Tennis

Oltre i campi c'è di più: così funzionano i campionati svizzeri

Dietro le quinte del Junior Champion Trophy, che entra nel vivo oggi con l'avvio delle partite di tabellone. Quindici i ticinesi a caccia di medaglie

10 luglio 2018
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Una risposta in tedesco, un’indicazione in francese; se è il caso un’informazione in inglese. Sembra un ufficio traduzioni all’aperto, è invece l’accoglienza dei tennisti che fino a sabato sono impegnati nel Junior Champion Trophy, per il secondo anno in Ticino. «Cerchiamo di parlare la lingua del ragazzo o ragazza – ci dice Samanta Brenni –. Come ticinesi è quasi normale esprimerci in più lingue: dato che le studiamo, tanto vale sfruttarle». Chi bazzica i tornei junior, sa che non è sempre così. Anche per eventi come i Campionati nazionali, «in Svizzera tedesca, di norma ti si rivolgono nel dialetto locale, nemmeno in buon tedesco. Qui, va detto, pur se non numerosi, alcuni tra genitori, allenatori o arbitri perlomeno provano a parlare in italiano».

Giorni lunghi e ragazzi timidi

Maglietta bianca dello staff e cartellino identificativo al collo, la rappresentante del Tennis club Giubiasco nel comitato organizzatore (per Locarno è Ivan Baroni, per Bellinzona Stefano Brunetti) è uno degli ingranaggi che compongono una macchina logistica che già alla prima edizione aveva raccolto consensi pressoché unanimi. “Meccanismi” spesso nascosti, che si mettono in moto ben più presto delle 9, orario in cui prendono il via gli incontri. «Arrivo alle 7.30» e l’elenco degli aspetti da curare è lungo e variegato. «C’è da controllare che i campi siano in ordine; che per le prenotazioni degli allenamenti, fatte il giorno precedente, non ci siano problemi; che entrino a riscaldarsi effettivamente i giocatori che si erano annunciati e non altri e che, quando escono, lascino il terreno pronto per le partite».

Coadiuvata da numerosi volontari, la maggior parte attivi nel club, che come lei per diversi giorni mettono tra parentesi le rispettive attività, per ogni tennista che si presenta a pagare la tassa d’iscrizione ha una parola d’incoraggiamento e un sorriso. «La maggior parte vengono da soli, quelli accompagnati dai genitori sono pochi. Qualcuno è un po’ timido e parla così sottovoce che – racconta con un moto di simpatia nei confronti del complicato mondo adolescenziale – a volte si fatica a capirne il nome». Ogni giocatore riceve una borsa con vari gadget in omaggio (solo per Giubiasco ne sono state preparate 135) e la bottiglia d’acqua alla quale hanno diritto per la partita; oltre che varie informazioni utili: dal servizio di incordatura offerto in ogni club, all’assistenza del fisioterapista, per cui è previsto un picchetto. «Qualcuno oggi (ieri, ndr) ci ha chiesto una crema per scaldare i muscoli; però, tutto sommato, esigenze strane non ce ne vengono sottoposte». È capitato di fare da taxi «e se c’è bisogno, dal momento in cui non è previsto un servizio navetta tra Bellinzona, Giubiasco e Locarno, diamo una mano alle famiglie senza auto».

All’occorrenza Samanta Brenni sa pure alzare la voce. Succede ad esempio quando dai tavoli del bar (dove si radunano genitori, ragazzi in attesa del proprio turno, allenatori, spettatori), i toni superano la soglia del chiacchiericcio. «So che a volte passo per una scocciatrice – sorride –. Ma il campo 1 è attaccato alla terrazza del bar e spesso la gente non si rende conto che il vocio può disturbare i giocatori». C’è poi tutta una serie di incombenze ancor meno visibili, ma essenziali affinché la macchina non s’inceppi. «Vanno consegnate le palline agli arbitri, i quali a loro volta le danno ai giocatori pronti a scendere in campo; bisogna appendere il programma del giorno all’albo, dove sono affissi anche i tabelloni che sono da aggiornare costantemente; devo riferire i risultati che mi vengono riportati dagli arbitri all’official Carlo Baggi, il quale è responsabile di inserirli subito nel sistema di Swiss Tennis, così da adeguare i tabelloni praticamente in tempo reale». Ancor più dietro le quinte è stato il lavoro relativo ai molti aspetti logistici, che spetta al club ospitante; dalla posa degli striscioni alla sistemazione degli ombrelloni, per citarne solo un paio.

Finora grossi inghippi non ce ne sono stati e si è superata senza problemi la prima ondata di giocatori, il weekend delle qualificazioni. Non preoccupa neanche la seconda, da oggi con l’avvio dei tabelloni principali. «I ragazzi sono carini e con i genitori non ci sono stati problemi; forse anche perché gli aspetti relativi a ciò che succede in campo, competono agli arbitri e non a me».

La macchina è lanciata e gira a pieno regime. «Un po’ di fatica si sente», confida l’ingranaggio. Ma è un ingranaggio col sorriso.

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