fuga di notizie al dfi

Corona-Leaks: violati i diritti dell'ex braccio destro di Berset

Sarebbe stato consegnato al procuratore straordinario Peter Marti un numero di e-mail di Peter Lauener superiore al consentito

Peter Lauener e Alain Berset (Keystone)

Nuovo sviluppo nel caso della fuga di notizie in seno al Dipartimento federale dell'interno (Dfi), il cosiddetto "Corona-Leaks". Un'inchiesta interna ha infatti portato a galla come l'Ufficio federale dell'informatica e della telecomunicazione (Ufit) abbia consegnato al procuratore straordinario Peter Marti un numero di e-mail superiore al consentito. I diritti di Peter Lauener, l'ex braccio destro di Alain Berset al centro della vicenda, sono quindi stati violati.

L'indiscrezione è stata inizialmente divulgata dall'emissione della radio svizzerotedesca Srf "Rendez-vous". Il Dipartimento federale delle finanze (Dff), che aveva ordinato di esaminare la questione, ha poi confermato la notizia in una presa di posizione fornita a Keystone-Ats, secondo cui la pratica dell'Ufit ha violato i diritti della personalità degli interessati, Lauener compreso.

L'Ufit, che è affiliato al Dff, doveva girare a Marti il contenuto della posta elettronica per un periodo di sei settimane. Invece, il procuratore straordinario ha ricevuto quello relativo a diversi anni.

E-mail inutilizzabili

Secondo due esperti legali della Srf, vi saranno verosimilmente dirette conseguenze sul caso a livello giuridico. Le e-mail consegnate illegalmente non potranno venire utilizzate nel procedimento contro l'ex responsabile della comunicazione del consigliere federale Berset, ha dichiarato Monika Simmler, professoressa di diritto penale all'università di San Gallo.

Una tesi sostenuta pure da Martin Steiger, avvocato specializzato in diritto della protezione dei dati, stando al quale ci sono grandi probabilità che le e-mail incriminate non potranno essere considerate in tribunale. "Se fossi un legale della difesa direi: bingo!", ha commentato. La decisione finale spetterà al giudice dei provvedimenti coercitivi bernese.

Nessuna malafede

In reazione a quanto successo, la numero uno del Dff Karin Keller-Sutter ha già incaricato l'Ufit di attuare diverse raccomandazioni, si legge nella presa di posizione. Ad esempio in futuro, prima della pubblicazione dei dati, verrà applicato il principio del doppio controllo.

Tuttavia, il Dff precisa come non siano stati trovati indizi che lascino pensare che i dipendenti responsabili abbiano agito consapevolmente con l'intento di violare le norme. Si tratterebbe quindi di una valutazione errata senza alcuna malafede della situazione legale e fattuale.

Caso Crypto

Lauener è attualmente sotto indagine per violazione del segreto d'ufficio. L'uomo è accusato di aver trasmesso informazioni confidenziali a Ringier, editore del Blick, concernenti le decisioni durante la pandemia, in cambio di un trattamento di favore per il suo capo Berset.

La vicenda trae origine da un altro episodio che ha destato molto scalpore, il cosiddetto caso Crypto. Secondo i media, la Cia e i servizi segreti tedeschi Bnd avrebbero per decenni intercettato migliaia di documenti da più di 100 Paesi utilizzando macchine crittografiche della società Crypto di Zugo.

L'indagine penale su questo scandalo, pure affidata a Marti, riguardava la violazione del segreto d'ufficio e l'istigazione alla violazione del segreto d'ufficio. Tra gli accusati figuravano Markus Seiler, segretario generale del Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) e lo stesso Lauener, sospettati di aver passato alla stampa documenti confidenziali. Non sono però emerse prove e pertanto il dossier è stato archiviato alla fine dello scorso marzo.

Nell'ambito di questa indagine, Marti si è imbattuto in altre fughe di notizie, soprattutto in relazione alla pandemia da coronavirus, e a finire nel mirino è stato di nuovo Lauener.

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