Svizzera

Asilanti, aiuto al ritorno poco sfruttato

Prima del 2012 5mila richiedenti asilo l’anno vi facevano capo in Svizzera ogni anno. Da allora il numero si è dimezzato.

((Ti-Press))
19 maggio 2018
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I richiedenti asilo la cui domanda è stata respinta e che sono intenzionati a rientrare in patria possono chiedere il cosiddetto ‘aiuto al ritorno’: la Segreteria di Stato della migrazione (Sem) versa loro in media 1’700 franchi, ha indicato la stessa Sem alla ‘SonntagsZeitung’. In un articolo pubblicato la scorsa domenica, il settimanale evidenzia come l’incentivo – più volte vantato dalla ministra di Giustizia e Polizia Simonetta Sommaruga – sia in realtà sempre meno sfruttato.

Negli ultimi 20 anni, circa 100mila richiedenti asilo ne hanno approfittato. La metà è costituita da kosovari e bosniaci. Se prima del 2012 5mila persone all’anno in media facevano capo all’aiuto individuale al ritorno, da allora il numero s’è dimezzato. In una scheda pubblicata sul suo sito, la Sem indica che attualmente (gennaio 2018) circa 110 persone al mese tornano volontariamente nel Paese d’origine con l’apposito aiuto.

Introdotto in Svizzera all’inizio degli anni Novanta, perfezionato man mano, l’aiuto al ritorno continua ad essere considerato “uno strumento indispensabile della politica d’asilo”. La Sem ritiene il ritorno volontario una “soluzione di rimpiazzo vantaggiosa dei ritorni coatti e la sola opzione quando questi non sono realizzabili”.

Le statistiche però ridimensionano le parole. Lo scorso anno sono stati 1’700 i richiedenti asilo respinti che hanno abbandonato volontariamente la Confederazione; nel 2012 erano ancora più di 6mila. La drastica diminuzione è da ricondurre in buona parte al calo delle domande d’asilo registrato da un paio d’anni. Tuttavia, nel 2017 la quota dei ritorni volontari rispetto alle espulsioni e alle entrate in clandestinità (in Svizzera o in un altro Paese) era bassa come non mai: stando alla ‘SonntagsZeitung’, in sei anni è passata dal 29 al 12 per cento.

Politici di diversi partiti (il ‘senatore Plr Philipp Müller, il consigliere nazionale Udc Andreas Glarner) criticano Sommaruga e la sua gestione dell’aiuto al ritorno, a loro avviso troppo generoso. Ad ogni modo, la prassi in quest’ambito è destinata a cambiare. Il Consiglio federale, scrive sempre la ‘SonntagsZeitung’, deciderà infatti nei prossimi mesi se introdurre un nuovo modello. Si tratterà probabilmente di quello ‘degressivo’ testato da qualche anno al centro pilota di Zurigo. L’idea: più a lungo il richiedente respinto resta in Svizzera, più gli viene decurtato l’importo sul quale può contare per il ritorno volontario.

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