SCI ALPINO

‘Ventisette podi in 31 gare di Coppa: meglio di così...’

Hans Flatscher, direttore del settore alpino di Swiss Ski, traccia un bilancio molto positivo della prima metà della stagione. Con un occhio ai Mondiali’

Hans Flatscher ha mille motivi per sorridere
13 gennaio 2025
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Dopo l'ultimo trionfo sulle nevi di Adelboden, con la vittoria di Marco Odermatt, il secondo posto di Loïc Meillard e il quarto di Thomas Tümler, la Svizzera ha ulteriormente consolidato la leadership di Coppa del mondo. Hans Flatscher, direttore del settore alpino di Swiss Ski ha stilato per Keystone-Ats un bilancio intermedio di una stagione che ha già messo in archivio 31 delle 73 gare di Coppa del mondo. E nella classifica per nazioni, la Svizzera ha già superato i 1'500 punti di vantaggio nei confronti dell'Austria...

«Il bilancio è ovviamente positivo. Addirittura migliore rispetto a quello dello scorso anno che era già eccellente. In 31 gare siamo saliti sul podio 27 volte. Nella categoria maschile abbiamo vinto quasi la metà delle gare, mentre tra uomini e donne ben quattro atleti si sono aggiudicati la loro prima vittoria in Coppa del mondo. E anche in Coppa Europa le cose stanno funzionando bene. Possiamo davvero essere soddisfatti».

La stagione, tuttavia, è ancora lunga. E con i Mondiali di Saalbach quale nodo centrale... «Si tratta di mantenere il ritmo fino alla fine. Ci attende un mese molto intenso, con la mente già focalizzata sui Campionati del mondo. Dobbiamo concentrare le nostre energie e ricaricare immediatamente le batterie prima degli appuntamenti di Wengen e Cortina. È importante che tutti rimangano in forma e che lo spirito di squadra permanga ideale».

Nella velocità maschile, numerosi atleti hanno ottenuto risultati eccellenti... «Un successo figlio di molte ragioni. Di sicuro, non si tratta di un caso. Occorrono dai cinque ai dieci anni per costruire una squadra come questa. La continuità dello staff aiuta. E non mi riferisco unicamente alla Coppa del mondo. Fin dall'inizio abbiamo lavorato in modo mirato con corsi di superG e di velocità per gli U18 e gli U21. Nella velocità stiamo cercando di avere una “panchina lunga”, una strategia che sta dando i suoi frutti».

Per una velocità che tira, uno slalom che preoccupa per la mancanza di talenti alle spalle dell'attuale generazione. Chi colmerà il vuoto quando i vari Meillard, Yule e compagni decideranno di ritirarsi? «Non c’è dubbio, nello slalom siamo confrontati con una carenza di talenti. Altre nazioni hanno numeri di slalomisti più importanti dei nostri e questo rende ancor più difficile l'ottenimento di una vittoria. D'altro canto, nello slalom soltanto da cinque anni stiamo lavorando con gli stessi criteri applicati nella velocità, per cui occorrerà ancora del tempo prima di raggiungere un numero di atleti paragonabile».

Si può affermare che nella categoria femminile i presupposti di partenza siano opposti. In discesa e superG mancano i talenti, eccezion fatta per Malorie Blanc e Delia Durrer, mentre tra le porte strette diverse giovani si stanno affacciando alle spalle di Wendy Holderner, Camille Rast e Mélanie Meillard... «Bisogna tenere presente che il salto nell’élite mondiale può avvenire più rapidamente per le donne che per gli uomini. Da una stagione all'altra si possono fare grandi passi avanti, anche con poche atlete. Ora siamo in una fase simile. Anche qui vogliamo avere una maggiore profondità, ma il settore femminile è confrontato con una grande sfida: non tutte le ragazze sono disposte a cimentarsi nelle gare veloci. Quindi, dobbiamo prenderci cura di quelle che abbiamo. E se il numero non è elevato come vorremmo, dobbiamo far buon viso a cattivo gioco».

Una tendenza, quella delle sciatrici, che va in qualche modo combattuta... «L'importante è che ogni anno arrivino volti nuovi. In questo modo, sono convinto che riusciremo ad applicare una transizione di successo. In campo maschile, ci era stato detto che con il ritiro di Beat Feuz sarebbe stato difficile rimanere ai vertici. E invece... Per questo sono fiducioso, ce la faremo anche nella categoria femminile».

A febbraio, appuntamento con i Mondiali di Saalbach. In discesa, grazie alla vittoria di Marco Odermatt nell'ultima edizione, i posti in palio saranno cinque. Tuttavia, sono già sei gli atleti ad aver soddisfatto i criteri di selezione. Significa che qualcuno rimarrà deluso... «Partiamo effettivamente dal principio che avremo a disposizione più di cinque discesisti, ragion per cui dovrà esserci una selezione interna».

Hans Flatscher è membro della commissione di selezione, al pari di Tom Stauffer (capoallenatore degli uomini) e Beat Tschuor (capoallenatore delle donne). Come si svolge il procedimento? «Prendiamo in considerazione ogni atleta a livello individuale. Se due casi dovessero essere simili, dovremmo soppesare gli interessi prevalenti: il primo criterio è rappresentato dalle medaglie, il secondo dal futuro dello sci svizzero. A fine processo occorrono decisioni sportive che gli atleti possano comprendere».

Per i Mondiali una selezione può comprendere un massimo di 24 atleti, 12 uomini e 12 donne. È possibile che a Saalbach la Svizzera si presenti con 14 uomini e soltanto 10 donne? «In linea del tutto teorica è possibile. Tuttavia, anche se al momento risulta difficile stilare un pronostico, trovo difficile immaginare di partire con un simile squilibrio».

All'appuntamento iridato mancano ancora 17 gare, tra le quali le classiche di Wengen e Kitzbühel, due appuntamenti storici dello sci, ammantati da un'aura mitica ben prima della creazione della Coppa del mondo. Per lo sci è senza dubbio il momento più atteso della stagione, ma non è detto che lo sia anche per gli addetti ai lavori... «È un periodo che apprezzo soprattutto quando i risultati sono conseguenti alle aspettative, ma i giorni precedenti questi eventi non per forza sono piacevoli, a causa della grande pressione che comportano. Per il momento, tutto sta andando bene, ma ciò genera ogni giorno maggiori aspettative».