Tennis

Fra Bienne e Ticino, le gioie e i dolori di Liam

La storia di Broady, ventinovenne di Stockport che con pazienza continua ad aspettare il suo turno, ma che a Lugano si deve arrendere a Dominic Stricker

Il bernese è l’ultima testa di serie ancora in lizza
(Ti-Press/Golay)
10 marzo 2023
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A poco meno di una settimana dai primi scambi, il Challenger di Lugano è ormai entrato nelle fasi più calde del torneo. Il piatto forte di giornata era la sfida fra le ultime due teste di serie rimaste in tabellone, il rossocrociato Dominic Stricker (Atp 126) e il britannico Liam Broady (142). E proprio sul 29enne natio di Stockport, zona periferica di Manchester, intendiamo focalizzare l’attenzione. Fin da tenera età impressiona addetti ai lavori, e non, a suon di eccellenti risultati: numero due nella classifica giovanile, finalista a Wimbledon e New York nonché vincitore in doppio proprio sull’erba londinese e sul cemento di Melbourne. Una carriera junior impressionante, ma nervi d’acciaio e determinazione non bastano per sfondare anche fra i professionisti. «La transizione è stata piuttosto difficoltosa. Ho rischiato più volte di perdere quell’autostima fin lì acquisita».

Convinzione e fiducia nei propri mezzi vacillano, eppure Liam non smette mai di lavorare. Di faticare. E, finalmente, inizia a mostrare appieno tutto il suo potenziale. Come nella scorsa edizione di Wimbledon, in cui riesce a conquistare il suo miglior risultato in carriera in un Grande Slam. Da wild card raggiunge il terzo turno, imponendosi (a un passo dall’eliminazione, sotto 3-0 nel quarto set complici undici game persi consecutivamente) su Diego Schwartzman. A lottare ha imparato dall’amico Andy Murray, «il mio più grande critico e sostenitore». O come a Vilnius poche settimane or sono, in cui ha messo in bacheca il secondo titolo a livello personale. Il primo era invece stato in Svizzera, a Bienne: lasciate alle spalle le sette precedenti finali perse, supera il nostro Marc-Andrea Hüsler e si assicura un posto fra i migliori cento (risultato poi vanificato dal congelamento dei punteggi a causa della pandemia). I match, aveva confidato proprio alla fine di quella sfida, sono come una lotteria. C’è incertezza, e non è mai assodato chi vince. Liam continua tuttora a barcamenarsi nel limbo fra i tornei del circuito maggiore e i Challenger. Un po’ come Philip Foden, stella del Manchester City – squadra del cuore del 29enne –, spera tuttavia di accaparrarsi le luci della ribalta. Nato e cresciuto, pure lui, fra i mattoni e il cemento di Stockport, il mancino (altra casualità) è ormai una colonna dei ‘Citizens’ e della nazionale inglese. A Broady è invece richiesta pazienza. Già, perché nemmeno il torneo di Lugano sancirà il cambio di rotta. Il capolinea, manco a dirlo, è un rossocrociato, il sopracitato Dominic Stricker impostosi in tre combattuti set.

È finito anche il cammino di Mika Brunold (886), arresosi senza colpo ferire, condizionato forse da un problema alla coscia per cui ha richiesto il medical timeout, al cospetto del francese Antoine Escoffier (197). Nel doppio Luca Margaroli e Mikelis Libietis hanno infine mancato l’accesso alla finale, inchinandosi al super tie-break a Zizou Bergs e David Pel.

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