Nel 2021 i Paesi più inclusivi sono Islanda, Nuova Zelanda e Svezia; critica la situazione nei Paesi dell’Africa subsahariana
Nel 2021 i Paesi più inclusivi per donne e bambini sono Islanda, Nuova Zelanda e Svezia, con Svizzera e Finlandia subito dietro, mentre resta critica la situazione nei Paesi dell’Africa subsahariana. È quanto emerge dalla settima edizione del WeWorld Index. Lo scorso anno, al primo posto si era piazzata la Norvegia, seguita da Finlandia, Islanda, Svezia, Danimarca, Nuova Zelanda e, settima, la Svizzera.
La classifica sul livello d’inclusione di donne e bambini in 172 Paesi, stilata dall’organizzazione non governativa italiana WeWorld, quest’anno ha messo il suo focus sugli impatti dei cambiamenti climatici e della pandemia. In coda si trovano gli stessi Paesi del 2020: Repubblica Centrafricana (170a posizione), Sud Sudan (171a) e Ciad (172a). Qui, sottolinea il rapporto, la condizione delle donne e dei bambini è ancora critica in tutti gli indicatori presi in considerazione: ambientali, sociali, educativi, economici e di salute.
I cambiamenti climatici colpiscono soprattutto le comunità più emarginate che, per ragioni sociali, culturali, economiche, sono le più a rischio, comportando povertà, scarsità di acqua e cibo, migrazioni, conflitti e violenza. Particolarmente vulnerabili le aree già colpite da povertà cronica, come le zone costiere dell’Asia meridionale, le regioni desertiche dell’Africa subsahariana, ma anche i piccoli Stati insulari in via di sviluppo.
L’impatto del cambiamento climatico, avverte lo studio, è distribuito in modo sproporzionato su chi contribuisce meno al problema. I primi sei emettitori di gas serra sono, nell’ordine: Cina, Stati Uniti, Unione europea (Regno Unito compreso), India, Russia e Giappone.