Il certificato vaccinale sarà trasformato in certificato Covid-19 valido a livello internazionale, non ci sarà un registro centrale delle vaccinazioni
Il certificato di vaccinazione rilasciato dal medico o da un centro di vaccinazione dovrà essere trasformato in certificato Covid 19 valido a livello internazionale. Sarà disponibile sia in formato cartaceo che digitale, ma non ci sarà nessun registro centrale delle vaccinazioni. È quanto ha assicurato oggi, nell'abituale incontro con la stampa, Patrick Mathys, capo della sezione di gestione delle crisi e della cooperazione internazionale dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).
Il certificato è attualmente in fase di elaborazione, ha aggiunto Mathys. "Stiamo lavorando duramente perché sia pronto entro l'estate". È possibile che venga rilasciato al momento della vaccinazione. "La responsabilità di conservarlo è però della persona vaccinata" visto che non sarà inserito in un registro centrale. Al momento non è ancora chiaro come saranno registrate le vaccinazioni già effettuate, ha aggiunto.
L'aumento dei casi certificati di Covid è proseguito da febbraio ed "è probabile che in meno di tre settimane il numero di casi raddoppi". Attualmente nessun cantone ha un tasso di riproduzione inferiore a 1, ha precisato Mathys. I ricoveri e i decessi sono relativamente stabili, ma si teme che l'aumento dei contagi tra i giovani si estenderà anche alle persone in età avanzata, facendo aumentare la pressione sugli ospedali.
Dal 7 aprile le farmacie offriranno anche la possibilità di sottoporsi a test rapidi gratuiti, ma "il risultato negativo è valido solo per 24 ore" e non deve essere un lasciapassare per aggirare le regole di comportamento, ha ancora ricordato Mathys. Questi test servono a proteggere sé stessi e gli altri, nel caso si abbia in programma di incontrare amici e famigliari.
La presidente di PharmaSuisse, Martine Ruggli, ha invitato però la popolazione ad avere un po' di pazienza e a non precipitarsi in farmacia dal primo giorno. "Non sarà possibile servire tutti subito", ha detto, precisando che non tutte le farmacie sono riuscite a rifornirsi prima delle festività di Pasqua.
"I test 'fai da te' sono un buon complemento alle misure di protezione e di lotta alla pandemia". Ne sono stati ordinati circa sette milioni, in Svizzera e all'estero. Devono però ancora essere confezionati in sacchetti singoli o di cinque unità, ha spiegato Ruggli. È inoltre necessario stampare le istruzioni per l'uso. "Si tratta di un'enorme sfida logistica per le farmacie, che hanno assunto personale supplementare a questo scopo".
Ogni persona riceverà cinque test al mese e dovrà presentare la tessera della cassa malattia per riceverli. In questo modo sarà possibile verificare se ha già ricevuto la sua quota e non si potrà fare incetta rivolgendosi a più farmacie.
Per effettuare il test occorre infilare per pochi centimetri un tampone quattro volte in ogni narice. Questo va poi inserito in una provetta con uno speciale liquido e una goccia va posata su un reagente (simile a quello dei test di gravidanza). Se appare una sola linea il risultato è negativo. Due linee indicano un risultato positivo ed è necessario sottoporsi a un test PCR per confermare la diagnosi.
Martine Ruggli ha precisato che gli autotest sono meno sensibili dei normali tamponi. "La carica virale deve essere alta per essere rilevata". Una parte delle contaminazioni non sarà quindi individuata, ha riconosciuto. A suo parere è comunque positivo poter identificare i pazienti con la più alta carica virale, e quindi più contagiosi.
Gli autotest non saranno utilizzati per test di massa nelle imprese o nelle scuole e devono rimanere un supplemento alla strategia, da usare in privato, ha detto Rudolf Hauri, presidente dell'Associazione dei medici cantonali. A suo avviso i test di massa ripetuti hanno dimostrato la loro utilità permettendo di limitare le misure di quarantena e di mantenere l'insegnamento in presenza. A Zugo, il suo cantone, simili test in serie dovrebbero essere presto eseguiti su circa 20.000 persone nelle scuole, nelle case di riposo e nelle aziende, su una popolazione di 127.000 abitanti.