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Il sorriso resiliente di Mélanie Meillard

Tre gravi infortuni e quasi 4 anni passati a ricostruirsi come atleta non hanno scalfito la passione e l’ambizione della 23enne di Hérémence

17 ottobre 2021
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Il sorriso di Mélanie Meillard, è di quelli che conquistano. Sincero, genuino, emozionante. Ma soprattutto resiliente. Perché c’è nei momenti belli, ma anche in quelli brutti, con nemmeno le lacrime più amare in grado di cancellarlo. Perché agli occhi di chi la osserva, esprime tutta la gratitudine e la gioia di una ragazza di 23 anni che può ancora, nonostante tutto, dedicarsi allo sport che ama, ma in realtà dietro nasconde tanta sofferenza. Perché non si scompone nemmeno quando, con gli occhi lucidi, ricorda quello che ha passato e come quella che sta per cominciare, per lei potrebbe davvero essere la stagione della verità, quella che potrebbe fare capire a tutti – ma in primis a lei stessa –, se potrà mai tornare quella di prima.

Prima delle due operazioni al ginocchio sinistro, che l’8 febbraio 2018 sulle nevi coreane di Pyeongchang aveva fatto crac (rottura del legamento crociato anteriore e del menisco) proprio alla vigilia dei Giochi e che l’aveva poi costretta a tornare sotto i ferri nel settembre dello stesso anno, in quanto il suo corpo aveva rigettato il nuovo tendine (preso da una persona deceduta, mentre nella seconda operazione le è stata prelevata una parte del proprio tendine rotuleo, con esito decisamente migliore). Se poi aggiungiamo lo strappo dei legamenti di una caviglia quando, nell’estate 2019, si trovava in vacanza, ecco spiegato come la parabola di uno dei talenti più promettenti dello sci elvetico si sia bloccata ancora prima di decollare realmente: duplice medagliata ai Giochi olimpici della gioventù 2016 (oro in gigante e argento in supercombinata), bronzo (sempre tra le porte larghe) lo stesso anno ai Mondiali juniores e duplice campionessa svizzera nelle discipline tecniche nel 2017, la ragazza nata nel Canton Neuchâtel ma cresciuta in Vallese ha fatto il suo esordio in Coppa del mondo nel gennaio 2015 (non ha concluso lo slalom di Are), ma da allora è riuscita a prendere il via solo in 55 occasioni, con l’unico podio (terzo posto) conquistato nel City Event di Oslo il primo gennaio 2018. Poche settimane prima dell’inizio, proprio sul più bello (anche perché stava trovando regolarmente la top-10 in Cdm tanto in slalom quanto in gigante), del calvario che l’ha vista costretta a saltare completamente le due successive stagioni e tentare il “comeback” lo scorso inverno, nel quale è tornata a mostrare a sprazzi il suo talento non riuscendo però ad andare oltre al nono posto nell’esordio di Levi e chiudendo la stagione con appena tredici gare all’attivo.

Abbastanza da togliere il sorriso (e la voglia di riprovarci) a chiunque, ma evidentemente non a Mélanie Meillard. «Già, sono ancora qui e sorrido perché questa è già una vittoria per me e perché nonostante tutto, mi sento fortunata – ci spiega la sorellina di Loïc (pure lui sciatore professionista) con gli occhi lucidi ma allo stesso tempo brillanti –. Mi è capitato di piangere quando le cose proprio non andavano, ma per tristezza, mai per frustrazione. Quando guardo indietro e rivivo tutto quello che ho passato, semplicemente mi intristisco. Il momento più difficile è stato quando dopo tutto quello che avevo già passato a causa del ginocchio, mi sono fatta male alla caviglia semplicemente camminando mentre ero in vacanza. Quanto capitato a Pyeongchang lo avevo accettato piuttosto rapidamente, in quanto ero consapevole che prima o poi sarebbe potuto succedere, ma tre infortuni di fila mi sembravano troppi. Non volevo nemmeno più allenarmi, per cui parlando anche con il mio allenatore ho deciso di staccare completamente per tre settimane, riuscendo così a ritrovare l’atteggiamento positivo che mi ha sempre contraddistinto e che mi ha permesso di essere ancora qui».

