Svizzera

Sospetto terrorista vodese rimane dietro le sbarre

Il Tribunale penale federale di Bellinzona decide di prorogare la detenzione preventiva del 33 enne, in carcere da giugno 2017, che soffre di schizofrenia

Foto Ti-press
18 aprile 2019
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Un presunto terrorista vodese, fermato a fine giugno 2017 a Losanna, rimane dietro le sbarre. Il Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona ha deciso di prorogare la sua detenzione preventiva, che perdura dal suo arresto. L'uomo, in base a una perizia psichiatrica, è stato giudicato pericoloso.

Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha aperto a fine giugno 2017 un'inchiesta per partecipazione o sostegno a un'organizzazione criminale e infrazione alle legge federale che vieta i gruppi "Al-Qaida" e "Stato islamico", nonché le organizzazioni associate.

Il detenuto è un cittadino elvetico di origine serba che all'epoca aveva 33 anni. Il 23 giugno 2017, l'uomo aveva infranto la porta vetrata di un albergo di Vidy (VD) nel quale soggiornava da un certo tempo. Chiamati sul posto, gli agenti di polizia avevano rilevato che l'uomo si comportava in modo strano e avevano deciso di fermarlo. Nella sua camera sono poi stati rinvenuti un corano, materiale necessario alla fabbricazione di una bomba molotov, piantine delle città svizzere, un "manuale del guerrigliero urbano" e vecchi biglietti d'aereo per la Turchia e l'Egitto.

Lo scorso febbraio, l'MPC ha annunciato di voler estendere l'indagine dopo che il presunto terrorista aveva aggredito un agente carcerario nel settembre 2018. In tale occasione l'uomo si era scagliato contro un secondino, lo aveva colpito al viso, cercando di strangolarlo e di morderlo urlando "Allahu Akbar". Altri due agenti erano dovuti intervenire per soccorrere il collega.

Soffre di una grave schizofrenia abbinata ad abuso di alcol e canapa, ma rifiuta le cure
 
Una valutazione psichiatrica ha rivelato che il detenuto soffre di grave schizofrenia paranoide associata a una dipendenza all'alcool e alla cannabis e deve essere considerato pericoloso. Un disturbo che richiederebbe farmaci e un percorso psichiatrico, che però il sospetto terrorista rifiuta. Gli esperti ritengono che il rischio di ulteriori violenze sia elevato e che sia necessario un trattamento istituzionale in un ambiente chiuso e sicuro.

Il TPF ha confermato la decisione del Tribunale vodese delle misure coercitive su un ricorso contro la proroga - di tre mesi - della detenzione preventiva fino al 20 maggio 2019. I giudici di Bellinzona giustificano questa decisione con il grave disturbo psichiatrico di cui soffre l'interessato, oltre ai precedenti di violenza domestica e al suo delirio di persecuzione. Lo scorso febbraio, il TPF aveva evocato la possibilità di un'archiviazione per quanto riguarda il procedimento per terrorismo. Nella presente decisione, pubblicata oggi, i giudici bellinzonesi hanno sottolineato la gravità dei fatti che giustificano questa lunga detenzione preventiva. Si tratta, nello specifico, di un tentativo di omicidio e la partecipazione a un'organizzazione criminale o a un'organizzazione terroristica vietata.

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