Dopo i due recenti record mondiali toccati in Cina e a Singapore, il ticinese spiega a che punto si trova prima dei Mondiali in vasca corta di Budapest
Noè Ponti disputerà da martedì i Mondiali in vasca a corta a Budapest senza volersi mettere troppa pressione: il suo intento è soltanto quello di nuotare bene, possibilmente divertendosi. Il 23enne ticinese sarà chiamato in causa già dal primo giorno di gare, sui 50 metri delfino, distanza di cui ha migliorato il record mondiale ben due volte di recente, a Shanghai e Singapore. La vasca corta meglio si confà alle caratteristiche di Noè, bravissimo nelle fasi di slancio dopo le virate.
«Feeling, fisico, esplosività e forza nel movimento ondulatorio: Ponti possiede per natura tutte queste qualità», ha spiegato all'Ats Markus Buck, responsabile dell'agonismo di Swiss Aquatics. «Altri nuotatori non sono così bravi perché sono troppo statici o non riescono a concentrare al meglio la forza». Eloquenti pure le parole di Pablo Kutscher, allenatore dell'SC Uster: «Molte persone non sono fatte per l'acqua, mentre Noè nuota davvero come una foca».
Ma, oltre al talento naturale, cos'è a caratterizzare il ticinese? «Il fatto che abbia conservato la sua vicinanza alle persone che lo circondano, e il fatto che sia molto concentrato e ambizioso», dice Buck. «Quando le cose non vanno come lui desidera, è bravo a farne tesoro. E poi è sempre aperto alle novità, e ne discute con noi».
Ponti fa inoltre buon uso della sua popolarità: di recente infatti è stato in Kenya a fare del bene. Pur facendo ormai parte dell'SC Uster, il campione continua ad allenarsi soprattutto a Tenero, sotto la direzione di Massimo Meloni e Andrea Mercuri.
A Budapest, il portacolori rossocrociato prevede di correre i 50 e i 100 metri delfino, oltre ai 100 misti. Ma potrebbe anche prender parte alla staffetta 4 x 100 e ai 200 misti. Tutto comunque dipenderà dal suo stato di forma. Dato che i 200 delfino sono fuori discussione, il ticinese è in cerca di una terza disciplina. «Quando ero più giovane, ero molto bravo nei 200 misti. A livello mentale, è importante che io non mi concentri soltanto sul delfino».
In vista delle Olimpiadi di Los Ageles (2028), Ponti spera nei prossimi due anni di provare cose nuove e di capire cosa non funziona. Ma per la prossima stagione eviterà campi d'allenamento in luoghi che ancora non conosce: casomai succederà durante l'annata seguente. «Andrò a Sankt Moritz e a Lanzarote, dove per me è come essere a casa, perché di quei posti conosco tutto».
Allenamenti in altitudine, dunque, ma anche pilates, una disciplina che ha scoperto da poco. Buck vedrebbe fra l'altro di buon occhio un'accresciuta collaborazione fra i migliori nuotatori elvetici, vale a dire Ponti, Antonio Djakovic e Roman Mityukov. «Sono le sfumature a fare la differenza», racconta il responsabile del settore competizione, «ed è per questo che Noè si è circondato di un’equipe di esperti ed è riuscito a sviluppare un ottimo equilibrio per superare gli infortuni».
Ponti per il momento è focalizzato su Budapest: la medaglia d'oro nei 50 metri è il solo risultato che prende in considerazione? «So che tutti si aspettano il titolo mondiale, ma diversi nuotatori si sono allenati meglio di me. Dunque, voglio semplicemente nuotare e divertirmi».
La preparazione di Noè di recente non è stata ottimale, dato che – rientrato dalle gare in Estremo Oriente – ha cominciato la Scuola reclute per sportivi d’élite. Durante le tre settimane di formazione di base, ha infatti potuto allenarsi una sola volta al giorno. «La stagione che segue i Giochi olimpici non è poi così importante», dice il gambarognese, «e dunque è normale che i svolga la Scuola reclute proprio in questo momento».
In Asia Noè ha potuto prender coscienza della sua reale forza: anche se non si era preparato al meglio – aveva infatti fatto una pausa di oltre un mese dopo Parigi – attraversava una fase in cui era al top soprattutto a livello mentale. «Non avevo pressioni, ero molto rilassato, ed è per questo che tutto è andato bene. Vorrei ritrovare presto la stessa condizione mentale che avevo in Asia, ma non sarà così facile».