Qatar 2022

L’infinito confronto tra Messi e Modric

La prima semifinale, martedì, metterà di fronte due campioni che si sfidano ormai da una vita

12 dicembre 2022
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Se prima dei quarti di finale molti speravano in un atto conclusivo fra Portogallo e Argentina, era soprattutto per vedere duellare Cristiano Ronaldo e Lionel Messi - eterni rivali ormai giunti alla fase conclusiva delle loro carriere - sul palcoscenico più prestigioso in assoluto. Il Marocco, però, vincendo 1-0 sui lusitani, ha scombussolato i piani di chi sperava nell’incrocio dei due dominatori del gioco nel corso degli ultimi 15 anni. Gli appassionati potranno ad ogni modo consolarsi con un’altra sfida di prima qualità, vale a dire la semifinale che metterà di fronte lo stesso Messi, 35 anni, al capitano croato Luka Modric, trentasettenne, che nel recente passato si sono affrontati infinite volte in epiche contese con le maglie di Barcellona e Real Madrid. I due campioni non condividono solo le iniziali di nome e cognome (LM), ma pure un impressionante palmarès: Messi ha vinto 10 titoli spagnoli, 1 francese, 4 Champions League e 3 Mondiali per club, mentre Modric vanta 3 campionati iberici, altrettanti titoli croati, 5 Coppe dei campioni e 4 Mondiali per club. Il capitano croato, fra l’altro, è pure stato l’unico giocatore (prima di Benzema) capace di spezzare l’egemonia Ronaldo-Messi nell’ambito del Pallone d’oro, conquistando il riconoscimento nel 2018, anno in cui aveva condotto la Croazia all’argento mondiale in Russia.

Messi, al suo quinto Mondiale, sogna di guidare l’Argentina alla conquista del suo terzo titolo iridato, dopo quelli messi in bacheca nel 1978 e nel 1986: la Coppa del mondo è l’unico trofeo che manca nel carniere della Pulce, che in carriera ha raggiunto una sola finale, persa nel 2014 contro la Germania. Modric invece cerca la seconda finale consecutiva, dopo quella del 2018 che lo aveva visto sconfitto dalla Francia: dovesse farcela, sarebbe un exploit davvero significativo, considerando che la Croazia non arriva ai 4 milioni di abitanti. Comunque finisca la sfida di martedì (ore 20), sia Modric sia Messi si sono con ogni probabilità già guadagnati un posto nella formazione ideale del torneo. Attorniato da compagni di squadra provvisti di grande classe come Di Marìa, De Paul e Alvarez, il capitano argentino gode oggi probabilmente di un leggero vantaggio a livello di pronostici, anche perché l’Albiceleste, fin qui, sul piano del gioco non ha ancora convinto pienamente: si pensa quindi che debba ancora mostrare la sua faccia migliore.

Trascinato dallo straordinario tifo dei supporter argentini, il numero 10 dell‘Albiceleste in questo torneo è già stato decisivo sbloccando il risultato contro il Messico, in un match che, dopo la sconfitta subita dall‘Arabia Saudita all’esordio, era diventato pericolosissimo per i sudamericani. E determinante la Pulce lo è stata anche nei quarti di finale, servendo a Nahuel Molina il meraviglioso assist che ha permesso ai Gauchos di portarsi in vantaggio. Come ha rivelato a l’Equipe il suo ex compagno Javier Mascherano, Messi si trova ormai a sole due vittorie dal poter spalancare le porte che gli garantirebbero l’eternità. La posta in gioco è così alta da aver trasformato, nel corso del Mondiale, il carattere del capitano argentino, capace di fargli tenere dei comportamenti che finora mai aveva mostrato. ‘Qué miras, bobo? Anda pa’ alla, bobo’, ha detto Leo all‘olandese nel corso di un’intervista che stava rilasciando a una tv argentina dopo la sfida ai Paesi Bassi. ‘Che hai da guardare, somaro? Vattene via, somaro’: mai avevamo visto e sentito il 7 volte pallone d’oro rivolgersi a un avversario con tale determinazione. E con la stessa ’garra’ il capitano si è rivolto pure al Ct Van Gaal, al suo assistente Davids e all’arbitro della contesa, lo spagnolo Lahoz. Di colpo, dunque, l’uomo a cui da una vita si rinfacciava di parlare poco si è trasformato nel più efficace e nel più sanguigno dei comunicatori. A sbloccare Leo è stata probabilmente la conquista della Coppa America lo scorso anno, successo che ha suffragato definitivamente il suo ruolo di leader della nazionale argentina, troppe volte messo in discussione nel corso della sua intera carriera. Un salto di qualità a livello caratteriale che potrebbe davvero condurlo verso l’agognata Coppa del mondo che, dovesse davvero essere messa in bacheca, innalzerebbe definitivamente Lionel Messi alla stessa quota di Maradona. Quello col Pibe de oro è un confronto che ha sempre dato fastidio a Messi, che ha sofferto parecchio l’ingombrante figura del capitano storico: se finalmente oggi risulta almeno in parte liberato dal peso dell’eterno confronto, è solo perché - purtroppo - è nel frattempo sopravvenuta la morte di Diego.

