Svizzera

Procreazione assistita, il peso del dover pagare per un figlio

L'onere per chi inizia il percorso non è solo finanziario ma anche psicologico: legare la nascita di un bambino ai soldi crea un notevole stress

In sintesi:
  • Fra diagnosi, trattamenti falliti e possibili aborti spontanei, il percorso è estremamente violento per chi lo affronta
  • Spesso le coppie sono costrette ad attingere alle proprie riserve
(Keystone)
3 maggio 2023
|

Ricorrere alla procreazione medicalmente assistita per avere un figlio comporta un importante onere che ha un impatto non solo finanziario, ma anche psicologico: legare il concepimento di un bambino ai soldi comporta un passo non sempre facile da accettare, spiega la psichiatra Elodie Girard.

"Un percorso di procreazione medicalmente assistita è estremamente violento per chi lo affronta", afferma la specialista di questioni legate all'infertilità in un'intervista pubblicata oggi dal mensile economico romando Bilan. "Questa violenza si sviluppa in un crescendo, dalla diagnosi ai trattamenti falliti, dalle fecondazioni in vitro ai possibili aborti spontanei. Sono storie di vita che diventano sempre più difficili man mano che le prove si accumulano, portando talvolta a una spirale di vulnerabilità. L'esperienza traumatica di sentirsi dire che si è sterili è stata studiata: in termini di ansia e depressione, l'impatto psicologico è simile a quello della scoperta di essere positivi all'HIV. Si scatena una vera e propria crisi esistenziale".

"In questo contesto, la questione finanziaria è un'ulteriore fonte di stress per i miei pazienti", prosegue la specialista. "Il percorso PMA costringe le coppie ad attingere alle loro riserve. Alcune temono che i loro risparmi si azzerino dopo due o tre fecondazioni in vitro, per le quali hanno talvolta dovuto spendere diverse decine di migliaia di franchi. Non si tratta di soldi spesi per compiacere se stessi: si parla di un peso emotivo importante, un ideale di futuro".

"Il denaro è un ambito su cui tendiamo a proiettare molte emozioni", sottolinea la dottoressa ginevrina. Può avere un'enorme carica emotiva, a partire dal suscitare rabbia, per esempio in una situazione di divorzio. "Per la PMA, è come se l'affetto non fosse riuscito a sostituire il denaro. Intraprendere un processo costoso significa ammettere che esiste una barriera che tutto l'amore del mondo non è sufficiente a rimuovere. Per alcuni è una grande delusione dover ricorrere al portafoglio".

Si ha quasi l'impressione - chiede l'intervistatrice - di acquistare un bambino? "Ho conosciuto pazienti che, dopo diversi anni di fallimenti, si sono trovate in un processo particolarmente difficile di accettazione della donazione di ovuli. Oltre all'ulteriore incapacità di concepire, si entra in un processo in cui si chiede a un'altra donna di stimolare i suoi ovociti per donarli in una transazione commerciale. Alcune sono molto riluttanti a partecipare a questo mercato. Altre donne, indebolite dalla propria esperienza, si sentono già così inadeguate da preferire che gli ovociti provengano da un'altra donna piuttosto che da loro stesse, ritenendo che siano di qualità migliore. Ma tutto sommato questo dilemma non è nuovo: non molto tempo fa, prima che le cliniche offrissero soluzioni altamente sviluppate, l'adozione era molto più comune. Allora si pagava non per il bambino, ma per il processo. Oggi le persone sono incoraggiate a scegliere la soluzione PMA".

"Il ginecologo farà un discorso standardizzato, medicalizzato e finanziario che scuoterà e minerà l'immaginario misterioso e magico del concepire un bambino", spiega l'intervistata. "Ci sono anche pazienti che sono veloci e adottano un atteggiamento molto ‘business woman’: la parte emotiva viene temporaneamente messa da parte per lasciare spazio a un approccio operativo molto pianificato. Questo è certamente un modo per proteggersi". Si tratta anche di un processo che "richiede anche un notevole investimento in termini di tempo".

Ma è ragionevole in un mondo in crisi - insiste la giornalista - spendere tutti i propri risparmi per concepire un figlio? "Se una persona soffre di una menomazione che le impedisce di muoversi o di mangiare correttamente, cercherà di trovare il modo di migliorare questa necessità", risponde Girard. "Non traccio questo paragone a caso: mangiare e bere sono, come la sessualità, tanto piaceri quanto bisogni. Questo vale anche per la procreazione. Avere dei figli e creare generazioni future sono esperienze che rientrano nell'ordine della pulsione vitale. È un sentimento molto potente, inesauribile in alcune persone. Quindi sì, darsi i mezzi per agire rimane ragionevole".

"Alcune persone, tuttavia, si spingono oltre i limiti del possibile", aggiunge l'esperta. "Ho conosciuto una paziente che ha tentato 19 fecondazioni in vitro, il che dimostra una forma di ossessione. A un certo punto, la coppia deve stabilire i propri limiti e determinare quanto ciascuno sia a proprio agio con l'investimento richiesto per questo progetto, tenendo presente che, purtroppo, a volte il desiderio non è sufficiente. È necessario prendere in considerazione la rinuncia e il lutto per il desiderio di un figlio", conclude la psichiatra.

Nel numero di maggio Bilan dedica non meno di 14 pagine alla procreazione assistita, sviscerando il tema sotto diversi aspetti, non da ultimo quello degli affari: il mercato è in forte crescita ed è quindi terreno propizio per startup. Il mensile romando ne presenta due, la losannese Annaida, che vuole modernizzare la fecondazione in vitro, e la vallesana Yoni Solutions, che punta a comprende meglio un ambito che può avere un pesante impatto sulla fertilità, quello delle infezioni vaginali.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE