Dalla Conferenza è giunta la decisione che tutti i casi dovranno essere denunciati alla giustizia. Anche quelli sospetti in cui la vittima non vuole parlare
Gli abusi sessuali nella Chiesa cattolica devono in futuro sfociare sempre in una denuncia alla giustizia. La Conferenza dei vescovi svizzeri ha deciso di inasprire le norme sul tema.
In particolare, i responsabili ecclesiastici dovranno denunciare casi sospetti anche quando le vittime non lo desiderano. Questo vale per tutti i casi che non sono caduti in prescrizione, ha affermato il vicepresidente della conferenza, il vescovo di Basilea Felix Gmür, in una conferenza stampa a San Gallo.
Se non si agisce in questa maniera, il rischio di occultamento è troppo grande, ha detto Gmür. Solo le autorità giudiziarie hanno infatti i mezzi per condurre in maniera corretta un'indagine e, se necessario, per poter intervenire con le misure opportune.
Gli abusi sessuali all'interno della Chiesa cattolica fanno scalpore ormai da anni. Anche in Svizzera si contano sempre più vittime: l'anno scorso ci sono state 65 nuove segnalazioni.
Secondo Gmür i dati sono la conseguenza degli inviti alle vittime a farsi sentire. "Vogliamo sapere cosa è successo", ha sottolineato. Un altro motivo è l'allestimento di un fondo di riparazione, oltre che l'apparizione del tema sui media.
Molti dei casi segnalati l'anno scorso risalgono a 30 o più anni fa. Dal 2010 sono stati comunicato circa 300 episodi, che riguardano persone che all'epoca dei fatti erano bambini o ragazzi fino a 16 anni.