Svizzera

Iva per l’e-commerce estero, sgravi per gli assorbenti

È quanto prevede una revisione parziale della Legge sull’Iva. Il dossier passa ora all’esame del Consiglio degli Stati

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10 maggio 2022
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Anche le piattaforme online estere che vendono a nome di terzi dovranno pagare l’imposta sul valore aggiunto. È quanto prevede una revisione parziale della Legge sull’Iva, che introduce anche un’aliquota ridotta per gli assorbenti, adottata oggi dal Consiglio nazionale con 129 voti contro 53 e una astensione.

Attualmente portali online come AliExpress, Wish e Jd sfuggono all’Iva poiché, dal punto di vista della legislazione fiscale, non figurano come venditori diretti, bensì come intermediari. Ciò svantaggia le piattaforme di vendita svizzere che invece devono pagare tale tributo. La revisione di legge si propone di parificare attori elvetici ed esteri. Per farlo il governo ha proposto due misure: da un lato chiede l’obbligo di fornire informazioni per questi portali, e dall’altro prevede l’introduzione di un obbligo di rendiconto inerente all’Iva per le piattaforme di vendita per corrispondenza. La maggioranza del Nazionale è andata oltre, estendendo la procedura di riporto del pagamento a tutti gli importatori contribuenti. Lo scopo è garantire che le imprese importatrici nazionali non siano svantaggiate rispetto alle piattaforme elettroniche straniere.

Tra le altre misure spicca l’introduzione di un’aliquota ridotta, pari al 2,5%, sui prodotti per l’igiene mestruale (decisione presa con 107 voti contro 70). Tra gli articoli soggetti al tasso ridotto attualmente ci sono tutti i prodotti alimentari, i medicinali, giornali, riviste e libri.

"Si tratta di beni di prima necessità; includere anche gli assorbenti e i proteggi-slip ha senso: le donne non hanno la scelta se consumare o meno questi prodotti", ha sostenuto Samuel Bendahan (Ps/Vd). Per Sophie Michaud Gigon (Verdi/Vd) si tratta essenzialmente di una questione di principio e non finanziaria. "Come si può imporre con un tasso ridotto la lettiera per gatti ma non i prodotti per l’igiene mestruale?", si è chiesta la vodese. L’Udc e il Plr erano invece contrari. "Ridurre l’aliquota per i prodotti destinati all’igiene mestruale non avrà necessariamente un impatto positivo sui consumatori", ha aggiunto Beat Walti (Plr/Zh): i negozi potrebbero aumentare i loro margini senza trasferire il tasso più basso sui prezzi, ha sottolineato lo zurighese. Da notare che una proposta per l’estensione della riduzione d’imposta ai pannolini per bambini e agli inserti per persone incontinenti è invece stata respinta con 97 voti contro 83.

Il dossier passa ora all’esame del Consiglio degli Stati.