Un percorso difficile ancora ben lontano dall’essere concluso, lungo il quale ha trovato supporto anche nel team rossocrociato, in particolare da chi a sua volta ha vissuto situazioni difficili... «Ci vogliono tantissimo lavoro e tempo per tornare dopo uno stop così lungo, servono pazienza e tenacia, ma anche la consapevolezza che non tutto va come si desidera. Un giorno puoi sentirti alla grande e il giorno dopo non essere più in grado di fare una curva, bisogna accettarlo e riuscire a gestirlo anche mentalmente, cosa che ho imparato a fare in questi anni. Non ho mai avuto un preparatore mentale o qualcosa del genere e devo ammettere che forse in determinati periodi mi avrebbe aiutato, ma è stata una mia decisione che alla fine mi ha spinta a trovare dentro di me le risorse per reagire, facendomi crescere come persona. In squadra siamo ormai in molte ad aver vissuto dei momenti difficili, chi più lunghi e chi meno, alcune in più occasioni, altre solo una volta. In questo senso, nonostante abbia solo 23 anni, sono una veterana. Diciamo che chi ci è passato, sa di cosa si parla e questo permette di capirci più facilmente tra compagne. Ad esempio se qualcuno ha paura o ansia, se un giorno sta bene e l’altro no, riusciamo a comprenderlo e ad aiutarci a vicenda. Fa tutto parte di un percorso che per quel che mi riguarda sto percorrendo con pazienza e che spero mi permetta di tornare quella di prima. Con calma, ma nemmeno troppa».

‘Per la prima volta dal 2018 ho potuto svolgere una preparazione senza dolore’

Uno slancio di ottimismo dovuto anche a un’estate 2021 finalmente (quasi) normale… «Per la prima volta dal 2018, ho potuto svolgere una preparazione praticamente senza intoppi e non condizionata dal ginocchio, visto che non sento più dolore. C’è ancora tanto da fare, ma è già una piccola vittoria per me dopo tutto quello che ho passato, per cui in questo momento sono particolarmente felice e positiva. Dopo Sölden avremo tutto il tempo di fare slalom, per cui quest’estate mi sono concentrata un po’ di più sul gigante, nel tentativo di ritrovare il giusto feeling e più fiducia possibile in questa disciplina. E devo dire che va piuttosto… molto bene (ride, ndr). È vero che non ho quasi mai incontrato condizioni meteo particolarmente avverse o sciato su piste troppo difficili, ma è andato davvero tutto bene, ho compiuto diversi passi avanti e mi sono persino lanciata in un paio di giorni di allenamento in supergigante per aumentare la velocità, cosa utile anche tra le porte larghe. L’aspetto però forse più incoraggiante è che mi sento in fiducia e non ho paura, vado in partenza senza farmi troppe domande e pronta a lanciarmi sulla pista. Sembra scontato, ma per molto tempo non lo è stato».

A proposito del gigante di apertura della Coppa del mondo 2021/2022 in programma tra poco più di una settimana sulle nevi austriache (sabato 23 ottobre le donne, il giorno seguente gli uomini), Swiss-Ski diramerà nei prossimi giorni la lista di chi vi prenderà parte, tra cui non ci saranno sicuramente le infortunate Wendy Holdener e Corinne Suter. E Mélanie Meillard? «Chiaramente essere in partenza a Sölden è un mio obiettivo, ma di certo non c’è ancora nulla». Un discorso che a maggior ragione vale pure per l’appuntamento di febbraio con i Giochi di Pechino… «Prendervi parte, sarebbe un po’ come chiudere un cerchio», conclude la 23enne di Hérémence. Sorridendo, evidentemente.

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