La Conferenza nazionale dei vescovi saluta positivamente il coinvolgimento delle vittime. Segnalati 65 casi. Inasprito l'obbligo di denuncia
L'Assemblea della Conferenza episcopale svizzera (Ces), che dal 3 al 5 settembre ha riuniuto a San Gallo tutti i vescovi svizzeri, ha preso atto delle statistiche 2010-2017 relative ai casi di abusi sessuali commessi nella Chiesa e registrati dai servizi diocesani. Anche se queste informazioni riguardano gli anni 2010-2017, gli abusi denunciati toccano un periodo molto più lungo, cioè da prima del 1961 e fino al 2017. Il sondaggio mostra nel 2017 un notevole aumento dei casi annunciati.
La Ces – tramite un comunicato diffuso stamane – si è data più spiegazioni, riguardo all'incremento: dapprima, la celebrazione della preghiera e della penitenza della Ces medesima nel dicembre 2016 a Sion “ha avuto un grande impatto e ha incoraggiato molte vittime ad annunciarsi, ciò che non avrebbero fatto altrimenti”. Inoltre dal 2017 l'opinione pubblica ha presso conoscenza dell'istituzione e del funzionamento di un fondo di compensazione per le vittime di abusi: molte persone hanno beneficiato di questa istituzione”. Non da ultimo, nel corso del 2017 “il tema degli abusi sessuali compiuti in ambienti ecclesiali non ha cessato di essere reso pubblico. A differenza degli anni precedenti – annotano i vescovi elvetici – si è fatto più riferimento a ciò che la Chiesa cattolica in Svizzera ha fatto e fa dal 2010 per far luce su questo oscuro capitolo e per prevenire ulteriori abusi. Si può presumere che alcune vittime si siano così convinte ad annunciarsi”. C'è inoltre da aggiungere che l'Ufficio informazioni della Ces, il Comitato di esperti della Ces e gli organismi corrispondenti a livello diocesano “si sono impegnati in tutte le direzioni (attività dei media, volantini, siti web, ecc.) per pubblicizzare la loro attività e coinvolgere un pubblico più ampio. Tutte le diocesi hanno peraltro preso provvedimenti per incoraggiare le vittime ad annunciarsi”.
In questo contesto – annota la Conferenza episcopale – l'alto numero di nuovi annunci dovrebbe essere interpretato positivamente: “Mostra che gli sforzi compiuti dalla Chiesa cattolica svizzera per raggiungere e incoraggiare le vittime stanno dando i loro frutti: indica anche che le commissioni degli esperti diocesani e la Commissione per le retribuzioni lavorano in modo efficiente”. In Romandia, ad esempio, l'attività svolta dalla Cecar (Commisisone ascolto, conciliazione, arbitraggio e risarcimento) “ha aumentato la consapevolezza pubblica delle richieste delle vittime di abusi sessuali. Dovrebbe essere chiarito che dal momento che la Cecar non è un'istituzione ecclesiastica, i casi registrati e trattati da essa non vengono presi in considerazione nelle statistiche che trattiamo. Va aggiunto che la Cecar ha giurisdizione solo sui casi di abuso sessuale prescritti e che interviene in vista di un risarcimento per le vittime”.
La maggior parte degli eventi elencati “risale a 30 anni o più”. Dei 65 abusi annunciati – spiegano i vescovi – 56 si sono verificati prima del 1990. L'indagine mostra anche che le misure adottate dal 2002 “sono efficaci”. Dei 7 casi segnalati di abuso verificatisi tra il 1991 e la fine del 2017, è stato accertato che “in due casi non vi è stata violenza sessuale; tre abusi sono stati subiti da donne adulte in una situazione di dipendenza; in un caso vi era il rapporto tra un prete anziano e un diciassettenne; risale poi all'inizio degli anni '90 un caso che vede coinvolto un prete e una bambina di 7-10 anni, caso finito in prescrizione”. La Ces annota inoltre che “alcune vittime sono state vittime di abusi da parte di numerosi molestatori. Una vittima è stata abusata in momenti diversi da diversi attori. Questo spiega perché il numero totale di vittime, abusatori e abusi non sempre corrisponde”. La Ces invita nuovamente le vittime a rivolgersi a una commissione diocesana di esperti o servizi di assistenza alle vittime a livello cantonale.
Le Linee guida della Ces e dell'Unione dei superiori religiosi della Svizzera in materia di abusi sessuali nel contesto Chiesa prevedono attualmente che la vittima adulta dovrebbe essere sistematicamente informata della possibilità sia di presentare una denuncia penale, sia di impedire che lo faccia anche la Chiesa. Ebbene, la Ces ha deciso di modificare le proprie direttive rimuovendo il diritto di veto della vittima: “I ministri della Chiesa devono ora denunciare tutti i casi alle autorità civili e penali quando vengono a conoscenza di un reato perseguibile d'ufficio”. La regola in vigore finoora “era stata adottata sulla raccomandazione dei terapeuti che avevano chiesto tale veto per le vittime”. Grazie all'esperienza sin qui acquisita – conclude la Ces – senza alcun obbligo di denuncia “persiste il rischio di soffocare il caso, oltre a mettere in pericolo le potenziali vittime future”.
Imponendo l'obbligo di denuncia, la Ces “vuole mostrare la chiara posizione della Chiesa cattolica in Svizzera e si augura che questo provvedimento non impedisca alle vittime di annunciarsi. L'obbligo di segnalazione rimane invariato se vi è il sospetto di pedofilia”. Prima che l'emendamento entri in vigore, l'Unione dei superiori maggiori religiosi svizzeri - secondo firmatario delle direttive - deve dichiararsi d'accordo.
Alla fine del 2016 la Ces ha creato la Commissione per il risarcimento delle vittime di abusi sessuali nel contesto ecclesiale e anche per i periodi prescritti. Allo stesso tempo è stato creato un fondo di 500'000 franchi per il risarcimento alle vittime di abusi sessuali prescritti. Questo fondo di compensazione è finanziato dalla Ces, dall'Unione dei superiori religiosi e dalla Conferenza cattolica centro-romana della Svizzera. A fine 2017 la Ces ha deciso di aggiungere 300'000. Le stime suggeriscono, tuttavia, che il fondo sarà esaurito entro la fine del 2018, motivo per cui la Ces si è dichiarata favorevole ad aggiungere altri 300'000 franchi.