Svizzera

Lotta alla mafia, la direttrice di Fedpol chiede più misure

Attualmente i cantoni non hanno la possibilità di scambiarsi i dati di polizia. Serve aumentare anche la conoscenza del fenomeno mafioso

Nicoletta Della Valle, direttrice di FedPol (Keystone)
29 ottobre 2021
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Per combattere più efficacemente la mafia, la Svizzera deve rafforzare lo scambio di informazioni tra i cantoni e la Confederazione, secondo Nicoletta della Valle, direttrice dell’Ufficio federale di polizia. Anche la conoscenza della mafia deve essere aumentata.

I cantoni non sono attualmente in grado di scambiarsi dati di polizia, ha detto della Valle in un’intervista ai giornali CH Media. Una mozione di Corinne Eichenberger (PLR/AG) ha incaricato il Consiglio federale di rimediare a questa situazione, assicurando che tali dati siano messi in rete a livello nazionale.

Il governo federale e i cantoni stanno attualmente creando le basi giuridiche necessarie e la direttrice di Fedpol spera che siano in funzione entro il 2025. Attualmente, lo scambio di dati è quasi più efficiente tra la Svizzera e le autorità europee che con i cantoni, ha commentato.

Problemi poco noti

Le misure antimafia in Svizzera si basano su tre pilastri: repressione, cooperazione e prevenzione. La Confederazione collabora sempre più intensamente con l’Italia, ma non è ancora abbastanza efficace nel campo della prevenzione.

I problemi legati alla presenza della mafia sono ancora poco conosciuti. Se non si intensifica la lotta l’economia svizzera rischia di essere infiltrata. Ad esempio, le imprese mafiose potrebbero insinuarsi sempre più nella costruzione di strade nazionali, ha detto Nicoletta della Valle.

Mafia sotto pressione in Italia

Peggio ancora: potrebbero essere infiltrate anche autorità. Un altro pericolo è costituito dal riciclaggio di denaro e la Svizzera rischia di essere nuovamente inserita nelle liste nere. Ma il pericolo maggiore è che la Confederazione diventi una base per la mafia, un’ipotesi realistica secondo le autorità italiane.

La mafia è sotto pressione in Italia, e se la Svizzera non agisce, l’organizzazione potrebbe insediarsi sempre più sul territorio, tanto più che offre una buona infrastruttura, un mix di lingue e una comunità italiana presente da molto tempo.