Coronavirus

Coronavirus, Koch: 'Solo pochi bambini si infettano'

Sul fronte economico è allarme disoccupazione: 1'500 persone al giorno perdono l'impiego. In Ticino più della metà dei dipendenti a lavoro ridotto

in tutta la Svizzera più di 300 persone sono attualmente intubate (Keystone)
17 aprile 2020
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Solo pochi bambini sono stati infettati dal coronavirus e non sono quindi il principale vettore di contagio. Daniel Koch, delegato dell’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) per il Covid-19, ha ribadito oggi questo concetto, giustificando così la decisione del Consiglio federale di una possibile riapertura delle scuole dell’obbligo prevista per l’11 maggio. Dal canto suo Boris Zürcher, capo della Direzione del lavoro presso la Segreteria di Stato dell'economia (Seco), ha sottolineato ancora una volta l’impatto che ha avuto la pandemia sull’economia: in un mese sono stati registrati oltre 30’000 nuovi disoccupati, che per il momento potranno solo crescere, visto che dall’inizio della crisi il numero di assunzioni è praticamente fermo.

'Non siamo ancora fuori pericolo'

La curva dei nuovi contagi si effettivamente appiattita in modo rapido, ha affermato Koch durante una conferenza stampa a Berna. Tuttavia, “non siamo ancora fuori pericolo”, ha avvertito, ricordando che questa malattia può colpire gravemente anche persone non a rischio. Vi è inoltre il pericolo che molte altre persone saranno contagiate, con conseguenze gravi. Attualmente vi sono ancora circa “300 persone che necessitano di respirazione artificiale” negli ospedali, ha precisato.

Ciononostante, la decisione di riaprire le scuole dell’obbligo a maggio è stata “responsabile e cosciente”. Questo in particolare perché gli infettivologi pediatrici con cui Koch ha avuto dei colloqui, gli hanno confermato (anche dopo aver effettuato test sierologici) che “con grande sicurezza” i bambini non sono la principale fonte di diffusione del virus. “Chiaramente dei bambini sono stati infettati”, in gran parte, però, “dai loro genitori” e non il contrario. È tuttavia “probabile” che la maggior parte di loro “non si infetterà”, ha rilevato Koch, precisando che anche l’età può giocare un ruolo e nella scuola dell’obbligo le differenze in quest’ambito sono considerevoli. In ogni caso, la Confederazione presenterà anche un “piano di protezione” che spiegherà come mettere in atto in classe le raccomandazioni dell’Ufsp. Ciò sarà il caso anche per i settori economici che potranno riprendere l'attività. 

Altro tema scottante è quello delle mascherine. Inizialmente pure alcune strutture sanitarie facevano fatica a procurarsene, visto che ve ne erano in circolazione troppo poche. Oggi ciò non dovrebbe più essere il caso: al momento la Confederazione ne ha a disposizione 20 milioni, che entro la fine del mese dovrebbero diventare 100 milioni. Queste ultime saranno a disposizione “in una prima fase” anche per quelle attività che potranno riaprire il 27 aprile con le adeguate misure di protezione: se ad esempio i parrucchieri non riusciranno ad averne abbastanza per loro, ma anche per i clienti, allora potranno chiedere aiuto a Berna. 

Ticino in testa per le richieste di lavoro ridotto

Un aumento simile della disoccupazione “non si era mai visto nemmeno in caso di gravi recessioni”. Zürcher ha tuttavia precisato che ciò è in particolare dovuto al fatto che da metà marzo non vi sono più state nuove assunzioni. Insomma, la domanda di manodopera si è in pratica ridotta zero. L’aumento di oltre 30’000 disoccupati (151’000 in totale e circa 15’000 al giorno da inizio aprile) non è quindi dovuto solo ai licenziamenti. Ed evitarli è proprio l’obiettivo delle indennità per il lavoro ridotto concesse alle aziende. In totale sono circa 167’000 le imprese che ne hanno fatto richiesta per un totale di 1,76 milioni di dipendenti. Ciò corrisponde al 34% dei lavoratori elvetici. In Ticino tale percentuale sale però al 52%: proporzionalmente si tratta del cantone con più richieste. Ci sono poi differenze notevoli a seconda dei settori: nella ristorazione tre quarti dei dipendenti beneficiano del lavoro ridotto, nell'edilizia e nelle attività artistiche sono circa la metà. A usufruire poco di questa possibilità sono invece i dipendenti delle amministrazioni pubbliche e del settore finanziario.

Piani di protezione: 'responsabilità delle aziende'

Settimana prossima la Confederazione presenterà quattro o cinque modelli dei piani di protezione che le aziende dovranno rispettare per poter riaprire. Saranno però solo delle indicazioni generali, basate sulle raccomandazioni dell’Ufsp, per permettere alle organizzazioni mantello di elaborare piani di protezione specifici per il loro settore. Zürcher ha poi precisato che l’efficacia delle misure sarà esclusivamente responsabilità delle aziende, visto che non ci sarà bisogno di un’autorizzazione da parte di Berna per applicarle. A controllare il rispetto di tali misure di protezione saranno poi le autorità cantonali. 

A non poter aprire ancora a lungo saranno invece bar e ristoranti. Berna deve infatti ancora analizzare approfonditamente questo tema “difficile”, ha detto Koch. Ad esempio a metà marzo era stato concesso ai ristoranti di rimanere aperti se non vi erano più di 50 persone nel locale. Tuttavia, “ciò non ha funzionato affatto” dal punto di vista epidemiologico. Insomma si tratta ancora di capire come sarà possibile applicare le regole di comportamento per proteggere efficacemente sia il personale sia i clienti. È quindi ancora troppo presto per fare previsione su un’eventuale apertura. Lo stesso vale per gli eventi di grande portata come open air o festival.

 

 

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