Svizzera

Assistenza, ovvero esistenza

In alcuni cantoni si vorrebbe risparmiare ancora sulle prestazioni assistenziali. La Cosas mette in guardia con uno studio che mostra quali sarebbero le conseguenze.

(Keystone)
9 gennaio 2019
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Già oggi il forfait per il mantenimento versato alle persone in assistenza è inferiore alle spese per i bisogni vitali; ulteriori riduzioni comprometterebbero la copertura del minimo esistenziale e renderebbero più arduo il reinserimento delle persone interessate nel mercato del lavoro. «Nuovi risparmi sono ingiustificabili e irresponsabili», denuncia Felix Wolffers, copresidente della Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (Cosas). L’associazione, che elabora insieme ai cantoni le norme per determinare tale forfait, ha presentato ieri i risultati di un’analisi scientifica sul tema.

L’analisi è appunto “scientifica”, rileva la Cosas. Non lo sono invece le richieste fatte in vari cantoni per abbassare il forfait, espressione – indica una nota – di “decisioni politiche” prese “senza analisi professionale e senza un esame delle conseguenze” per i beneficiari. Per colmare questa lacuna l’associazione ha chiesto al Bass, ufficio specializzato in politica del lavoro e sociale, di mostrare quali conseguenze avrebbero tagli fino al 30% come quelli discussi nei cantoni di Berna, Argovia e Basilea Campagna.

L’attuale forfait – che, assieme alle spese dell’alloggio e alle spese di base per la salute, copre i bisogni primari: non si parla di soldi per comprarsi un’auto o fare una vacanza – ammonta a 986 franchi per una persona sola. È dunque “già oggi nettamente inferiore a quello delle prestazioni complementari (1’621 franchi)” e si situa al di sotto delle spese stabilite statisticamente per le economie domestiche con il reddito più basso (1’082 franchi). I 986 franchi – 1’509 per una famiglia di due persone, 1’834 per una di tre, 2’110 per una di quattro – “bastano a malapena ad assicurare un’esistenza degna”, scrive la Cosas.

L’associazione mette in guardia. “Se l’attuale forfait (...) fosse ridotto dell’8%, una famiglia di quattro persone disporrebbe ancora di 7 franchi per acquistare cibo, bevande e prodotti del tabacco e di 5 franchi soltanto se il calo fosse del 30%”, spiega Wolffers, citato nella nota. “Ciò non permette di nutrirsi a sufficienza e in modo sano”, aggiunge il copresidente della Cosas. La Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali delle Opere sociali, dal canto suo, raccomanda ai cantoni di adeguare il forfait al rincaro entro il 2020, portandolo a 997 franchi.

Svariati oneri (spese legate all’elettricità, al telefono, alla tv ecc.) finanziati tramite questo forfait non possono essere influenzati dai comportamenti personali. I tagli andrebbero quindi inevitabilmente a pesare sulle spese variabili, quelle nell’ambito dei bisogni quotidiani, principalmente cibo e vestiti. “Le prime vittime sarebbero i bambini, che rappresentano il 30% dei beneficiari dell’aiuto sociale”, rileva Therese Frösch, altra copresidente della Cosas. Lo studio evidenzia inoltre che i costi dei trasporti pubblici sono stati nettamente sottovalutati.

Caritas definisce “allarmanti” i risultati dell’analisi. Il fabbisogno di base attuale è già troppo basso per garantire il minimo esistenziale. L’organizzazione esorta ad aumentare l’aiuto sociale e a investire nell’accompagnamento e nella formazione dei beneficiari. Per AvenirSocial, lo studio mostra i gravi effetti di un aiuto sociale carente. Spesso l’indebitamento si aggrava, si legge in una nota. Le persone in assistenza devono tirare la cinghia sull’alimentazione, il che comporta problemi di salute in breve tempo. Inoltre, meno soldi per abbigliamento, mobilità e divertimento si traducono in stigmatizzazione ed esclusione sociale, soprattutto per bambini e adolescenti.

