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Un Lugano pronto a rispondere. ‘Uniti e compatti per arginarli’

Gianinazzi prepara il secondo atto della sfida ripartendo dalla lezione di sabato. ‘È come se uno volesse essere ovunque e così non è da nessuna parte’

‘Giocando in quel modo, contro un Friborgo del genere non hai chance’
(Keystone)
18 marzo 2024
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È in corso il 20’ del primo tempo, e in una delle rare uscite offensive del Lugano Luca Fazzini è appena riuscito a riportare i suoi in parità grazie a una rete forse estemporanea ma senz’altro importante. Peccato che poi, 19’’ più tardi, Wallmark riesca a riportare immediatamente il Friborgo sul 2-1. Un episodio che è un po’ uno specchio di gara 1 dei quarti, una serata in cui poco o nulla ha funzionato, e anche solo trovare le parole per commentare la partita diventa difficile per Luca Gianinazzi. Come è complicato riuscire a stabilire la linea che demarca i meriti del Gottéron dai demeriti dei bianconeri. «È un’analisi sempre tosta da fare – spiega il coach ticinese –. Non sono per nulla sorpreso che il Friborgo sia un’ottima squadra, altrimenti non sarebbe arrivato secondo in classifica, e in questa prima partita ha subito dimostrato il perché si trovava lì. Noi invece non abbiamo fatto abbastanza per cercare di portare a casa un risultato migliore. La nostra velocità e il nostro supporto durante il primo periodo non sono stati sufficienti: siamo stati lenti a livello di esecuzione e anche nella difesa senza disco. Contro una squadra così forte se giochi in quel modo non hai nessuna possibilità di portarla a casa».

Questa sera alla Cornèr Arena servirà una prestazione ben diversa per provare a impensierire un Gottéron che ha comunque dato l’impressione di essersi guadagnato il primo punto della serie senza dover spingere al massimo delle proprie possibilità. Il coach bianconero spiega allora che la principale contromisura sta nelle teste dei suoi giocatori: «Il fattore chiave deve essere dentro di noi. Ognuno deve guardarsi allo specchio e capire cosa dovrà far meglio per riuscire ad aiutare meglio la squadra. Sicuramente la prestazione di sabato non è sufficiente per sperare di ottenere qualcosa in più».

A proposito di mentale: ha sicuramente pesato come un macigno sull’economia della partita quella seconda rete subita immediatamente dopo il pareggio. «È stato sicuramente un episodio centrale. Eravamo sull’1-1 a una trentina di secondi dalla pausa. Fossimo riusciti a portare quel risultato al 20’ magari ora staremmo commentando una partita diversa o un risultato diverso, ma chi può dirlo? Casi del genere vanno sicuramente gestiti meglio di quanto non abbiamo fatto noi».

Durante il doppio derby i bianconeri hanno sicuramente potuto fare il pieno di fiducia, e tutto lo staff ha sempre sottolineato la carica positiva di cui era pervasa la squadra: tuttavia, a Friborgo non si sono viste troppe emozioni in pista. «Ma non è una questione di mancanza di carica, anzi. Non dimentichiamo, però, che può rivelarsi un’arma a doppio taglio: se si è troppo carichi si cerca di fare tutto e meglio, e così diventa controproducente. È un po’ come se si volesse essere dappertutto ma in realtà non si è da nessuna parte. In gara 1, sabato, è successo a noi. Abbiamo cercato di essere un po’ dappertutto ma senza essere nel nostro gioco, e questo non è abbastanza per impensierire un avversario come il nostro».

Come reagiranno i bianconeri lo sapremo già fra qualche ora, ma il ‘Giana’ ha comunque a disposizione alcune carte che potrebbero cambiare la faccia alla serie. Una su tutte riguarda il portiere, perché Koskinen purtroppo non ha saputo portare in pista quella sicurezza che ha già dimostrato di possedere. Che l’inserimento di Schlegel (dato per pienamente recuperato) possa essere un primo passo per migliorare?

‘Non lasciamoli giocare’

Quella di sabato è stata sicuramente una serata particolare per i fratelli Arnaud e Maxime Montandon, i due giocatori sbarcati a Lugano dal Sierre grazie a una licenza B e che, invero un po’ a sorpresa, hanno potuto fare il loro debutto in bianconero alla Bcf Arena. Per Arnaud non sarà stato il miglior esordio possibile in fatto di risultato, ma ha potuto immediatamente ricevere un buon minutaggio ed è pure stato impiegato in powerplay (con 2’54’’ giocati in 5 contro 4). «L’allenatore voleva qualcuno di grande che potesse andare davanti al portiere a disturbarlo e a coprirgli la visuale – afferma il possente attaccante romando –. Essendo io molto grande penso di poter essere utile in questi frangenti, è così che mi spiego il mio utilizzo».

Ma non si tratta dell’unica particolarità della serata. Il caso ha voluto infatti che la prima partita dei Montandon fosse proprio a Friborgo, contro quel Gottéron di cui suo padre, Gil, fu una bandiera: così, sabato, oltre che sotto agli occhi di tutta la famiglia, Arnaud e Maxime sono scesi sul ghiaccio per giocare sotto un tetto su cui è appesa la maglia numero 85 di Gil Montandon che il club burgundo aveva voluto ritirare. «È senz’altro qualcosa di speciale, perché io sono di qui e c’è il mio cognome scritto sulle pareti dello stadio. Tuttavia, adesso io gioco per il Lugano e voglio vincere con questa squadra».

Arnaud Montandon rimane infatti pienamente convinto che i bianconeri possano comunque dire la loro nei quarti di finale e prova a dare una ricetta per la partita di stasera: «Per prima cosa dovremo evitare le penalità, cercando di rimanere il più possibile in cinque sul ghiaccio e giocando in maniera unita e compatta. Soprattutto, però, sarà importante evitare di aspettare l’avversario e lasciarlo giocare. Se faremo così, sicuramente andrà meglio».

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