laR+ IL DOPOPARTITA

L'effetto Krupp: ‘È stato un grande sforzo da parte di tutti’

Nella sera del debutto in panchina del tecnico tedesco, il Lugano batte il Davos mostrando significativi passi avanti. ‘Ma tre gol sono ancora troppi”

Soddisfatto il tecnico tedesco: ‘È stato veramente emozionante’
(Ti-Press/Gianinazzi)
18 gennaio 2025
|

Lugano – È in un clima a quasi surreale che si apre l’era di Uwe Krupp, il cinquantanovenne tecnico tedesco chiamato al capezzale del Lugano nel tentativo di rianimare una squadra in crisi di risultati, ma non solo. In effetti, non appena comincia la sfida contro il Davos di Josh Holden, all’interno della Cornèr Arena praticamente non si sente volare una mosca, con la Curva che nei primi minuti del match decide di restarsene in silenzio, esponendo uno striscione su cui sta scritto “Noi rimaniamo per i colori, voi mostrateci i vostri valori”. Sul ghiaccio, la (prima) risposta non tarda ad arrivare, visto che al 6’06” un Marco Müller decisamente più ispirato del solito si ritrova tutto solo davanti a Sandro Aeschlimann, imbeccato da capitan Thürkauf che aveva appena scippato il disco ad Ambühl, e lo fulmina con un tiro imparabile. E quello è solo l’inizio: non passano che ventun secondi e il Lugano è già sul 2-0, con Fazzini che arma una conclusione delle sue e accende definitivamente un venerdì che si concluderà in maniera trionfale. Non tanto per la vittoria, e nemmeno per le sei reti segnate a quella che è pur sempre la quarta miglior difesa del campionato: a colpire, nella sera del debutto di Uwe Krupp è semmai l’atteggiamento di una squadra improvvisamente (e miracolosamente) trasformata, nel comportamento prima ancora che nel gioco. Chi un tempo non si gettava sui dischi adesso lo fa, e lo stesso vale per coloro che esitavano nel chiudere i ‘check’. «I ragazzi hanno giocato con molta intensità, è stato un grande sforzo da parte di tutti – dice, visibilmente soddisfatto, Krupp dopo la sua prima serata in panchina –. La squadra ha fatto tante cose giuste, e mi è piaciuto in modo particolare l’atteggiamento mostrato sul ghiaccio. Ho a che fare con una squadra che praticamente non conosco e in cui tutti stanno cercando in così poco tempo di trovare un modo per vincere, ed è stato emozionante, ma è così che deve essere, perché senza emozioni non hai impulsi».

Poi, certamente, non si potrà dire che tutto quanto s’è visto sul ghiaccio sfiorerà la perfezione, ma indubbiamente nelle ultimissime ore un passo in avanti è stato fatto, da un Lugano che improvvisamente si scopre più dinamico, più reattivo, più tutto insomma, e riesce a giocare in maniera più diretta, aggredendo lo slot con più convinzione. Nelle situazioni con il puck nelle retrovie, invece, resta ancora del lavoro da fare, come sottolinea pure il nuovo coach bianconero. «Abbiamo cercato di cambiare subito un paio di cose a livello difensivo, e direi che hanno funzionato, tuttavia gli avversari sono pur sempre riusciti a segnare tre reti, e per me tre gol subiti sono troppi: infatti ritengo che devi incassarne al massimo due, se vuoi avere delle ottime chance di vincere una partita». In ogni caso, in attesa che arrivino ulteriori segnali – infatti, ricordiamolo, si sta pur sempre parlando di una sola partita –, la prima impressione non può non essere incoraggiante. Del resto, ai più sarà senz’altro saltato all’occhio il modo in cui la squadra ha reagito al 4-3 di Michael Fora, che al 46esimo avrebbe potuto riaprire la partita: il Lugano di un mese fa sarebbe probabilmente sparito di scena, mentre quello di ieri ha continuato a lavorare, divorando il ghiaccio come se niente fosse.

L’ANNOTAZIONE

Il diritto all’oblio

Avesse osato farlo Luca Gianinazzi soltanto qualche giorno fa, l’avrebbero appeso al muro fuori dallo stadio. Invece, naturalmente, Uwe Krupp nella sera del suo debutto sulla panchina del Lugano può anche permettersi di schierare tra i pali Adam Huska, ventisettenne portiere slovacco arrivato in Ticino a inizio ottobre, che da quando aveva posato le valigie alla Cornèr Arena ha giocato la miseria di quattro partite, e neppure complete. Bisogna tornare indietro fino al 22 ottobre e alla pesante sconfitta con lo Zugo (5-1) per trovare l’ultimo confronto giocato per intero dal nativo di Zvolen, che dopo quella sera ha rimesso piede in pista solo altre due volte, il 25 ottobre contro lo stesso Davos (rimpiazzato da Schlegel a metà serata) e poi il 30 novembre contro il Friborgo, quando era durato appena un tempo. Tuttavia, ora che in panchina c’è qualcun altro, il passato non conta più. Non ci sono più né brocchi, o presunti tali, né cocchi di mamma, e neppure intoccabili: tutti, dal primo all’ultimo, si dannano l’anima per provare al coach che i migliori sono loro, e il risultato è lì da vedere.