Svizzera

Una 'baby finestra' anche nel Vallese 

(Gabriele Putzu)
1 febbraio 2016
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Da oggi anche l’Hôpital du Valais di Sion ha uno sportello per neonati abbandonati. Il Vallese è l’ottavo Cantone svizzero, il primo in Romandia, a equipaggiarsi di questa struttura dopo quelli di Einsiedeln (Sz), Davos (Gr), Olten (So), Berna, Basilea, Zollikon (Zh) e Bellinzona. Per aiutare le madri in difficoltà si è inoltre realizzato un sistema di parto confidenziale. Il governo vallesano non voleva solo uno sportello, ma chiedeva anche dei mezzi per venire in aiuto alle mamme, ha spiegato il capo del Dipartimento cantonale della sanità e degli affari sociali Esther Waeber-Kalbermatten. 'Si stima che il 16% delle gravidanze presenti un rischio dal punto di vista psico-sociale', ha precisato il direttore generale dell’Ospedale Eric Bonvin. Lo sportello non è che la punta dell’iceberg, bisogna agire più a monte. Il parto confidenziale, già conosciuto in alcuni Cantoni, offre alle donne incinte l’accompagnamento personale e medico durante la gravidanza e il parto in ospedale. Il nosocomio si impegna a proteggere l’identità della madre sia verso terzi che verso altri medici curanti. Solo lo Stato civile conoscerà l’identità reale della madre del bimbo. Tale metodo rispetta gli obblighi legali. Secondo il Codice civile svizzero, ogni bambino ha infatti il diritto di conoscere le proprie origini, ha spiegato Chritian Ambord, medico cantonale. L’anonimato dello sportello per neonati non garantisce invece tale diritto. Quest’ultimo si giustifica però se permette di salvare la vita del bimbo. La 'Baby finestra' si trova in un luogo di facile e discreto accesso. Una volta coricato il bambino nella culla e chiuso lo sportello trascorrono cinque minuti prima che il personale ospedaliero venga allertato e si prenda cura del bambino. Tale lasso di tempo permette alla mamma di lasciare il luogo preservando l’anonimato. La donna ha tempo tre mesi per cambiare idea ed è inoltre invitata a inoltrare le informazioni riguardanti la sua identità all’Ufficio per la protezione del bambino in modo che una volta maggiorenne il piccolo possa, se lo vuole, conoscere le proprie origini.

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