Svizzera

Questione riesportazioni armi sospesa, 5 miliardi all’Ucraina

Nuove proposte in Parlamento: tregua nei dibattiti sull’export di materiale bellico, maxi-programma di sostegno alla popolazione civile

Tregua nel dibattito parlamentare
(Keystone)

Berna – L'esame degli atti parlamentari che chiedono di consentire la riesportazione di armi svizzere all'Ucraina è sospeso al fine di organizzare delle audizioni. Lo ha deciso una commissione degli Stati. Parallelamente, una commissione del Nazionale chiede cinque miliardi di franchi per un programma di sostegno al Paese invaso dalla Russia.

La maggioranza della Commissione di politica estera del Nazionale (Cpe-N) ritiene che l'Ucraina "abbia bisogno di un ampio sostegno per finanziare in particolare gli aiuti umanitari, la protezione della popolazione civile, lo sminamento, la promozione della pace nonché il consolidamento delle infrastrutture civili". Per questo motivo, con 13 voti contro 11 e un'astensione, la commissione ha deciso di depositare una mozione.

In aula una minoranza chiederà il rifiuto dell'atto parlamentare ritenendo prematura ogni decisione. Ad oggi, sottolinea, la ricostruzione e la rispettiva cooperazione internazionale sono ancora in fase di definizione.

Audizioni per decisioni ‘su basi solide’

In merito alle autorizzazioni di riesportazione di materiale bellico elvetico all'Ucraina, sollecitate da alcuni Paesi europei, la Commissione della politica di sicurezza del Consiglio degli Stati (Cps-S) afferma che, alla luce delle decisioni prese dal Parlamento nella recente sessione primaverile, è "necessario prendere tempo per consultare degli esperti e chiarire le questioni in sospeso". L'obiettivo? Fare in modo che le future decisioni "possano essere prese su basi solide".

La commissione prevede quindi di organizzare delle audizioni "per esaminare gli aspetti inerenti al diritto internazionale pubblico insiti nelle iniziative e mozioni parlamentari pendenti", senza dimenticare le questioni legate alla neutralità.

La Cps-S fa esplicito riferimento alla procedura "Uniting for peace" e alla possibilità di una sua applicazione giuridicamente vincolante nell'ordinamento svizzero. Questa procedura autorizzerebbe il Consiglio federale a revocare il divieto di riesportazione nel caso in cui l'Assemblea generale dell'Onu avesse riscontrato, con una maggioranza di due terzi, una violazione del divieto internazionale sull'uso della forza. La decisione di sospendere i dossier è stata presa con 7 voti contro 4 e una astensione.

Stallo in Parlamento

Nella sessione primaverile appena conclusasi, il Consiglio nazionale aveva approvato – con 98 voti a 96 e 2 astensioni – parte di una mozione che chiede di autorizzare la riesportazione di materiale bellico elvetico nel caso in cui il Consiglio di sicurezza dell'Onu dichiarasse in una risoluzione una violazione del divieto dell'uso della forza ai sensi del diritto internazionale.

Come sottolineato durante i dibattiti, si tratta di un atto simbolico di sostegno all'Ucraina. La Russia dispone infatti del diritto di veto in seno al Consiglio di sicurezza. Il Nazionale ha invece detto nettamente "no" alla seconda parte della mozione, che chiedeva di autorizzare la procedura "Uniting for peace".

Da parte sua, il Consiglio degli Stati ha respinto – 23 voti a 18 e 2 astenuti – una mozione del "senatore" Thierry Burkart (Plr/Ag) che intendeva edulcorare le attuali disposizioni di legge circa la cessione di armi all'estero.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE