Tennis

‘Con l'erba di Wimbledon non è stato amore a prima vista’

Seconda esperienza a uno Slam per Susan Bandecchi: ‘Ho faticato ad adattarmi, ma sono felice di come ho giocato’. E all'orizzonte c'è l'Us Open.

Susan Bandecchi e il coach Andrea Turco
24 giugno 2021
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Il primo appuntamento con l’erba è andato così così. «Diciamo che non è stato amore a prima vista», ci dice ridendo Susan Bandecchi mentre, appena atterrata a Milano di rientro da Londra, sale su un taxi. A poche settimane dal debutto in uno Slam – il Roland Garros, dov’era arrivata a un passo dal tabellone principale–, la ticinese ha preso parte alle qualificazioni per Wimbledon

Per la ventiduenne, il percorso che conduce ai leggendari campi dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club si è interrotto alla prima partita, persa in tre set dalla 27enne Anna Karolina Schmiedlova, attualmente 122ª della classifica Wta ma già numero 26 al mondo. «Non sono stata fortunatissima con il sorteggio, però io non ho saputo sfruttare le occasioni. E contro giocatrici del genere, o sai cogliere le opportunità oppure sono loro ad approfittare di quelle date». Resta un po’ di rammarico, «perché avrei potuto vincere quella partita». Sul 3 pari nel terzo set, racconta, ha avuto due palle break. «Ho giocato con paura, in particolare la seconda occasione; non ho spinto, come invece stavo facendo fino a quel momento. Quel punto, ha poi pesato sul resto del match e quando vedi che arrivi a tanto così, beh ovviamente un certo amaro in bocca c’è». 

Visto com’era stato l’impatto con una superficie sulla quale non aveva mai giocato, Susan è però «contenta di come ho disputato l’incontro. In allenamento non avevo delle buone sensazioni, ma prima della partita mi sono detta “giocatela” e così ho fatto». Una buona reazione, dopo giorni di avvicinamento un po’ complicati. «A causa della pioggia ho alternato allenamenti indoor, non su erba, e outdoor; i campi esterni non erano quelli delle qualificazioni, i terreni erano irregolari, i rimbalzi strani. Faticavo a muovermi e non è stato semplice adattarmi a quelle condizioni». 

Wimbledon, quello ‘vero’, lo ha visto solo di passaggio «e mi è venuto da piangere dall'emozione: il Center Court è pazzesco». L’accesso al tabellone principale si gioca infatti lontano dal leggendario complesso in Church Road. «Rispetto a Parigi, si sente molto meno l’atmosfera di uno Slam; mi sembrava di non essere davvero a un ‘major’». Eppure c’è stata ed è un’esperienza che le conferma «di non essere un pesce fuor d’acqua. Certo, mi manca ancora l’abitudine a questo genere di eventi e ad affrontare giocatrici più rodate. Ma è normale, sto arrivando ora a questo livello».

L’occasione per familiarizzarsi con i tornei più prestigiosi dovrebbe presentarsi presto, con la prospettiva di disputare quasi certamente le qualificazioni anche dell’Us Open a New York. 

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