seggi sarebbero andati al centro o alla sinistra.

L’Udc sin qui è stato un partito essenzialmente svizzero-tedesco. I seggi guadagnati in alcuni cantoni romandi e in Ticino vi rendono adesso un vero partito svizzero?

[ride] Siamo il ‘Volkspartei’ [partito popolare, ndr] presente in tutta la Svizzera: in tutti i cantoni e in tutte le regioni linguistiche. È davvero uno dei segnali forti di queste elezioni. Nella Svizzera romanda abbiamo guadagnato quattro seggi e siamo ormai il partito ‘borghese’ più forte. In Ticino abbiamo conquistato un altro mandato al Nazionale e siamo ben rappresentati. Questo è sicuramente anche un successo di Marco Chiesa, il primo presidente non svizzero-tedesco dell’Udc (e anche l’unico presidente di partito della Svizzera ‘latina’), molto presente in Romandia e naturalmente in Ticino. Non dobbiamo dimenticare che per quasi tutti i media svizzero-tedeschi il mondo finisce a Zurigo.

“Domina la paura del cambiamento”, ha dichiarato al ‘Tages-Anzeiger’ il politologo Michael Hermann. L’Udc ha giocato abilmente su questo registro, agitando costantemente lo spettro dello straniero criminale. Poi però – ha scritto ieri la ‘Nzz’ – “sulla politica sanitaria e i premi di cassa malati (...) il maggior partito del Paese non ha niente da dire”.

È interessante notare che nessun partito è considerato davvero competente su questi temi, che sono molto complessi. Il Ps, ad esempio, ha da 12 anni [col dimissionario Alain Berset, ndr] la responsabilità del Dipartimento federale dell’interno; eppure si comporta come se non avesse niente a che vedere con ciò che Berset non ha fatto. I socialisti propongono di aumentare la somma a disposizione dei sussidi. La questione dei costi non viene sfiorata. Queste non sono soluzioni. Alla fine, il ceto medio paga due premi: il proprio e per gli approfittatori della ‘riduzione’.

Torniamo a quello che voi chiamate il ‘caos dell’asilo’. “Chiasso, Chiasso, Chiasso”, insisteva ancora domenica in tv il vostro presidente.

Certo, non lo devo spiegare ai Ticinesi cosa succede. I temi che adesso preoccupano di più le persone – queste le elezioni lo hanno dimostrato in modo lampante – sono l’immigrazione e il caos dell’asilo. La ministra di Giustizia e Polizia [la socialista Elisabeth Baume-Schneider, ndr] è un ‘Sicherheitsrisiko’, un rischio per la sicurezza della Svizzera. La maggior parte dei Paesi europei introduce controlli alle frontiere, e lei non li vuole! Noi siamo credibili, perché tematizziamo queste problematiche da molto tempo. E le elezioni si vincono così: facendo una politica credibile, sui temi cruciali per le elettrici e gli elettori.

Attirandovi le critiche della Commissione federale contro il razzismo…

Il moralismo rosso-verde non funziona più: la popolazione ne ha abbastanza. Non può essere che, quando si affrontano i problemi nel settore dell’asilo, si venga tacciati di razzismo semplicemente perché si chiamano le cose col loro nome e si presentano casi concreti di atti violenti commessi da criminali stranieri.

L’Udc si rafforza numericamente al Nazionale. Sarà in grado, nel lavoro parlamentare, di trasformare la forza elettorale in un’effettiva capacità di forgiare soluzioni sostenute da una maggioranza? Oppure continuerà a rimanere spesso isolata, com’è accaduto sin qui?

Lo spero. Così non si può andare avanti. Non è possibile che ogni anno entrino in Svizzera quasi 100mila persone, che gli affitti continuino ad aumentare, che le strade siano sempre più intasate e il paesaggio sempre più cementificato, che il caos dell’asilo prosegua indisturbato. Senza contare i problemi che si creano a livello di integrazione, specialmente nelle scuole. La responsabilità di cambiare le cose è nostra, ma anche del Plr e dell’Alleanza del Centro. Spero che aprano gli occhi, affinché non capiti quel che sta succedendo in Svezia, dove si è arrivati al punto di dover mandare l’esercito in alcuni quartieri.

Secondo turno dell’elezione del Consiglio degli Stati in Ticino: come vede Marco Chiesa?

Marco Chiesa ha fatto un ottimo risultato, migliore di quello di quattro anni fa. La distanza con Regazzi e Farinelli è importante. I Ticinesi sanno chi è Marco Chiesa. E sanno che – anche grazie al suo ruolo di presidente del primo partito svizzero – può portare le loro preoccupazioni sul piano della politica federale.

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