Sono le conclusioni a cui è giunto uno studio commissionato dall’Ufficio federale dell’energia e presentato oggi al Consiglio federale
Non ci sono rischi seri per la sicurezza dell’approvvigionamento elettrico in inverno, ma non si possono escludere momenti di difficoltà. È la conclusione a cui giunge uno studio presentato oggi dal Consiglio federale.
Nello studio, commissionato dall’Ufficio federale dell’energia (Ufe), sono stati analizzati e simulati vari scenari con una differente disponibilità di gas e di centrali nucleari, tenendo tra l’altro conto delle decisioni prese dai Paesi dell’Ue sino alla fine dello scorso luglio. I risultati mostrano che le misure già adottate contribuiscono in modo significativo a garantire le forniture per l’imminente stagione fredda, mette in risalto il governo in un comunicato.
Ad esempio, grazie a una riserva idroelettrica sarà possibile conservare energia da sfruttare nel periodo critico di fine inverno. Un ruolo importante lo giocheranno inoltre la centrale elettrica di riserva temporanea a Birr (Ag) e le altre che verranno messe in funzione.
L’approvvigionamento sarà poi rafforzato da altri provvedimenti presi, quali l’aumento della capacità della rete di trasporto, il piano di salvataggio per le aziende elettriche di rilevanza sistemica e la temporanea riduzione del prelievo dai deflussi residuali. Infine, non va dimenticato il contributo da parte di economia e società tramite il taglio dei consumi.
Lo scenario di riferimento preso in considerazione ipotizza che nell’inverno 2022/23 la disponibilità delle centrali nucleari francesi si riduca del 35%, ma che in tutta Europa sia disponibile una quantità di gas sufficiente per la produzione di elettricità. Se fosse questa la trama dei prossimi mesi, l’energia prodotta all’interno del Paese e all’estero sarebbe abbastanza per soddisfare la domanda svizzera. Tuttavia, il presupposto è che il commercio continentale di energia elettrica continui a funzionare e che in caso di difficoltà sia garantito il sostegno reciproco.
Un secondo scenario parte dall’ipotesi che la disponibilità di gas per la produzione di elettricità sia ridotta di circa il 15% in tutta Europa. Nel 87% delle circa 2’400 simulazioni condotte in tali condizioni, in Svizzera non si sono presentati problemi nelle forniture. Nell’8% invece, la quantità di elettricità mancante corrispondeva a più di un giorno di consumo invernale, pari a circa 170 gigawattora (GWh), e nel 5% si è manifestato un deficit pari al consumo di oltre due giorni e mezzo. Le riserve e gli sforzi per ridurre i consumi farebbero comunque la loro parte, mettendoci una pezza.
Un terzo scenario, ancora più preoccupante, immagina che il 50% della produzione degli impianti atomici francesi e le centrali svizzere di Leibstadt e Beznau 1 vengano a mancare. In questo caso, il governo parla di situazione che "potrebbe risultare tesa a livello regionale". Malgrado ciò, la Confederazione non ne risentirebbe grazie alla disponibilità di energia idroelettrica e alle sufficienti importazioni provenienti da altre zone limitrofe.
Ad avere un impatto notevole sul Paese sarebbe un’ultima combinazione di eventi ipotizzata, ossia una disponibilità limitata di gas in tutta Europa unita a un’interruzione dell’esercizio di tutte le centrali nucleari svizzere. Con questo mix mancherebbe una quantità media di elettricità pari al consumo di poco meno di sei tipici giorni invernali. L’esecutivo non si fascia però la testa e descrive tale scenario come "molto improbabile".