sci alpino

Loïc Meillard è alla ricerca del ritmo: ‘A volte ragiono troppo’

Il neocastellano arriva a Schladming, dove aveva vinto lo scorso anno, ancora a digiuno di podi. ‘La prestazione di Kitzbühel non mi soddisfa’

In stagione è stato disturbato anche dai difetti agli attacchi
(Keystone)
22 gennaio 2024
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Dopo Kitzbühel il Circo bianco declinato al maschile si sposta in un altro tempio dello sci austriaco: Schladming, dove martedì e mercoledì sono in programma un gigante e uno slalom in notturna. Tra le porte larghe il favorito è uno solo e risponde al nome di Marco Odermatt, ma c’è anche un altro svizzero molto atteso sulla Planai, quel Loïc Meillard capace l'anno scorso di imporsi in gigante, davanti al connazionale Gino Caviezel. Il ventisettenne neocastellano spera dunque di sfruttare il grande risultato dello scorso anno per trovare simili sensazioni: «Su questo pendio l'anno scorso sono sicuramente andato bene, spero di ripetermi anche stavolta. Tuttavia in fondo quello è solo un ricordo che ormai appartiene al passato, certamente positivo, ma che da solo non mi fa andare più veloce».

Nel 2023 avevi fatto la differenza già nella prima discesa, relegando quasi tutti gli avversari a oltre un secondo di distacco. Quella è stata la tua miglior manche in carriera?

Era stata buona, ma non la migliore. Il grande margine scavato era dovuto al fatto di trovarmi molto bene sul terreno ghiacciato e di avere a disposizione il setup ideale.

Hai telefonato ai responsabili di Schladming per chiedere di preparare la pista allo stesso modo?

Non è necessario, ci riescono sempre molto bene. Inoltre le previsioni meteorologiche non sembrano essere favorevoli a una pista ghiacciata. Ma chi vuole stare davanti deve essere performante in qualsiasi condizione.

A questo appuntamento ti presenti reduce dal discreto ottavo rango nello slalom del Ganslern. Qual è la tua valutazione della gara?

Non sono felice, in quanto non sono riuscito a mostrare la mia miglior sciata, è un peccato.

L'anno scorso a questo punto della stagione eri già salito sul podio in tre discipline diverse, quest'anno invece non sei ancora andato oltre un quinto posto. Questa situazione ti dà fastidio?

Non molto, finora avevo altri fattori da analizzare. Detto ciò è chiaro che ogni atleta si presenta al via con l'obiettivo di salire sul podio, cosa che in passato ho già dimostrato di saper fare. Quest'anno invece non ci sono ancora riuscito, a volte sono mancate delle piccolezze, ora si tratta di posare qualche altro mattoncini.

In un paio di circostanze a fregarti è stato però un difetto dell'attacco degli sci…

Sono problemi difficili da accettare sul momento, ma poi con il passare del tempo migliora tutto, anche perché sono inconvenienti che possono capitare. È dura da accettare che mi sia accaduto due volte in gara e mai in allenamento. Dobbiamo capire come mai per esempio non mi è capitato in Val d'Isère, dove ci sono molti più contraccolpi che ad Adelboden, o se posso fare qualcosa di diverso, sebbene non sia colpa mia.

Il tuo fornitore di materiale ha saputo darti delle spiegazioni?

Abbiamo notato che c’è un elemento che non tiene a sufficienza. Ma ci vuole ancora del tempo per stabilire con esattezza di cosa si tratta. E a causa di questi imprevisti sono sempre ancora l'unico che utilizza questo attacco.

Quanto accaduto influenza le tue prestazioni?

Sicuramento nello slalom di Adelboden ha giocato un ruolo nella mia testa. La brutta prima manche è anche dovuta alla frustrazione accumulata il giorno precedente. Poi però in allenamento ho potuto macinare molti chilometri che mi hanno aiutato a ritrovare la fiducia.

Tutto ciò ti toglie energie?

Sicuramente è un lavoro che richiede discussioni che tolgono energia e che mi impediscono di porre attenzione su altri aspetti. Ma è un processo avvincente e l'obiettivo è arrivare a un attacco funzionante che sia d'aiuto alla marca e a tutti gli atleti.

In questa stagione infatti sembra che tu non abbia ancora trovato il ritmo di crociera, a differenza di altri sciatori come Odermatt, Sarrazin o Feller. È davvero così?

Sì, perlomeno non fino al livello ideale.

Può essere che sei una persona che ragiona fin troppo?

In parte può essere così, anche perché voglio fare tutto perfettamente. Ma allo stesso tempo devo dire che ogni volta che mi avvicinavo al ‘flow’ ideale, ho picchiato la testa e sono tornato rapidamente alla realtà. In generale però rifletto e analizzo troppo.

Siamo praticamente a metà stagione, com'è il tuo bilancio parziale?

In gigante ho avuto un inizio complicato, in slalom invece ho saputo a tratti mostrare delle ottime cose. In ogni caso tutto è ancora aperto.

Un anno fa in Giappone ti eri infortunato gravemente a una gamba durante un'uscita di sci libero. Quelle immagini ti sono tornate in mente quando hai visto l'infortunio di Kilde a Wengen?

Sì, ed era già successo prima a Bormio con la caduta di Christof Innerhofer. Sono situazioni che non auguro a nessuno.

Cosa si può fare per evitare certi tagli?

Da quel momento indosso biancheria antitaglio. Così si può perlomeno ridurre il rischio di incorrere in certi infortuni, ma la sicurezza assoluta non ci sarà mai.

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