«Dobbiamo continuare su questa linea», ha detto alla vigilia della semifinale l’attaccante Lautaro Martinez, determinante nell’appendice dei calci di rigore contro l’Olanda nel turno precedente. «Speriamo di continuare a crescere e ad acquisire fiducia», ha aggiunto l’interista. «Avevamo detto che la Coppa America vinta lo scorso anno sarebbe stata l’inizio di qualcosa d’importante, e siamo qui per dimostrare che non ci sbagliavamo».

Dai rigori, per superare i quarti di finale, sono dovuti passare pure i croati, giustizieri del Brasile. La nazionale balcanica, in realtà, alla vigilia di Qatar 2022 non godeva di grandi estimatori, benché fosse vice-campione del mondo in carica. Eppure, come quattro anni fa, Modric e compagni hanno di nuovo dato dimostrazione di saper gestire benissimo ogni partita. Gran parte del merito, oltre che ai rigorosi dettami tattici del Ct Dalic, va riconosciuto al blocco di centrocampo composto da Kovacic, Brozovic e naturalmente Modric, considerato dallo stesso Dalic il miglior pacchetto centrale al mondo. Senza dimenticare l’importanza avuta fin qui dal portiere Livakovic, autore di prestazioni maiuscole già dall’inizio della manifestazione. «Fra i motivi del nostro positivo cammino», ha detto l’attaccante Bruno Petkovic, «c’è proprio il fatto che rappresentiamo una piccola nazione. Sappiamo bene come il nostro Paese si è costituito e come ha conquistato la propria indipendenza. E lo ha fatto lottando, perché nella vita, senza lottare, non ottieni nulla». Passato da diversi club italiani di seconda o terza fascia, Petkovic - perfetto modello di perseveranza - ha infine trovato gloria soltanto dopo il ritorno alla Dinamo Zagabria, la società dove si era formato. E a segnare contro il Brasile ai quarti di finale - facendo piangere Neymar - è stato proprio lui. L’Argentina insomma è avvisata: i croati non hanno paura di niente e di nessuno.

Del resto, i balcanici agli argentini hanno già giocato un brutto scherzo quattro anni fa, quando nella fase a gruppi del Mondiale russo si erano imposti nello scontro diretto addirittura 3-0, con reti di Rebic, Rakitic e dello stesso capitano Modric. Privi di un vero goleador di razza, i croati sono per contro maestri nell’arte della difesa, reparto che ha nell’esperto Dejan Lovren l’uomo di maggior affidamento e nel giovane Josko Gvardiol la più sorprendente delle rivelazioni. Ma l’arma migliore della squadra di Dalic è probabilmente la tenuta mentale e nervosa: negli ultimi 9 incontri a eliminazione diretta fra Mondiali ed Europei, infatti, i croati sono andati ben otto volte ai supplementari. «E quando si finisce ai rigori», avverte il Ct, «noi siamo sempre i favoriti, come se l’avversario sentisse già di aver perso».

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