Svizzera

‘Prima dei soldi, Credit Suisse aveva perso l'anima svizzera’

Presidente nazionale nonché unico rappresentante ticinese agli Stati, Marco Chiesa non risparmia parole dure ai vertici della banca

Marco Chiesa
(Keystone)
11 aprile 2023
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"La scomparsa di Credit Suisse dal panorama bancario svizzero ha provocato stupore, indignazione e, per molti, una sensazione di tradimento". Inizia così l'intervento del presidente dell'Udc nazionale, nonché ora unico rappresentante ticinese al Consiglio degli Stati, nell'ambito della sessione straordinaria delle Camere per discutere sulla vicenda Credit Suisse-Ubs. Un intervento in cui il rappresentante della piazza finanziaria ticinese, la terza per importanza in Svizzera, non risparmia parole dure nei confronti degli ex dirigenti dell'istituto di credito caduto in disgrazia.

Il crollo verticale, quello di Credit Suisse, ha colpito tutti, ma soprattutto i dipendenti, i clienti, gli azionisti e gli obbligazionisti, osserva ancora Chiesa. "Ancora più grave della disintegrazione di una nostra banca tradizionale e rappresentativa, un istituto che porta nel suo nome l’aggettivo svizzero, è la perdita di fiducia nel nostro Paese. La Svizzera come rifugio incrollabile di stabilità, quando tutto intorno trema, e di sicurezza, quando tutto appare incerto, si sta sciogliendo come neve al sole". Questo "perché una strategia rischiosa e sbagliata decisa da Consigli d’amministrazione imprudenti e avidi, ha azzerato il valore di quell’aggettivo ‘svizzero’ che figura nel nome ‘Credito svizzero’. Invece di puntare sui classici principi del nostro Paese – la sicurezza, la discrezione, l’affidabilità –, questi dirigenti bancari hanno voluto giocare ai grandi strateghi globali per sentirsi mondialmente importanti e incassare bonus sempre più giganteschi. La Svizzera era diventata troppo stretta, troppo piccola, per queste ingorde ‘pseudoélite’ economiche. L’obiettivo non poteva certo rimanere Zurigo, Ginevra e Lugano, doveva essere Londra, o meglio ancora New York. Questi manager hanno voluto allargare il loro raggio d’azione credendosi armatori di oceanici transatlantici mentre non erano neppure capitani di barche d’acqua dolce".

E ancora: "Quando la fiducia in una banca viene meno, la gente viene a riprendersi i propri soldi. L'enorme deflusso di fondi degli ultimi mesi ha così annientato il Credit Suisse. Ma prima di ciò, la tradizionale banca svizzera fondata nel 1856 da Alfred Escher aveva perso la sua anima svizzera. Oggi dobbiamo renderci conto che il nostro Paese non è più in grado di proteggere a qualsiasi costo e in ogni caso la sua piazza finanziaria, perché la Svizzera si è giocata la sua proverbiale stabilità e la sua sicurezza giuridica".

I responsabili, tuttavia, non sono solo i vertici di Credit Suisse: per il presidente nazionale dell'Udc, in questa vicenda c’è "una corresponsabilità, anzitutto di fondo, dei politici. La Svizzera ha saputo diventare uno dei centri finanziari più importanti al mondo grazie alle condizioni quadro di questo Paese: l’assoluta certezza del diritto, le politiche avvedute, la garanzia della proprietà, la riservatezza dei clienti delle banche, e tutto questo, era inserito in un contesto di neutralità riconoscibile e riconosciuta da tutti gli Stati. Questo mix ha fatto sì che la Svizzera abbia avuto successo come gestore patrimoniale globale. Stiamo erodendo, se non distruggendo completamente, questo capitale di credibilità e affidabilità, e con esso la nostra posizione di importante centro finanziario mondiale, barattando i nostri princìpi e piegandoci per debolezza interna alle pressioni provenienti dall'estero. Questo anche nel caso del salvataggio di Credit Suisse. Mi riferisco ora alla responsabilità dei fatti; quella di questa Camera, perché anche lei ha giocato un ruolo nella débâcle di Credit Suisse. Dieci anni fa, Nazionale e Stati avevano dell'efficacia nelle regole del ‘too big to fail’. Quelle ‘alleanze diaboliche’ allora emerse tra Udc e sinistra, col senno di poi, si sono rivelate più profetiche delle ‘sante alleanze’ tra i partiti di centro. All'epoca, l’Udc e la sinistra chiedevano di organizzare un sistema bancario che prevedesse una chiara separazione tra la parte svizzera e quella estera legata all’investment banking, notoriamente più rischiosa e di difficile controllo. Di questo sentore, oggi ne abbiamo avuto la prova provata".

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