Inti Pestoni e il suo Ambrì tornano da Zugo con un successo di quelli davvero pesanti. ‘Non possiamo più sbagliare, e ne siamo consapevoli’
Non basta certo un casco di colore giallo per dire se uno è un campione oppure no. Un conto sono i numeri, un altro le qualità. Quelle di Dominik Kubalik le si vedono subito, senza che ci sia bisogno di dover guardare al colore che ha in testa o sulla schiena. È sufficiente osservare cosa fa quando è in possesso del disco, con certe sberle che partono senza preavviso, e lo fanno in maniera del tutto naturale, sia che si stia parlando di un tiro di polso oppure di uno ‘slap’ di prima intenzione. Un campione vero, però, ha anche l’intelligenza di sapere cosa fare quando il disco non ce l’ha, intuendo dove sarebbe meglio piazzarsi in attesa che possa capitare qualcosa. Esattamente come succede a quattro minuti dal termine di uno Zugo-Ambrì che i biancoblù non meriterebbero di perdere, e infatti non perderanno proprio perché il ceco tornato in Europa dal Nordamerica durante l’estate riesce a liberarsi sul secondo palo, a due passi dalla linea di porta, proprio nel momento in cui il pattino di Hansson rimette involontariamente in mezzo un tocco del canadese Maillet, quasi come se ‘Kuba’ sapesse in anticipo che il disco sarebbe arrivato lì, o che quantomeno avrebbe potuto farlo.
Il 3-3, al termine di una lunga rincorsa iniziata prima di metà partita, quando lo Zugo in sei minuti riesce a capovolgere la sfida rimediando al vantaggio ticinese di Maillet, al sedicesimo, è il giusto premio per un Ambrì che non solo non smette mai di crederci, ma che soprattutto affronta il terzo tempo con la giusta energia, destando – e di gran lunga – l’impressione migliore. Del resto, il bilancio dei tiri del terzo tempo è eloquente: Ambrì 14, Zugo 4. Tanto che, quando il valmaggese Dario Simion, con una pregevole deviazione davanti all’incolpevole Juvonen – alla seconda titolarizzazione di fila, dopo i guai muscolari (ora c’è la conferma ufficiale) accusati da Gilles Senn – riporta in vantaggio i suoi, al 53’05’’, la sensazione che pervade i giocatori ticinesi non può che essere d’ingiustizia.
E chi potrebbe essere il giustiziere biancoblù, se non Dominik Kubalik? Infatti, non appena inizia l’overtime – il ventesimo della serie, ma ormai davvero non fa più notizia –, il ventinovenne di Pilsen si mette in coda a Maillet che gli fa da apripista, e quando il canadese lascia il disco dietro di sé, lo zugano Olofsson può soltanto fare da spettatore all’ennesima sberla di Kubalik, che gela la BossardArena con un puck che s’infila sotto la traversa di un attonito Genoni. È il ventitreesimo gol dell’attaccante ceco, diventato nel frattempo il cecchino più prolifico del campionato, ma soprattutto il suo quarto ‘game winning gol’ da inizio stagione. Anche questo vorrà pur dire qualcosa. «Sapevamo che giocando bene difensivamente le occasioni prima o poi sarebbero arrivate, e gli stranieri stanno facendo un grandissimo lavoro e ci aiutano un sacco, così come i portieri – spiega ai microfoni di Rsi l’attaccante Inti Pestoni –. Direi stavolta abbiano giocato bene per sessanta minuti. Poi è chiaro, qualche errore ogni tanto capita, perché le cose sul ghiaccio vanno così in fretta, però siamo sempre rimasti in partita e questi due punti sono davvero importanti per noi. Infatti non resta più tanto tempo, e sappiamo che se facciamo passi falsi ci costeranno cari: non possiamo più sbagliare, ne siamo consapevoli, e cerchiamo di lottare ogni sera fino alla fine». C.S.