Il piano governativo per l'acquisto dei nuovi jet da combattimento raccoglie il sostegno della Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale
L'acquisto dei nuovi caccia da combattimento per un massimo di 6 miliardi di franchi raccoglie il sostegno di buona parte della Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale (CPS-N). A suscitare discussione, come agli Stati in settembre, è la quota destinata agli affari di compensazione.
Nel settembre scorso, il Consiglio degli Stati aveva stabilito che le imprese estere avrebbero dovuto compensare il 100% - e non solo il 60% come voleva il Governo - del valore contrattuale mediante l'assegnazione di mandati in Svizzera (affari offset), di cui il 20% con affari offset diretti e il 40% con affari offset indiretti nel settore della base tecnologica e industriale rilevante in materia di sicurezza. A ciò si aggiunge un altro 40% di compensazione indiretta in tutta una serie di settori che vanno dall'industria delle macchine, a quella ottica e orologiera, per passare dalla chimica.
Inoltre, tutte le principali regioni del Paese avrebbero dovuto beneficiare, nella misura del possibile, degli affari di compensazione: il 65% per la Svizzera tedesca, il 30% per quella francese e il 5% per la Svizzera italiana.
La CPS-N, ha spiegato oggi ai media il suo presidente Werner Salzmann (UDC/BE), si è espressa per una quota di compensazione pari al 60%. A suo parere, una quota maggiore equivarrebbe a una sorta di sovvenzione. La commissione vuole limitare l'attività di compensazione agli ordini direttamente collegati all'acquisto dei jet e alle industrie attive negli armamenti e nella sicurezza.
La CPS-N ha poi approvato il decreto di pianificazione per l'acquisto di nuovi aerei da combattimento con 18 voti a 5. Quest'ultimo è soggetto a referendum facoltativo. Il chiaro risultato del voto in seno alla Commissione suggerisce che anche il plenum approverà l'acquisto.
Il decreto di pianificazione contiene l'ordine per l'acquisto di nuovi caccia a reazione per un importo massimo di 6 miliardi di franchi, ma non il tipo di aereo da acquistare. Il Consiglio federale deciderà su questo aspetto solo più tardi.
Gli aerei candidati per sostituire i Tiger e gli F/A-18 sono quattro: l'Eurofighter della Airbus (Germania), l'F/A-18 Super Hornet della Boeing (Stati Uniti), il Rafale della Dassault (Francia) e l'F-35A della Lockheed Martin (Stati Uniti). Il Gripen E di Saab (Svezia) è invece rimasto fuori dalla corsa (vedi l'approfondimento sui quattro contendenti)
Una valutazione sugli aviogetti dovrebbe essere disponibile nella seconda metà del 2020. Un eventuale referendum è previsto per il 27 settembre dell'anno prossimo. Al più tardi all'inizio del 2021, il Consiglio federale deciderà quale aereo acquistare. A partire dal 2025, i primi modelli dovrebbero sfrecciare nei cieli svizzeri ed entro il 2030 la flotta dovrebbe essere al completo. Gli F/A-18 e i Tiger verrebbero smantellati gradualmente.
Poiché la decisione sul modello non è ancora stata presa, il prezzo esatto per aereo e quindi anche le dimensioni della flotta non sono chiare. Secondo le stime di un gruppo di esperti, il prezzo medio per caccia, compresi armamento, logistica, sistemi, aggiornamenti e altri costi, è di circa 200 milioni di franchi.
Con 6 miliardi di franchi dovrebbe quindi essere possibile acquistare 30 nuovi jet. Tenendo conto delle esigenze in fatto di manutenzione e formazione, ciò dovrebbe soddisfare lo scenario di riferimento: il Consiglio federale esige infatti che almeno quattro aerei siano sempre in volo per un periodo di quattro settimane.
L'acquisto di nuovi missili antiaerei è escluso dalla decisione di pianificazione. I due dossier avanzano in parallelo e hanno punti di contatto a livello militare e finanziario. Tuttavia, contrariamente ai piani originari dell'esecutivo, il nuovo sistema di difesa terra-aria (Bodluv) non sarà sottoposto a referendum.