Svizzera

Scambio di accuse a Berna sul dossier Europa

Al Nazionale dibattito alla vigilia della decisione governativa sui negoziati con Bruxelles

Ti-Press
27 settembre 2018
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Più che uno scambio di vedute, uno scambio di accuse. Così può essere riassunto il dibattito urgente sull'Europa tenutosi oggi al Consiglio nazionale, alla vigilia di una decisione sul futuro dei negoziati con Bruxelles che dovrebbe prendere domani il Consiglio federale. L'Udc ha accusato gli altri partiti di voler sostenere un accordo, quello istituzionale, che, come detto da Roger Köppel (ZH), "porterà alla morte della democrazia diretta". L'Ue detterà le leggi che la Svizzera dovrà applicare sotto la minaccia di sanzioni, ha aggiunto Thomas Aeschi (ZG). Per Albert Rösti (BE) si tratta di un "accordo coloniale". Per l'Udc la ripresa "dinamica" del diritto europeo equivale infatti a una ripresa "automatica" visto che la confederazione non avrà scelta.

"Nessun accordo potrà essere trovato se rimette in questione la democrazia diretta", ha replicato Hans-Peter Portmann (Plr/ZH) accusando l'Udc di voler fare un "lavaggio del cervello". Per il liberale-radicale è chiaro che se vogliamo accedere al mercato europeo dobbiamo anche accettarne le regole. Lo zurighese ha poi anche accusato il Ps di essere ostaggio dei sindacati e di non voler ridiscutere la regola degli 8 giorni "presa in un'epoca in cui si comunicava via fax".

'Grossolano errore di Cassis'

Per il capogruppo socialista Roger Nordmann (VD), il consigliere federale Ignazio Cassis ha invece fatto un grossolano errore nel mettere in dubbio l'intangibilità delle misure di accompagnamento alla libera circolazione. "Perché dovrebbe farlo proprio quando la stessa Unione sta facendo passi a favore dei lavoratori?". Per il vodese l'accordo istituzionale è necessario per mantenere la prosperità della Svizzera e per evitare un "Brexit elvetico". Per il Ppd, un accordo quadro istituzionale permetterà di avere quella sicurezza giuridica necessaria alla piazza economica svizzera. Per Elisabeth Schneider-Schneiter (PPD/BL) le discussioni tenutesi oggi in aula sono tuttavia inutili visto che non si conosce ancora la posizione definitiva del Consiglio federale nel dossier Europa.

Per il ministro degli esteri Cassis è normale che il dibattito sia incentrato sulle misure di accompagnamento poiché gli altri punti sono praticamente tutti risolti. Ma nessun consigliere federale le ha rimesse in questione, ha precisato. In merito alla presunta ingerenza dell'Ue nel diritto svizzero, Cassis ha chiesto "chi vuole i giudici stranieri? Noi non li vogliamo, e neppure l'Ue". Un accordo che preveda il ricorso a un tribunale arbitrale che si occupi di risolvere "le poche" differenze che potrebbero nascere è quindi necessario, ha aggiunto. Una intesa entro la fine dell'anno rimane possibile, ha sostenuto Cassis, precisando che si tratta di una opportunità unica: nel 2019 ci saranno infatti le elezioni europee e quelle federali.

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