Per la graduatoria stilata dall’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale, la Confederazione si mette di nuovo alle spalle Svezia, Usa e Regno Unito
La Svizzera rimane numero uno al mondo in materia d’innovazione: è quanto emerge da una graduatoria pubblicata a scadenza annuale dall’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (Ompi). Dietro alla Confederazione, prima dal 2011, si confermano – nei medesimi posti del 2020 – Svezia, Stati Uniti e Regno Unito. Seguono poi Corea del Sud, Paesi Bassi, Finlandia, Singapore, Danimarca e Germania. All’11esimo rango figura la Francia, tallonata dalla Cina. Nell’analisi effettuata dall’organizzazione con sede a Ginevra sulla base di decine d’indicatori risulta più staccata l’Italia, 21esima. La classifica dei 132 Stati analizzati è chiusa da Guinea, Yemen e Angola.
“Nonostante il drammatico impatto della pandemia di Covid-19 sulle condizioni di vita e sui mezzi di sussistenza, molti settori economici hanno resistito notevolmente bene: in particolare quelli che hanno puntato sulla digitalizzazione, sulla tecnologia e sull’innovazione”, afferma il direttore generale dell’Ompi, Daren Tang, citato in un comunicato. “Mentre il mondo cerca di riprendersi dalla pandemia, sappiamo che l’innovazione è la chiave per superare le sfide che tutti affrontiamo e costruire un futuro migliore”, afferma il 59enne con passaporto di Singapore.
Stando all’organismo delle Nazioni Unite, in molte parti del mondo i governi e le imprese hanno intensificato i loro investimenti nell’innovazione, in risposta alla devastazione umana ed economica causata dal virus. La produzione scientifica, le spese di ricerca e sviluppo (R&S), le domande di registrazione della proprietà intellettuale e le transazioni con capitale di rischio hanno continuato ad aumentare nel 2020, superando anche i livelli già elevati registrati prima della crisi. In particolare, la spesa in R&S ha retto meglio durante la recessione economica legata alla pandemia rispetto a quanto successo in altre crisi.