Svizzera

Urgenze da lista nera

La morte di un paziente ‘moroso’ al quale la Ökk non rimborsava la terapia rilancia la questione. A colloquio con il presidente della Commissione etica dell’Eoc

Ti-Press
2 maggio 2018
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Un uomo sulla cinquantina, malato di Aids, è morto alla fine dello scorso anno all’ospedale di Coira. Non aveva pagato tutti i premi dovuti alla sua cassa malati, la Ökk, per cui il cantone lo aveva messo su una ‘lista nera’ dei ‘morosi’. In casi come questi, gli assicuratori coprono soltanto le prestazioni mediche urgenti. L’uomo ha tentato due volte – la seconda quando la malattia si era già dichiarata – di farsi rimborsare la terapia. La Ökk si è sempre rifiutata di farlo. È «scandaloso» che in un Paese ricco come la Svizzera una persona muoia anche perché la sua cassa malati le nega il rimborso dei farmaci di cui ha bisogno per sopravvivere, ha affermato in occasione del 1o maggio a Locarno la consigliera nazionale Marina Carobbio (Ps).
Quello rivelato dalla ‘SonntagsZeitung’ non è un caso isolato in quei cantoni (9, tra cui il Ticino) che negli ultimi anni hanno adottato le ‘liste nere’. Come ha riferito il ‘Tages-Anzeiger’, alcuni di questi (Soletta, Sciaffusa, Grigioni) stanno pensando di revocarle, visto che il desiderato effetto dissuasivo nei confronti di chi non paga i premi non si è prodotto. Interpellato all’emissione ‘10vor10’ della Srf, il ministro della Sanità Alain Berset ha dichiarato che quest’ultimo caso mostra «in circostanze abbastanza brutali che le liste nere non funzionano».
Per il dottor Mattia Lepori parliamo di «artifici tecnici». Che possono magari essere di una qualche utilità (anche perché «quale sarebbe l’alternativa?»), ma che certo non risolvono il problema di fondo. Ovvero il fatto che «c’è chi non ce la fa a pagare i premi di cassa malati, mentre una piccola parte di assicurati che li potrebbe pagare non lo fa». Senza dimenticare che «un terzo della popolazione li paga solo perché lo Stato interviene» attraverso i sussidi, osserva il presidente della Commissione di etica clinica dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) e già direttore del servizio di Emergenza e Pronto soccorso all’Ospedale San Giovanni di Bellinzona (2001-2012). 
Le cure urgenti vanno rimborsate in ogni caso, anche agli assicurati ‘morosi’. Ma come si definisce l’urgenza? In Ticino si è data una risposta «pragmatica», spiega Lepori alla ‘Regione’. «Già nel 2015 l’Eoc ha proposto una definizione di ‘urgenza’ – pericolo di vita o di un danno irreversibile a uno o più organi – condivisa con la stragrande maggioranza degli assicuratori ed estesa alla psichiatria». Anche grazie a questa, i casi di persone alle quali è stata rifiutata una prestazione in Pronto soccorso o un rimborso da parte della cassa malati sono «rarissimi».
In Ticino dunque «il problema quasi non si pone» sul piano della medicina d’urgenza («ma non ho nessuna idea di cosa succeda a livello di medici di famiglia», puntualizza Lepori). Dal profilo etico, invece, la questione resta aperta. E va al di là del fatto che singole casse («che sono società assicurative private») rifiutino di rimborsare farmaci o prestazioni ai ‘morosi’. «Il nostro sistema assicurativo – osserva Lepori – a un certo punto esclude l’accesso alle cure che dovrebbe garantire a tutti. È etico che in Ticino vi siano oltre 3mila persone che potenzialmente non sono in grado di farsi curare?». Il problema di fondo, insomma, è sempre quello: l’onere che rappresentano oggi i premi di cassa malati per un numero crescente di persone.

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