 

Nuove riduzioni del forfait per il mantenimento “sono ingiustificabili e irresponsabili”. Felix Wolffers, copresidente della Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (Cosas), cosa intende esattamente? 

Nuove riduzioni del forfait per il mantenimento “sono ingiustifiabili e irresponsabili”. Felix Wolffers, copresidente della Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (Cosas), cosa intende esattamente? Il forfait per il mantenimento, destinato a coprire il minimo vitale nell’aiuto sociale, è di 986 franchi al mese per una persona sola: un importo significativamente inferiore a quello che assicura il minimo vitale nelle prestazioni complementari (1’621 franchi), ad esempio. Lo studio del Bass mostra che già oggi siamo al minimo. Altre riduzioni del forfait non sono più possibili. Prenda una famiglia di quattro persone: con un taglio del 30%, avrebbe a disposizione soltanto 5 franchi al giorno per nutrirsi. Così non potrebbe più vivere decentemente.

In vari cantoni Udc e altri partiti vogliono ridurre il forfait per il mantenimento. Come giudica i loro piani?

Non capisco come questi partiti possano rivendicare simili riduzioni del forfait per il mantenimento. Sulla base di quali studi lo fanno? L’aiuto sociale, la sicurezza sociale non sono temi che si possono affrontare con proposte di tagli arbitrarie. Bisogna essere seri, chiarire le conseguenze di eventuali risparmi, prima di avviare una discussione politica al riguardo. Invece, chiedere semplicemente una riduzione del 30% del forfait è arbitrario e irresponsabile. Perché questo porta le persone a non più alimentarsi correttamente, a indebitarsi, ad ammalarsi. Spesso, poi, si dimentica che un terzo dei beneficiari di prestazioni assistenziali sono bambini e adolescenti.

Alcuni esperti e politici criticano l’esistenza reale o presunta di incentivi negativi nel sistema dell’aiuto sociale. Chiedono ad esempio che si differenzi tra beneficiari giovani e ultracinquantenni. Cosa ne pensa?

Già oggi lo si fa. I giovani adulti, tra i 18 e i 25 anni di età, ricevono somme di molto inferiori rispetto alle persone in età più avanzata. E nel 2005 abbiamo introdotto delle franchigie sul reddito di un’attività lucrativa, intese come un incentivo ad intraprendere un’attività lavorativa il più possibile piena e redditizia e permettere così di risparmiare prestazioni finanziarie durature di sostegno sociale. Chi critica l’esistenza di incentivi negativi probabilmente non conosce abbastanza il sistema dell’aiuto sociale.

Le richieste di tagli nell’aiuto sociale sono spesso motivate con la necessità di combattere gli abusi. È un vero problema quello delle prestazioni assistenziali ottenute in modo indebito?

Negli ultimi dieci anni gli uffici cantonali competenti hanno ampliato e perfezionato gli strumenti di controllo. Quello degli abusi è un problema marginale nel settore dell’aiuto sociale. E a causa degli abusi commessi da un 1-2% di beneficiari non si possono punire – con tagli o altre misure – i restanti 98-99% di coloro che percepiscono prestazioni. 

Studi realizzati in Romandia e nel Canton Berna mostrano che una quota importante di beneficiari (uno su quattro nel Canton Berna) rinuncia – non di rado per vergogna – alle prestazioni assistenziali pur avendone diritto. Con quali conseguenze?

Le statistiche indicano che la quota di beneficiari dell’aiuto sociale è rimasta praticamente stabile dal 2005 in poi [2017: 3,3%, ndr]. Non sappiamo molto delle persone che non si annunciano e per questo non vi compaiono. Invece, sappiamo, ad esempio – e le statistiche non lo indicano chiaramente –, che le persone, soprattutto quelle con scarsa formazione, spesso restano per più tempo in assistenza – dopo aver trascorso un lungo periodo in disoccupazione – rispetto al passato.

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